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Crisi: recessione vs decrescita

Creato il 26 dicembre 2011 da Trame In Divenire @trameindivenire
Crisi: recessione vs decrescita

Sonho dos caóticos - Guilherme Kramer

La cura Monti non funziona

I numeri forniti da Federconsumatori, Coldiretti, Confcommercio, Codacons e altre associazioni di cosumatori e di categoria,  quando ormai l’anno è sul finire, parlano chiaro. I consumi si contraggono, gli italiani sono più attenti alla spesa, soprattutto perché più poveri, molto più poveri. C’è chi la spesa non riesce più a farla. Non sono pochi. Aumentano, senza sosta.

La spesa natalizia va giù del 18%, con un calo totale delle vendite del 30-40%. E le previsioni per il futuro non sono per nulla rosee. Mentre la Germania non entrerà in recessione e si prepara a una crescita del 3%,  l’Italia in crisi lo è già da un pezzo, anche se c’è chi stando al governo, fino a poco tempo fa, da buon illusionista ha fatto di tutto per alterarne la percezione. Intanto a gennaio non ci saranno saldi e sconti che terranno, quel 30-40%  di contrazione dei consumi è destinato ad aumentare.

Si, crisi e recessione riducono gli sprechi, contengono gli eccessi e ci portano sulla via della decrescita, così come teorizzata tra i tanti da Gandhi, Brodillard, Latouche. Economia e consumi consapevoli, quindi.

Tutto ciò non ci preoccupa, anzi, il ritorno alla misura e all’equità è quanto mai atteso da larga aprte degli italiani. Mai come in questo momento, dopo tanti anni di eccessi, eccessi non solo economici, quanto prima di tutto morali, misura ed equità gridano giustizia. Ma quando lungo il percorso di decrescita sopravviene la recessione le cose si complicano e questo ci preoccupa. E’ il chiaro segno che la crisi e fuori controllo, che la politica, almeno quella deputata al governo e tanto più l’economia, la finanza e i mercati, non hanno risposte, non quelle giuste.

Lo spred torna a quota 500 punti, la spesa degli italiani si contrae oltre il sostenibile, giorno dopo giorno. La cura di Monti non funziona.

Quello che, dunque, preoccupa è che a farne le spese sono coloro per i quali la decrescita si traduce in povertà e miseria, non solo economica, soprattutto sociale, umana, spirituale; coloro i quali già non hanno nulla e quel nulla ora gli si rivolge contro con violenza, fondando su di essi l’emergenza di un sistema che si nutre di ricatti sociali e che di misura ed equità non ha contezza; coloro per i quali la descrscita si traduce in affanno, disperazione, sofferenza; coloro per i quali la disperazione spesso si traduce in violenza verso sé stessi e gli altri; coloro i quali, ancora una volta fanno i conti con la sopravvivenza come fossero bestie affamate in lotta fra loro, pronte anche a sbranarsi reciprocamente. Le cronache di violenze, omicidi, sopraffazioni, miseria, anziani che rubano o, meglio che vada, rovistano tra i rifiuti, abbondano e, in assenza segnali concreti di un’inversione di tendenza, saranno destinate ad aumentare.

La prima vera grande responsabilità di un governo nel fronteggiare crisi come questa è dunque quella di assicurarsi la tenuta del tessuto sociale fondandola su giustizia ed equità. Salvo poi dover far fronte a crisi sociali di ben altra portata. E non vorremmo certo assistere al moltiplicarsi di scene poco felici.

Non c’è libertà e progresso, pace e benessere, non c’è futuro in una società che, pretendendo di essere democratica, è affetta da una così grave discrepanza, dove parole come equità e giustizia sociale, restano ancora una volta inutili proclami, lettera morta, un verbo che non ha declinazione nella realtà, se non attraverso l’ennesimo sopruso alla dignità e alla vita umana.

 

giuseppe vinci


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