La selezione naturale della specie, in etologia, comporta che gli individui meno adatti -solitamente i più deboli- che non hanno quelle skills che consentono di adattarsi efficacemente ad un nuovo ambiente, non superino le maglie del setaccio naturale.
Questo significa che il passero che costruirà il nido migliore per la femmina, verrà scelto e proseguirà la specie. Mentre quello che ricicla nidi altrui, o lo rende meno attraente, brillante e luccicante -quindi dotato di caratteristiche cognitive inferiori- verrà scartato dalla femmina e la sua storia terminerà lì, senza discendenza.
Perché questo discorso sull’evoluzione della specie?
Parliamo di crisi economica, e applichiamolo al mondo del lavoro. Sento dire “c’è la crisi”: lo sento dire da una vita, e l’ultima volta l’ho letto su una vecchia lettera del 1986 che diceva “in questo periodo di crisi i negozi chiudono”. E vabeh.
Sento però anche dire che si vedono in giro molte macchine nuove (vero), che i locali sono sempre pieni (vero), che il sabato sera entrare in una pizzeria o ristorante senza prenotazione è molto molto difficile (vero), e che nei tabacchino è una strage di cadaveri di gratta e vinci, wind for life, superenalotto & company usati e abbandonati per terra. E ciascuno di quei biglietti, che ai miei occhi nulla hanno di seducente – costano almeno 1€ l’uno, considerando che ho visto molte persone dotarsi di multipackaging, e comprare 3 di questo, 4 di quell’altro etc.
Il mercato cambia, come qualsiasi ambiente naturale cambia già di suo dopo 100 anni, figuriamoci se ci piazzi vicino una centrale nucleare o una piattaforma petrolifera. Chi comprava vestiti firmati continua e continuerà a farlo, ma c’è uno spostamento globale di tendenza a muovere i soldi verso posti dove le cose costano meno (vedi la spesa) e altri soldi verso beni che costano infinitamente di più (smartphone da 600€ che 10 anni fa erano solo un miraggio mentre smanettavamo senza T9).
Facciamo le rate per il telefono, si stipulano abbonamenti con compagnie telefoniche che mensilmente scalano quei 20-30 euro in silenzio dal conto (la ricarica telefonica da grattare era più “chiassosa”), compriamo Ipad, i pod, iphone, snobbiamo vecchi telefoni nuovi da 60€ perché nessuno se ne fa più niente di un telefoniche fa solo chiamate, manda sms e scatta le foto a bassa risoluzione. Il mercato è cambiato e ci siamo adattati al nuovo ambiente.
Ma in tutto questo discorso, ci saranno ovviamente diversi passeri che hanno appreso a fare un nido pieno di pezzetti di vetro colorato, e questi vanno e andranno avanti (abbigliamento cinese, locali notturni alla “fish and chips”-ti siedi e con 10 euro hai un’ampia varietà di scelta, immediata gustosa e a poco prezzo).
Ma un’ampia schiera di persone non è riuscita ad adattarsi all’ambiente, alla new economy e la conseguenza sono i negozi chiusi, la gente che non ce la fa con le tasse, il piccolo artigiano oberato dai debiti, il negozio di cd che ha chiuso perché la gente nel 2012 la musica se la “compra” on line, o i tanti noleggi di dvd, ormai obsoleti.
Come in natura, la via per “uscire dalla crisi” è dimenticarsi della crisi, e investire le proprie risorse per adattarsi all’ambiente (la zanzara e lo scarafaggio ce la fanno da millenni).
Non entro nel merito di professioni specifiche settoriali destinate a morire: è un danno collaterale inevitabile del cambiamento di mercato, ma voglio entrare nel merito delle nuove menti, di chi può fare la differenza: i giovani appena laureati in cerca della prima occupazione.
La laurea è un punto di arrivo? 40 anni fa, di sicuro. Oggi è solo un punto di partenza, lo starter del centometrista sulla pedana.
40 anni fa trovare lavoro per un giovane ingegnere richiedeva il tempo massimo di 1 settimana. Per un giovane ingegnere del 2012 utilizzare le stesse strategie di un giovane ingegnere del 1972 per cercare impiego, lo porteranno solo ad avere porte chiuse per “oversize”, sovraccarico del sistema di un numero massivo di ingegneri sfornato ogni anno. Nel ’72 all’ultimo anno di ingegneria si laureavano in 5 o 6, oggi almeno 10 volte tanto per ogni sessione. L’habitat è cambiato per sempre.
Cosa fare quindi? Studiare ancora? Cercare un lavoro? A chi chiedere? Inviare curriculum? Serve?
Come si deve comportare un laureato in giurisprudenza e uno in scienze politiche? Ci sono dei punti in comune?
In linea di massima voglio dire questo: muoversi da soli è difficile, ma fattibile. Ci sono persone che nel DNA hanno dinamicità, entusiasmo, sanno vendersi e non si perdono mai d’animo, vanno sempre avanti. Sanno costruire il loro nido luccicante, per farla breve. Mentre moltissimi altri ragazzi, dopo le prime porte chiuse, si scoraggiano e fanno lavori alternativi. Per alcuni è una scelta obbligata, per altri un triste capolinea. Se arrivi a 40 anni che fai la commessa con una laurea in tasca, difficilmente di metterai a fare il lavoro per il quale che hai studiato, mollando un contratto e partendo da zero.
Dalla mia esperienza qui nel mio studio individuale, ho scoperto che il massimo risultato si ha in gruppo.
L’ho visto nei gruppi di giocatori d’azzardo patologico, e nei gruppi di alcolisti: il gruppo dà energia e si auto-rinforza. Pensateci: un gruppo elitario di 5 laureati in professioni profondamente diverse, che non si fanno concorrenza, e che sviluppano strategie individuali per aprire nuove porte. Sviluppano nuove competenze, e imparano dall’incredibile esperienza di ciascuno, che ogni settimana si attiva per portare a termine obiettivi a breve termine.
Pensateci.
Se dovessi mettere un annuncio, scriverei così:
“Seleziono 5 giovani neo-laureati senza occupazione per costituire un gruppo di motivazione ed empowerment. Obiettivo: diventare imprenditori di se stessi, e raggiungere obiettivi lavorativi entro 6 mesi”. Gli incontri saranno a cadenza settimanale, ad un prezzo “50% discount”di 20€ a incontro. Durata ciascun incontro: 2h.
Per formare il gruppo sarà necessario un primo colloquio valutativo (gratuito, ovviamente). Indispensabile mettersi in discussione”.
Per ora non credo che appenderò un annuncio del genere in città, perché vorrei che lo leggessero persone intelligenti, dinamiche, riflessive, persone che hanno delle potenzialità e vogliono svilupparle a qualsiasi costo.
E so che tutti i lettori di questo blog hanno queste caratteristiche.