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Crisi: e se fosse una commedia delle parti?

Creato il 29 settembre 2013 da Albertocapece

commHo un dubbio che non riesco a superare: stiamo assistendo alla tragedia del bandito braccato e catturato che spara sugli ostaggi, ossia gli italiani, oppure siamo all’ennesima replica di una commedia alla centesima svolta di un gioco di ruolo? Che la salvezza di Berlusconi fosse uno dei patti fondativi delle larghe intese è fuori di dubbio, che la situazione sia sfuggita di mano, che l’immoral suasion che qualcuno pensava di poter esercitare sui giudici non abbia funzionato, è cronaca. Ma è logica anche il fatto che dalla drammatizzazione finale, con tanto di dimissioni di ministri ci guadagnano potenzialmente tutti: Berlusconi perché può estorcere la salvezza brandendo il mitra del ricatto e allungando i tempi della resa dei conti, il Pd che ha bisogno di un fatto forte per aggrapparsi a un compromesso altrimenti intollerabile, Letta che può confermare la natura salvifica del suo governicchio del nulla, Napolitano che può appuntarsi l’ennesima medaglia di latta (si fa per dire) al valor della stabilità fasulla. E di certo l’accenno a un possibile indulto, voce dal sen sfuggita, gli regala un podio di assoluto prestigio.

La scenografia posticcia del palcoscenico è sempre la stessa: responsabilità verso il Paese, ma quando si va a toccare con mano si sente bene che è solo tela e acrilico, una sorta di trompe l’oeil che i media ci portano in casa. E’ responsabile un patto che ha tra le sue clausole segrete la permanenza ad oltranza dell’evasore fiscale? Serve a qualcosa un governicchio che da sette mesi cincicschia fra i rinvii, paralizzato dai veti incrociati che i contendenti si scagliano addosso, sorretto da travature di bugie che lo stesso Saccomanni alla fine non potuto fare a meno di indicare? E’ credibile che siano il condannato e i suoi fantocci a manipolare la Costituzione?

No, non serve al Paese e di certo non ne aumenta affatto la credibilità come è evidente anche dalle pressioni che vengono da Berlino per nuove elezioni nella speranza che a spuntala nelle urne siano le posizioni dell’europeismo passivo se non masochistico e qualche leader della neo dc in formazione (vedi qui). Nè certo darebbe sicurezza a nessuno un Letta bis con truppe incerte e raccogliticce, un esecutivo Pd, Giovanardi, Tremonti. Di sicuro le larghe intese non sono affatto una grosse koalition: quest’ultima è tenuta insieme dall’interesse per il Paese che smussa le divergenze, le prime sono incollate dagli interessi, di corrente, di apparato, di partito e del padrone di uno di essi, ma per quanto riguarda il governo reale svolgono una pura funzione notarile, l’unica che del resto sia alla loro portata. Proprio per questo temo che la probabilità di elezioni sia più remota di quanto non si pensi e che alla fine si raggiungerà un compromesso che lascerà Berlusconi senatore a tempo indeterminato e Letta premier. Questa sì che è una bella dimostrazione di responsabilità.

 


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