Cristian è down e non può avere la cittadinanza italiana

Da Molipier @pier78

Cristian Ramos è un ragazzo di 18 anni, frequenta la seconda superiore  ed è nato e cresciuto a Roma da madre colombiana da cui ha preso il cognome perché il padre non ha voluto riconoscerlo. Ma oltre a non avere un padre, Cristian non ha nemmeno una cittadinanza. Perché? Perché è affetto dalla sindrome di down.

Quando la signora Gloria Ramos si è presentata all’anagrafe è stata “respinta” in malo modo e gli addetti comunali le hanno riferito che suo figlio non poteva essere registrato come cittadino italiano perché affetto dalla sindrome di down, come stabilito dalla legge. Questa è l’Italia.

Cristian, se il padre italiano l’avesse riconosciuto ma che, al contrario, ha consigliato alla madre di chiuderlo in un istituto, ora sarebbe cittadino del nostro paese a tutti gli effetti ma in questo caso è senza cittadinanza. In Colombia, paese d’origine della madre, non sanno che esiste e in Italia non ne vogliono sapere.

Anche rivolgendosi alla prefettura, la signora Gloria si è sentita rispondere “Effettivamente c’è un buco legale“. Ragazzi come Cristian infatti non sono considerati capaci di prestare giuramento, condizione necessaria per ottenere la cittadinanza italiana.

Cristian suona, fa sport, è abile a calcetto e nuota, è socievole, aperto ed è espansivo, ma non può diventare italiano. La stessa situazione ha visto una madre albanese vedersi rifiutare la cittadinanza italiana per il proprio figlio con il medesimo problema in quanto “non in grado di manifestare autonomamente la propria volontà e desiderio di diventare cittadino italiano“.

Tutto questo, oltre ad essere incredibilmente ingiusto, è anche contro la legge dal momento che l’Italia ha ratificato la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità.

Il diritto alla cittadinanza non può essere negato per motivi legati alla disabilità
Art. 18

Sembra che il caso di Cristian sia giunto anche all’attenzione del ministro Cancellieri che ha promesso di trovare una soluzione alla vicenda.

Se fossi la madre di Cristian, al di là dell’aspetto legale della cittadinanza, riterrei una fortuna, una grande e immensa fortuna che mio figlio non appartenesse a questo Stato.


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