In ogni caso, una situazione che offre a Renzi l’opportunità di giocare un ruolo fondamentale nelle politiche europee dei prossimi cruciali mesi, sia come più convinto assertore di un allentamento dei vincoli, sia come patrocinatore, ai limiti della testardaggine, di Federica Mogherini come capo della diplomazia europea. L’attuale Ministro degli Esteri italiana, bloccata da diversi paesi, tra cui la Germania, per la sua supposta inesperienza e per la linea considerata morbida nei confronti di Putin, potrebbe vedersi rilanciata la propria candidatura da una Germania riportata a più miti consigli dopo il -0,2 di Pil nel secondo trimestre dell’anno, in buona parte addebitabile alla crisi ucraina e al conseguente deterioramento dei rapporti con la Russia.
Alla ripresa dopo la pausa estiva, per Renzi la partita fondamentale si giocherà in Europa. Lo scaltro Presidente del Consiglio di sicuro non si farà scappare l’opportunità di recitare una parte da protagonista nella scena europea, ma che la sua azione abbia successo dipende dalla sostanza delle proposte che porterà davanti al giudizio dei palati fini della politica nordica. Senza l’intervento dell’Europa, i guai per Renzi non si farebbero attendere, perché, anche volendo riprendere il vecchio adagio, il mal comune non si presenta, dato che mentre Germania e Francia sono alle prese con un’involuzione in un processo di ripresa che si sapeva difficile, per l’Italia i problemi vanno ben oltre la cattiva congiuntura, grazie ai cronici deficit strutturali del sistema, i quali, per quanto possa essere antipatico, non si possono di certo addebitare a Renzi.