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Crisi, banche e titoli di stato: una bomba ad orologeria

Creato il 12 aprile 2012 da Vincitorievinti @PAOLOCARDENA

CRISI, BANCHE E TITOLI DI STATO: UNA BOMBA AD OROLOGERIAdi Paolo Cardenà -Nonostante le censurabilirassicurazioni di circostanza che ci giungono dal Premier Monti ,  che non perde occasione per vantare lasolidità (latente) del sistema bancario e la sostenibilità dei conti pubbliciper effetto della sua azione di governo, le cose non stanno esattamente inquesti termini.Tanto è vero che sembrerebbe cheil governo sia intenzionato ad abbassare le previsioni di (de)crescita perl'anno in corso, allineandole a quelle delle Commissione Europea ed indicate a-1.30%. Pur apprezzando l'atto che sta compiendo nell'ammettere, con colpevoleritardo, che la crisi sta andando ben oltre le loro incaute previsioni, non è difficileipotizzare che ben presto, queste stime, dovranno essere riviste ulteriormenteal ribasso, stante il progressivo deteriorarsi del quadro macroeconomico.
Non a caso la stessa BCE, nelsolito bollettino mensile, conferma cose che ben sanno tutti gli attenti osservatori che non si limitano a leggeresolo le notizie propagandistiche riportate dalla stampa nazionale, che si ostina ad attribuire ad altricolpe del disastro italiano: ieri alla Spagna, oggi al Portogallo e domanichissà a chi e a che cosa. La Bce, in sintesi, conferma che esistono rischi diun ribasso della crescita economica, con un peggioramento delle condizioni sulmercato del lavoro. Non omette neanche di ricordare che, anche sul fronteinflazionistico, i rischi sono al rialzo e che gli aumenti degli spread diItalia e Spagna, di fatto, sono addebitabili a "una riconsiderazione delleprospettive di crescita nell'area dell'euro" (Italia e Spagna in primis) checontinuano a deteriorarsi, e  alfabbisogno finanziario di questi due Paesi. Le criticità italiane sonooltretutto ben ricordate , in questi giorni, dallo spread sul Bund tedescorisalito  fino ad arrivare oltre quotai400 punti, come non accadeva da febbraio. Semmai  ciò non dovesse convincere,  basta considerare i pessimi dati macrodell'Italia che raccontano tutta la verità e avvertono che, perdurando unasimile recessione o addirittura peggiorando, l'Italia capitolerà poiché, in assenzadi crescita o misure straorinarie da adottare, salvare l'Italia, si riveleràimpossibile. Nel mentre, il Vice MinistroGrilli, intervenendo ad un  question-timealla camera, ha fatto sapere che i titoli di Stato in portafoglio al sistemabancario italiano, hanno raggiunto a febbraio  i 267,358 miliardi di euro, contro i 209,639di dicembre scorso. In pratica, Grilli ci conferma, almeno in parte, anche  tutta la vulnerabilità delle banche italiane poiché,queste, oltre a versare in condizioni per nulla tranquillizzanti - per cui non deve stupire  affatto l'incapacità del sistema bancario disostenere l'economia reale attraverso la concessione di finanziamenti-, risultanosempre più esposte verso il debito italiano, e da questo dipendenti. Il calodei corsi dei titoli di stato in portafoglio delle banche, contribuiscono adeteriorare gli attivi bancari. Questi, non risultano affatto esprimere il lorovalore reale, poiché  deteriorati pereffetto della crisi economica, con avviamenti fortemente svalutati  e buona parte dei crediti in forma di prestitie finanziamenti  di dubbia esigibilitàper effetto del protrarsi e dell'inasprirsi della crisi economica, che mina sempredi più la capacita di rimborso dei soggetti affidati. Crediti che ben presto,verosimilmente, andranno in sofferenza determinando la necessità do operare ulteriori ricapitalizzazioni.La pericolosa interdipendenza esistentetra banche e (titoli di) Stato, appare del tutto evidente anche osservandol'andamento in borsa dell'intero comparto bancario  che sembra performare in sintonia conl'andamento dello spread dei titoli di stato sul Bund tedesco;  ovvero in ragione della percezione del rischioche gli operatori hanno del Paese Italia e del suo debito.Gli effetti delle operazioni difinanziamento della BCE, che hanno avuto la massima espressione proprio nelpoderoso calo dello spread fino a portarsi in area 280 punti, sembrerebbe abbiaesaurito anzitempo  la sua forzapropulsiva (e persuasiva), ed immagino, anche con notevole stupore da partedella stessa BCE che magari avrebbe auspicato una tregua più lunga e comunque idonea  a recepire, nei vari Stati, le riformestrutturali che si stanno varando  asostegno della tenuta dei bilanci pubblici. E' evidente che   lafragilità del sistema bancario, unità alle criticità dei  conti pubblici nazionali  dai quali  dipende il futuro delle banche e quindidell'economia, costituiscono dei pericoli sistemici  le cui avverse dinamiche potrebbero avereeffetti devastanti per tutta l'economia planetaria. Banche e Stato, sempreuniti da un unico destino.

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