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Crisi e morti sul lavoro: la curva dell’inciviltà

Creato il 20 marzo 2012 da Albertocapece

Alle volte si fanno delle scoperte casuali che costituiscono una specie di rivelazione. Qui sotto vedete una cartina dell’Italia con la localizzazione e il numero delle crisi aziendali, almeno quelle già dichiarate, magari anche da tempo e, in questa scala, più o meno suddivise per regione.

Crisi e morti sul lavoro: la curva dell’inciviltà

La cosa diventa più interessante quando si esamina un’altra cartina, quella che riassume le morti sul lavoro a partire dall’inizio dell’anno.

Crisi e morti sul lavoro: la curva dell’inciviltà

Salta subito all’occhio la relazione tra il numero di crisi e il numero di morti sul lavoro. Per maggiore chiarezza  ecco in un grafico il rapporto tra morti bianche e stato di crisi. E’ facile vedere che le due linee hanno un andamento molto simile, con la sola eccezione della Basilicata. che h fino ad oggi ha zero morti e la Sicilia che ne ha di più rispetto alle vicende industriali.

Crisi e morti sul lavoro: la curva dell’inciviltà

Ora qualcuno potrebbe dire che la correlazione è scontata: dove ci sono più industrie è maggiore la probabilità di incidenti e presumibilmente è anche  maggiore il numero di aziende in difficoltà. Così però non è perché il numero di crisi non ha un rapporto significativo col numero totale di aziende e per esempio le 33 della Lombardia sono una piccola frazione del sistema produttivo, mentre le 6 della Sardegna incidono enormemente di più. Così pure i morti sul lavoro hanno una relazione solo molto vaga con il numero degli occupati nei settori produttivi e manifatturieri, talvolta, anzi, del tutto contraddittoria, per non parlare del numero sempre in crescita e a macchia di leopardo dei disoccupati.

Invece questa inaspettata correlazione fra crisi e morti ci dice qualcosa di più: che nella tempesta, che certo mette a terra alcune aziende, ma riguarda da vicino tutte, la tendenza generale è quella di badare meno alla sicurezza. Le aziende per prime e gli operai anche, gravati dal ricatto dell’occupazione. Più crisi meno tutele è in fondo anche la tesi di fondo del governo: tutele giuridiche e contrattuali, ma anche di sicurezza, visto che anche la sorveglianza verrà allentata, perché anche questo “non è un tabù”.

Alle volte basta un grafico per comprendere quegli applausi da mascalzoni riservato da Confindustria ai dirigenti Tissen Krupp , per capire che la produttività la si vuole illusoriamente ricavare non dagli investimenti, ma dalla combustione dei diritti e della civiltà. Si, è così che pensano i mediocri a tutto, che siano in giacca o in maglioncino.


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