Magazine Attualità

Crime of numbers

Creato il 24 novembre 2011 da Istanbulavrupa

Crime of numbersNel forziere pieno di libri che mi è arrivato da qualche giorno, ce n’è uno che merita una particolare attenzione e una lettura in tempi brevi: Crime of numbers. The role of statistics in the Armenian question (1878-1918) di Fuat Dündar. Ho parlato del suo lavoro – non ho letto il libro, ma alcuni suoi articoli – in un articolo di qualche mese fa per il settimanale il futurista:

Fu vero genocidio? La risposta non può essere secca, semplicemente perché la definizione di genocidio troppo risente dell’incomparabile unicità della Shoah: e più che sulla semantica conviene concentrarsi sull’interpretazione dei fatti, alla cui ricostruzione la più recente ricerca archivistica ha dato enormi ma ancora appellabili contributi (alcuni archivi sono inaccessibili, altri aspettano di essere esplorati).

E l’interpretazione più originale e convincente appare quella di Fuat Dündar, storico di origini curde e già ingegnere, uno dei partecipanti alla conferenza del 2005, che ha utilizzato le sue conoscenze matematiche per decifrare i mutamenti etnici e demografici in Anatolia dal 1913 al 1918, servendosi di telegrammi cifrati e dati dei censimenti: un’ottica di lungo periodo che parte dalle guerre balcaniche del 1912-1913 e dalle espulsioni reciproche e che lo porta a concludere che le deportazioni del 1915 degli armeni sono state solo uno degli elementi – il più distruttivo, beninteso – di un sistematico progetto di ingegneria etnica voluto dai Giovani turchi del Comitato di unione e progresso – loro stessi provenienti dai Balcani, al potere con un golpe dal gennaio 1913 dopo la fase costituzionale del 1908-1912, vittime prima di diventare carnefici: Enver Bey, Cemal Paşa, Talat Paşa.

L’obiettivo: la preponderanza etnica dei turchi ovunque in Anatolia, nel territorio che avrebbe dovuto far parte dello Stato post-imperiale; a maggior ragione nell’est abitato dagli armeni indipendentisti e preso di mira dalla Russia zarista alla vigilia della Prima guerra mondiale, in pericolo dopo i primi rovesci bellici. Le conseguenze: la retata di oltre 200 intellettuali armeni di Istanbul nella notte tra il 23 e 24 settembre e la loro deportazione (metà morirono, violentemente o di stenti), i massacri, le marce nel deserto, la pulizia etnica nell’Armenia ottomana, centinaia di migliaia di vittime, molte conversioni all’Islam per salvarsi la vita (e i loro discendenti, oggi, cominciano a riscoprire le loro sorprendenti origini), circa 300.000 sopravvissuti secondo le stime di Fuat Dündar.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :