Una volta si dimagriva come conseguenza della crisi, ora invece si dimagrisce per cercare di uscire dalla crisi. La recessione sta provocando, tra le altre cose, un capovolgimento del rapporto causa-effetto. E quello che sta avvenendo in Grecia è l’esempio lampante.
Commissione europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale hanno imposto un aut aut ad Atene: o un snellimento del settore pubblico in cambio di aiuti per il risanamento dei conti, oppure la penisola ellenica diventerà economicamente un’isola, lasciata sola a se stessa. E la Grecia, essendo il contraente debole di questo non-accordo, ha dovuto per forza di cose accettare. Accettare con l’accetta il settore pubblico. E così, dopo un annuncio in diretta televisiva, il portavoce dell’Esecutivo, Simos Kedikoglou, ha annunciato la chiusura dell’emittente televisiva Etr (Elliniki Radiofonia ke Tileorasi), della quale fanno parte cinque canali tv, 29 stazioni radiofoniche, l’Orchestra di Musica contemporanea e quella Sinfonica Nazionale, oltre a piattaforme multimediali e giornali. Radio e televisione pubblica adieu.
La chiusura comporta il licenziamento dei 2.780 dipendenti, dei quali – secondo quanto detto dal Governo – alcuni saranno indennizzati mentre altri andranno in pensione anticipatamente. Su una popolazione di poco più di 11 milioni di persone, in Grecia, circa 750 mila sono dipendenti pubblici: una percentuale maggiore rispetta agli altri Paesi. Infatti se rapportati alla popolazione, per avere gli stessi livelli occupazionale ellenici nel settore, gli impiegati alla Rai dovrebbero essere superiori a 15 mila, mentre in realtà lavorano a viale Mazzini circa 13 mila persone. Meno impiegati pubblici significa minori costi per le casse dello Stato, e questa manovra va verso la strada della privatizzazione. L’obbiettivo per Atene è arrivare a quota 15 mila esuberi nel settore pubblico, pena decadenza del programma degli aiuti internazionali: e il tempo per centrare il bersaglio è il 2015.
In una nota la Commissione europea ha fatto sapere che «Non è stata la Commissione Ue a chiedere la chiusura della tv pubblica greca ERT, una decisione pienamente autonoma che va vista nel contesto di modernizzazione dell’economia greca per rendere efficiente il settore pubblico». Ed ha inoltre precisato che «mentre la Commissione non può prescrivere agli Stati come organizzare le loro emittenti, ci tiene a sottolineare il ruolo di un canale pubblico in tutte le circostanze economiche per il bene del pluralismo, della libertà dei media e dell’espressione della diversità. (…) [ed] accoglie con favore l’impegno del governo a lanciare un altro mezzo che sia economicamente sostenibile e si faccia carico del ruolo importante del servizio pubblico».
Articolo di Stefano Rossa