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Crisi, la dittatura della percezione

Creato il 23 dicembre 2011 da Ilgrandemarziano
Crisi, la dittatura della percezioneAlcune sere fa il TG La7 manda in onda un servizio della serie "gli italiani al tempo della crisi" - magari l'avete visto anche voi - presentandolo come una (evidente) cartina al tornasole della difficoltà dei tempi. La casa è bella, grande, ordinata. Attraverso le finestre luminose si vede che fuori c'è aria e natura, non smog, né cemento. Si scoprirà dopo qualche manciata di secondi che c'è anche un bel giardino. Davanti al microfono c'è una donna sui quaranta, in un soggiorno chiaro. Alle sue spalle un albero di Natale enorme come una specie di guardia del corpo XXL.
La tipa dice che naturalmente la crisi ha colpito anche loro e che, per esempio, ormai non possono più mandare i figli (se non ricordo male in numero di tre, ma potrei sbagliarmi) alla scuola privata. Ora, con questa maledetta crisi, sono costretti a mandarli alla scuola pubblica! Poi saltella un po' sui soliti luoghi comuni (occhio alla spesa, le uscite al ristorante ecc.), finché la telecamera ci porta in un (bel) giardino e il marito ci mostra l'orto e le galline che contribuiscono a dare un bel risparmio.
Poi il servizio continua mostrando altre famiglie di altri paesi europei. Ne ricordo una di Dublino. Anche qui, siamo nei dintorni della cosiddetta "middle class", bella casa, spaziosa, bei mobili. Il tizio ci spiega più o meno le stesse cose, tranne la faccenda della scuola privata, ma ci sono sempre la spesa, il ristorante, le vacanze. Poi ci aggiunge il mutuo della casa, che adesso fa fatica a pagarlo, ma almeno lui è fortunato che non ha perso il lavoro mentre altri suoi colleghi sì.
Crisi, la dittatura della percezionePremesso che non è certo un servizio giornalistico che possa essere in grado di fotografare una realtà senza dubbio eterogenea e variegata, la questione va comunque letta sotto un duplice aspetto. Innanzitutto quello che ci dicono le situazioni mostrate e in secondo luogo qual era il messaggio che il TG ha fatto passare. Alla prima istanza, bisognerebbe rispondere che in effetti costoro forse non volano più così in alto come prima, ma da qui a dire che sono davvero "in crisi" (manineicapelli), obiettivamente ce ne passa. Oppure basta ritrovarsi nella necessità di dover rinunciare a una cosa qualsiasi per potersi dire "in crisi"? Alla seconda l'impressione è che il TG abbia fatto passare per crisi qualcosa che crisi non è, in modo da poter far passare il messaggio che poi le cose in fondo non vanno così male.
Di sicuro il concetto di "crisi" non può prescindere dalla percezione soggettiva rispetto all'importanza che ciascuno dà alle "cose" cui eventualmente deve rinunciare ma anche da come i media ce la presentano e ci portano a considerarla, inducendoci a pensare alla crisi come a qualcosa che, di fatto, tocca davvero tutti, non solo chi già viveva vicino alle difficoltà, quelle vere, e che adesso si trova davvero nella merda. Se per la signora è crisi dover mandare i figli alla scuola pubblica, forse per un altro la crisi potrebbe essere dover rinunciare all'abbonamento a Sky Calcio? Ma è vera crisi quella?

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