Ormai per molti degli italiani coinvolti nella vicenda, era un gioco da ragazzi.
Bastava inserire nel sistema informatico i dati delle vittime e quelli dei rispettivi, ma ovviamente fittizi, datori di lavoro, consegnare la copia del modulo compilato all’extracomunitario, e incassare il denaro (dai 2.500 ai i 4.000 euro a “consulenza”) con la promessa del permesso di soggiorno.
Peccato, però, che quando l’immigrato veniva convocato dalla prefettura per confermare l’assunzione, si scopriva che il posto, come il datore di lavoro, era inesistente.
Ad essere stati raggirati, almeno trecento immigrati. Centocinquanta, secondo tre indagini diverse della Procura di Bari, solo a Gioia del Colle.
Più persone sarebbero state raggiunte dall’accusa di truffa e falso. Oggi, per uno di loro, Antonio Di Fiore residente a Bari, è iniziato il primo processo.
Marina Angelo