Magazine Cultura

Crisi diplomatica e segni di disgelo: possibili accordi sul nucleare

Creato il 02 gennaio 2014 da Eurasia @eurasiarivista
:::: Caterina Gallo :::: 2 gennaio, 2014 :::: Email This Post   Print This Post CRISI DIPLOMATICA E SEGNI DI DISGELO:  POSSIBILI ACCORDI SUL NUCLEARE

Faccio mio l’appello dei miei predecessori in favore della non proliferazione delle armi e del disarmo da parte di tutti, a cominciare dal disarmo nucleare e chimico. Finché ci sarà una così grande quantità di armamenti in circolazione come quella attuale si potranno sempre trovare nuovi pretesti per avviare le ostilità”. (Appello di Papa Francesco nel messaggio per la 47a Giornata Mondiale della Pace, che è stata celebrata il 1 gennaio 2014 sul tema: “Fraternità, fondamento e via per la pace”).

Una dimensione quanto mai “irrisoria e irruenta” caldeggia la scena mondiale, acuendo ed inasprendo il problema della proliferazione nucleare. È quanto si desume dalle parole di Papa Francesco: è lo spettro del terrorismo che incalza e si innesta dietro l’angolo dell’agguato, ne rimarca gli orrori disastrosi dell’11 settembre 2001, incute timore e innesca “terrore internazionale”, assumendone una connotazione sempre più globale. “Il pericolo che gruppi terroristici possano entrare in possesso di armi nucleari (…), non può essere sottovalutato e richiede una collaborazione sempre più intensa tra i servizi di intelligence e di questi con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) e con il Giappone dei Paesi fornitori nucleari”. (1) È indispensabile e necessaria una maggiore attenzione agli aspetti di nuclear security (oltre che di nuclear safety) nella progettazione delle centrali nucleari e degli impianti del ciclo del combustibile, per prevenire la possibilità e limitare gli effetti di attacchi terroristici, in vista del raggiungimento di un equilibrato e accettabile compromesso. Questo è lo scenario preoccupante che si profila e si dipana nello scacchiere internazionale, che è stato oggetto di discussione in programma nell’agenda politica internazionale, svoltasi a Ginevra il 7 e 8 novembre, di una seconda tornata di trattative, a seguito delle giornate del 15 e 16 ottobre per affrontare il controverso programma atomico iraniano sospettato di finalità militari (2), in particolar modo dallo stato di Israele; manifestato in una nota dal capo del governo israeliano Benjamin Netanyahu: “l’esito raggiunto a Ginevra non è stato un accordo storico, ma un errore storico che rende il mondo un posto molto più pericoloso, in quanto il regime più pericoloso potrà fare passi significativi per acquisire l’arma più pericolosa”. È quanto si desume dall’ accordo siglato alla presenza del noto gruppo P5+1, i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza  (Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Russia, Cina) più la Germania (3) e la Repubblica Islamica dell’Iran. A presiedere i colloqui l’Alto rappresentante della politica estera europea Catherine Ashton, colloqui destinati a “esplorare sia le proposte messe sul tavolo sia le idee che arrivano dall’Iran”. L’Iran ha da sempre manifestato il suo interesse per l’energia nucleare, ha firmato il TNP (Trattato di non proliferazione) e ha affermato che il suo programma nucleare non ha come scopo la costruzione di ordigni atomici, ma soltanto la produzione di energia elettrica. I sospetti sui reali obiettivi del programma nucleare iraniano risiedono nella sua capacità di essere uno dei più importanti produttori di petrolio e di gas naturale. (4)

È dal 1979 che gli Stati Uniti applicano sanzioni economiche all’Iran; sanzioni, “estese anche a Paesi che hanno rapporti economici con l’Iran”. (5) Una riprova di ciò risale al 13 dicembre, quando un gruppo di esperti interrompe le trattative alla sede dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA sede a Vienna) con i rappresentanti del 5+1 a seguito alla decisione di Washington di inserire nella lista nera aziende e operatori che avevano aggirato le sanzioni contro l’Iran. E la delegazione iraniana impegnata a Vienna nei negoziati sul nucleare, decide di sospendere le trattative in corso nella sede dell’AIEA e tornare in patria per ulteriori consultazioni. “La decisione va contro lo spirito dell’accordo raggiunto il mese scorso con Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Russia, Cina e Germania, da qui la scelta di far rientrare gli esperti”, questo il monito del Ministero degli Esteri iraniano. Tali sanzioni internazionali rivolte all’Iran hanno animato il “dibattito giuridico -politico in seno all’Unione europea” (6), tesa a “scoraggiare il nemico dall’intraprendere un’azione militare, prospettandogli un costo e un rischio superiori ai possibili guadagni” (7). Ciò sia nella la forma “by punishment”, cioè attraverso la minaccia di una rappresaglia, sia nella forma “by denial”, cercando di ridurre i benefici che un avversario può aspettarsi perseguendo un certo corso di azione (8). Ed è proprio in tale contesto che ha preso avvio la seconda giornata di negoziati a Ginevra, in cui il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha tenuto a precisare “del probabile accordo in più fasi con l’Iran” sul suo programma nucleare in cambio di una “revoca modesta” delle sanzioni economiche a Teheran (9). A tal proposito, si ricorderà che nel 2002 Teheran ammise di lavorare in segreto allo sviluppo di un programma nucleare e in particolare all’arricchimento dell’uranio; mentre nel 2009 fu costretta a rivelare la costruzione di un nuovo impianto di arricchimento fino a quel momento tenuto segreto. “L’arricchimento dell’uranio è universalmente considerato la parte più sensibile di un programma nucleare perché, oltre a essere quella tecnologicamente più complessa, può essere destinato con relativa facilità a usi militari (a seconda del livello di arricchimento, infatti, l’uranio può essere impiegato in reattori o armi)” (10). La presenza di tali armi nello scenario della sicurezza internazionale ha dato adito a un vivace dibattito sulla possibilità di una riduzione o quanto meno di una completa rimozione. Gli elementi che a tal fine hanno contribuito alla riunione delle principali superpotenze mondiali sono stati: il perdurare delle tensioni intorno al programma nucleare iraniano; la rinnovata attenzione alla non proliferazione e al disarmo dell’amministrazione Obama; l’emergere di un consenso internazionale sui pericoli derivanti da organizzazioni terroristiche alla ricerca di armi nucleari. Il principio del disarmo nucleare è sancito dall’articolo VI del Trattato di Non Proliferazione (TNP) “ognuna delle Parti al Trattato si impegna a perseguire quanto prima negoziati in buona fede sulle misure effettive sulla cessazione della corsa agli armamenti nucleari e il disarmo nucleare, e per un Trattato sul disarmo generale e completo sotto controllo internazionale rigoroso ed effettivo” (11). L’equilibrio di fondo voluto dal TNP prevede sia garanzie di non proliferazione, che incentivi ad un adeguato sfruttamento dell’energia atomica a fini pacifici su base non discriminatoria, come proposto dall’art. V del Trattato stesso. Tuttavia, è all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) che sono affidate le cosiddette “clausole di salvaguardia, e cioè un sistema di ispezioni, volto ad accertare la non diversione a scopi bellici dell’energia nucleare” (12). Merita menzione un’attività che si è andata sviluppando negli ultimi anni, e che risulta essere legata al concetto di disarmo, compreso quello nucleare, ovvero la Cooperative threat reduction, manifestatasi nell’ambito del G8 il cui programma è Global Partnership, adottato al Vertice G-8 di Kananaskis del 2002. “L’Italia si trova in prima fila tra i Paesi del G8 nel partecipare a tale esercizio (…) L’Italia si trova, al tempo stesso, in prima fila alle Nazioni Unite nel sensibilizzare la comunità internazionale sul fatto che tali attività hanno una specifica valenza per il disarmo nucleare”(13).

“Il modo migliore per assicurarci che l’Iran non si doti di armi nucleari è avere i mezzi per verificare il reale smantellamento dell’arsenale: le organizzazioni internazionali a ciò deputate dovranno avere pieno accesso nel Paese”, ha concluso Barack Obama. Ed è su tale rigore che assume grande potenzialità, altresì, ai sensi dell’art. 176 della Costituzione iraniana (14) la riunione del Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale (CSSN) presieduta dal Presidente della Repubblica, per assicurare gli interessi nazionali, l’integrità territoriale e la sovranità nazionale. Tale punto legittimerebbe l’azione del Consiglio in sede di negoziati politici per la questione dell’eventuale legittimità politica nucleare dell’Iran. “Il suddetto CSSN si occupa di determinare le politiche di difesa e sicurezza del Paese nel contesto delle politiche generali definite dalla Guida; di coordinare le attività politiche e di informazione, le attività sociali, culturali ed economiche in funzione delle misure generali di difesa e sicurezza; di mettere a fuoco le capacità materiali e morali del Paese al fine di far fronte alle minacce interne ed esterne” (15).

Sfide future

La proliferazione nucleare è da sempre considerata come una minaccia all’attuale sistema di relazioni internazionali; la strada che conduce a un disarmo nucleare risulta impraticabile e costellata da ostacoli e difficoltà, rendendo privi e impraticabili i rapporti tra le principali potenze, diretti ad un efficace, lungo e duraturo negoziato globale. “La strada maestra non potrà essere, per il prevedibile futuro, quella di un approccio integralista (…) di cui l’interruzione della produzione di materiale fissile a scopi di esplosioni nucleari (Fissile Material Cut-off Treaty – FMCT) dovrebbe essere il primo passo” (16). Un aspetto da tenere in considerazione riguarda il fatto che “la battaglia contro la diffusione delle armi nucleari sarà molto più efficace se le restrizioni necessarie al controllo ed al monitoraggio delle attività nucleari saranno interpretate come uno strumento imparziale della comunità internazionale e non come motivo di discriminazione tra i Paesi sulla base del loro orientamento politico o strategico” (17). Per tali motivi, l’impegno dei Paesi più potenti è rivolto a una drastica riduzione del flusso di proliferazione nucleare, condizione necessaria e indispensabile per limitare efficacemente il trasferimento di tecnologia e materiali nucleari pericolosi.

I problemi sorgono quando la campagna contro la proliferazione, e in particolare le sanzioni, inducono a una guerra contro un Paese appartenente all’ “asse del male” e dove l’obiettivo primario non è quello di fermare la proliferazione, ma di promuovere un cambiamento di regime. A complicare ulteriormente tale scenario è il timore che l’intervento suddetto sia volto non a una restaurazione della pace e dell’ordine sociale, ma finisca per creare una situazione di malcontento generale e di guerra civile. In cui, “la produzione e il traffico delle armi da guerra, incluse quelle nucleari e spaziali, è ormai fuori dal controllo della cosiddetta “comunità internazionale” e delle sue istituzioni. E l’uso delle armi dipende dalla “decisione di uccidere” che viene presa da autorità statali e non statali secondo le loro convenienze strategiche, di carattere non solo politico ma anche e soprattutto di carattere economico” (18). Rendendo irrealizzabile ed impraticabile il progetto auspicato dal Presidente Barack Obama: “Dichiaro in modo chiaro e convinto l’impegno dell’America per la ricerca della pace e della sicurezza in un mondo senza armi nucleari. I Paesi in possesso di armi nucleari si orienteranno verso il disarmo. I Paesi senza armi nucleari non le acquisiranno, e tutti i Paesi potranno avere accesso all’energia nucleare a scopi pacifici” (gennaio 2010). In un siffatto contesto del processo di globalizzazione, la guerra di aggressione risulterà legalizzata e garante di una “guerra giusta”, attraverso cui “le grandi potenze occidentali hanno dichiarato di usare la guerra come strumento essenziale per diffondere i diritti umani e la democrazia in tutto il mondo. E per garantire un futuro di pace esse ricorrono alla “war on terrorism”, estesa in ogni angolo del pianeta” (19).

*Caterina Gallo è laureata in Scienze delle Relazioni Internazionali all’Università degli Studi di Salerno
 
 

  1. (1) “Le prospettive del nucleare” C. Mancini – Affari esteri, 2005 – 37, 147, pp. 617 – 634.
  2. (2) “Nonostante le ripetute assicurazioni dell’Iran riguardo alla natura esclusivamente pacifica del suo programma nucleare, è opinione prevalente nelle agenzie di intelligence e tra gli esperti internazionali che il regime di Teheran covi segrete aspirazioni militari. Sebbene, nel 2002 Teheran ha ammesso di lavorare in segreto allo sviluppo di un programma nucleare e in particolare all’arricchimento dell’uranio; e nel settembre 2009, è stata costretta a rivelare la costruzione di un nuovo impianto di arricchimento fino a quel momento tenuto segreto”. E. Sorvillo, Osservatorio di Politica Internazionale – Istituto Affari Internazionali, “Il regime di non proliferazione nucleare alla vigilia dell’ottava Conferenza di Riesame del Trattato di non proliferazione Nucleare”, pp. 8, n. 13 – maggio 2010.
  3. (3) Si ricorderà che negli ambienti diplomatici europei il gruppo era noto come Ue3+3 (Francia, Germania e Gran Bretagna) nato per iniziativa dei tre paesi europei nel 2003, poi proseguita nella formula P5+1. Fino a qualche anno fa il gruppo era coadiuvato dall’Ufficio dell’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, allora Javier Solana, svolgendo il ruolo di primo interlocutore degli iraniani. I membri permanenti del Consiglio di Sicurezza proposero all’Iran “incentivi sotto forma di pacchetti di concessioni nel campo economico e tecnologico, un modo questo per avere sotto controllo le sue attività nucleari. Di fronte ad un netto rifiuto dell’Iran, il gruppo propose e ottenne l’approvazione di tre distinti pacchetti di sanzioni da parte del Consiglio di Sicurezza volte a ostacolare le ambizioni nucleari iraniane. Nell’ottobre del 2009 i P5+1 chiesero all’Iran di trasferire fino a tre quarti del suo uranio a basso arricchimento in Francia ed in Russia, dove sarebbe stato trasformato in barre da utilizzare nel reattore nucleare installato presso il centro di ricerca di Teheran, che dovrebbe produrre isotopi da impiegare a scopi medici. Dopo un assenso di principio iniziale, il governo iraniano respinse l’accordo e ha continuato ad arricchire l’uranio autonomamente”. Osservatorio di Politica Internazionale – “Il regime di non proliferazione nucleare alla vigilia dell’Ottava Conferenza di Riesame del Trattato di non proliferazione Nucleare”, pp. 8, n. 13 – maggio 2010.
  4. (4) “L’Iran, il programma nucleare, gli Stati Uniti, l’Europa e l’AIEA”, A. Sangiorgi, Affari esteri – 2005, 37 – 146, pp. 360 – 380.
  5. (5) È sintomatico il caso della General Electric, proprietaria della Nuova Pignone in Italia. Ad essa è stato recentemente vientato di esportare prodotti meccanici dall’Italia in Iran. A. “L’Iran, il programma nucleare, gli Stati Uniti, l’Europa e l’AIEA”, A. Sangiorgi, Affari esteri – 2005, 37 – 146, pp. 360 – 380.
  6. (6) I documenti ufficiali dell’Unione Europea menzionano il problema del programma nucleare dell’Iran a partire dal giugno 2004 (Conclusioni della Presidenza dei Consigli europei del 18 giugno, 5 novembre, 23 novembre e 18 dicembre 2004). Implicitamente, si approvano i negoziati in corso dall’ottobre 2003 tra la Francia, la Germania e il Regno Unito, da un lato, e l’Iran, dall’altro. L’Unione Europea ha la responsabilità degli aspetti della collaborazione economica e commerciale, che dovranno far parte dell’eventuale accordo globale con l’Iran.  Le competenze dell’Unione Europea nel settore nucleare risalgono al 1957, insieme al Trattato per la Comunità Economica Europea (mercato comune), fu firmato a Roma il Trattato per la Comunità Europea per l’Energia Atomica (Euratom). Negli anni ’70 è stato anche concluso un Accordo con l’AIEA nel settore della sicurezza nucleare.  “L’Iran, il programma nucleare, gli Stati Uniti, l’Europa e l’AIEA”, A. Sangiorgi, Affari esteri – 2005, 37 – 146, pp. 360 – 380.
  7. (7) Snyder Glenn, “Deterrence and Defence”, Princeton University Press, 1961, pp. 3
  8. (8) Freedman Lawrence “Deterrence”, 2004, New York, Polity
  9. (9) Lo Scià firmò il 5 marzo 1957 un accordo bilaterale con gli Stati Uniti per ricevere assistenza nella produzione di energia nucleare. A partire dal 1959, le attività di insegnamento e di ricerca in materia nucleare cominciarono in Iran: la creazione del Centro di ricerca nucleare di Teheran (CRNT), ad opera dell’Organizzazione Iraniana per l’energia Atomica (OIEA) e di altri corsi legati all’ambito dell’applicazione della tecnologia nucleare. Sabahi S. Farian “Storia dell’Iran 1890 – 2008”, Milano, 2009
  10. (10) Osservatorio di Politica Internazionale – “Il regime di non proliferazione nucleare alla vigilia dell’Ottava Conferenza di Riesame del Trattato di non proliferazione Nucleare”, pp. 8, n. 13 – maggio 2010
  11. (11) Per meglio esplicitare si menziona il documento fondamentale che ha favorito il contenimento della diffusione di armi nucleari, il Trattato di Non Proliferazione Nucleare del 1968 (Non Proliferation Treaty – Npt), considerato come la pietra angolare della stabilità nucleare. Il Npt distingue i firmatari tra stati nucleari (che hanno condotto test nucleari prima del 1967) e tutti gli altri stati che, per poter essere membri del Npt, vengono catalogati come stati non nucleari. Il trattato si costituisce di tre sezioni: 1. il principio di non proliferazione: gli stati non nucleari si astengono dall’acquisire armi nucleari o dal ricercarne il controllo, mentre gli stati nucleari accettano di non trasferire armi nucleari o parte di esse ad altri. Inoltre, tutti i paesi firmatari del trattato dovrebbero astenersi dal trasferire materiali fissili (non salvaguardati) agli stati nucleari. 2. Il principio di disarmo: i paesi firmatari del trattato, ed in particolare gli stati nucleari, si impegnano a negoziare in buona fede al fine di raggiungere in tempi brevi il disarmo nucleare e la cessazione della corsa agli armamenti nucleari. 3. Il principio di accesso alla tecnologia nucleari a scopi pacifici: tutti i firmatari del trattato hanno il diritto di sviluppare ed essere assistiti nello sviluppo di energia nucleare per scopi civili. Rapporti di scenario sul G8 a cura di Istituto Affari Internazionali – Centro Studi di Politica Internazionale – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, giugno 2009.
  12. (12) “L’Iran, il programma nucleare, gli Stati Uniti, l’Europa e l’AIEA”, A. Sangiorgi, Affari esteri – 2005, 37 – 146, pp. 360 – 380
  13. (13) C. Trezza “Il disarmo e la non proliferazioni nucleare”, Affari esteri, 146 aprile, p. 308, 2005.
  14. (14) Si può ritrovare il testo inglese della  Costituzione iraniana del 24 ottobre 1979 al seguente indirizzo, http://notes9.senato.it/web/opentrad.nsf/1cac5566c26cb8fac12573b1004ef1c2/7b3f91b39ac006aec125758b00513c61/$FILE/Costituzione%20della%20Reppubblica%20islamica%20dell’Iran.doc.
  15. (15) M. Berlanda “Il programma nucleare iraniano: profili giuridici e politici. Il ruolo dell’AIEA e le lacune del diritto internazionale”, Rivista della Cooperazione Giuridica Internazionale, Anno XIV – n. 41, ottobre 2012.
  16. (16) “Il disarmo e la non proliferazione nucleare”, C. Trezza, Affari esteri, 2005 – 37 – 146 – pp. 303 – 309.
  17. (17) “Rapporti di scenario sul G8”,  il presenta Rapporto è stato realizzato nell’ambito del progetto Osservatorio di politica internazionale, promosso dalle Amministrazioni del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e del Ministero degli affari esteri e realizzato in collaborazione con autorevoli Istituti di ricerca: Istituto Affari Internazionali, Centro Studi di Politica Internazionale, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Giugno 2009.
  18. (18) “I diritti umani: una ideologia occidentale in declino”, D. Zolo, Jura Gentium, Rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale, http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=41561.
  19. (19) “I diritti umani: una ideologia occidentale in declino”, D. Zolo, Jura Gentium, Rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale, http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=41561.

Fonti

http://notes9.senato.it/web/opentrad.nsf/1cac5566c26cb8fac12573b1004ef1c2/7b3f91b39ac006aec125758b00513c61/$FILE/Costituzione%20della%20Reppubblica%20islamica%20dell’Iran.doc;

http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=51037&typeb=0&Nucleare-Obama-annuncia-un-possibile-accordo-con-l-Iran;

http://www.asca.it/news-Papa__disarmo_da_parte_di_tutti__anche_nucleare_e_chimico-1346381-ATT.html;

http://it.euronews.com/2013/12/13/nucleare-richiamata-in-patria-per-consultazioni-la-delegazione-iraniana/;

http://it.euronews.com/2013/11/24/nucleare-iran-netanyahu-accordo-e-errore-storico/

Condividi!
  • CRISI DIPLOMATICA E SEGNI DI DISGELO:  POSSIBILI ACCORDI SUL NUCLEARE
CRISI DIPLOMATICA E SEGNI DI DISGELO:  POSSIBILI ACCORDI SUL NUCLEARE
Tagged as: Iran, Mahmoud Ahmadinejad, nucleare iraniano, Repubblica islamica dell’Iran, Rohani

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :