Magazine Religione
Cristianesimo vissuto Consigli fondamentali alle anime serie
di Dom Francesco di Salles Polline, certosino.
(continuazione)
Pag 71
Mio Dio e mio tutto.
Hai imparato a collocare Dio al primo posto e là deve stare perché quello è il posto che gli conviene: ma gli basta quello? Se credi in Dio, non hai verso di lui nessun altro obbligo? Ripigliamo il principio fondamentale, poiché bisogna vivere di princìpi. Dio ti ha creato: ti ha creato per sé. Ti ha Creato tutto intero: il tuo essere e tutte le parti del tuo essere vengono assolutamente da Lui. Non hai nulla che non venga da Lui. Or quello che Dio ha fatto, può averlo fatto per un fine essenziale che non sia Lui? No. Tutto il tuo essere nel suo insieme e nelle sue parti deve dunque andare a Lui. Non deve esserci per conseguenza nessuna particella della tua vita, che non sia diretta a Lui. La creatura non ha diritto di assorbire la minima parte del tuo movimento vitale. Fintantoché una qualunque del tuo essere non va a Dio, s'arresta e si riposa fuori di Lui, tu neghi il diritto di Dio. Fintantoché non è il tuo tutto Egli non è assolutamente il tuo Dio. Credi in Dio? Che cosa c'è per te all'infuori di Dio? Strumenti, nient'altro che strumenti. Lui solo è il tuo fine, la tua meta, il tuo termine. Fuori di Lui tutto ciò che è creato, è strumento per andare a Lui. Oh! quanto è per te importante l'intendere la portata di questa parola: strumenti! Lo sai che ci siam messi d'accordo di non accontentarci di sole parole e di andar a fondo delle cose. Io t'avevo detto che questa parola aveva degli abissi misteriosi ecco il momento di scandagliarli.
Tieni ben a mente questo principio, che ti sembrerà chiaro come la luce del sole: i doni di Dio non sono Dio. S. Agostino dice: i doni di Dio sono il veicolo di Dio. Poiché per venire a noi e condurci a Lui, Dio ha bisogno d'un veicolo. Questo veicolo sono i suoi doni, cioè tutte le creature. Lui se ne serve per venire a me; ed io debbo servirmene per andare a Lui. Così le creature sono ad un tempo gli strumenti di Dio e miei. Se ne serve Lui e devo servirmene anch'io; come, lo vedremo nella terza parte.
È tanto chiaro che non si deve confondere il veicolo col visitatore, e trattar l'uno come l'altro. Quando un tuo amico viene a trovarti, lasci partir la vettura che lo conduce e tu resti con lui. Così pure quando tu vai da un amico, paghi il vetturale, e resti col tuo amico. Lo stesso devi fare con Dio. La vita lo sai, è il viaggio del nostro ritorno a Dio.
Le vetture non ci mancano: perché sappiamo servircene così male? Noi ci trastulliamo come i bambini: ci attacchiamo alla vettura, e facciamo ben poca attenzione al visitatore. Ci sta a cuore il dono di Dio e ci preme assai poco il suo nome. Il suo nome è Lui; il suo dono è la creatura. Noi siamo in realtà attaccati, appiccicati a tutte le creature, e molto poco attaccati a Dio. Ci premono i suoi doni e poco il suo nome.
Quando dunque comprenderai e saprai ripetere il grido di S. Francesco d'Assisi: mio Dio e mio tutto? Quel buon Santo passava le notti intere in estasi, ripetendo queste sole parole: mio Dio e mio tutto. Tutto era nulla per lui. Dio solo era tutto. Per chi crede in Dio, avviene necessariamente così. Colui che sa ciò che è Dio, e quello che sono le creature, colui che non si lascia affascinare ed ingannare dalle seducenti apparenze, vede e sente che Dio solo è il suo tutto, e dice a Dio col salmista: mio Dio, che vi è per me nel cielo se non Voi? e sulla terra che posso io volere fuori di Voi? Voi siete il Dio del mio cuore e la mia porzione per tutta l'eternità. Oh! quando dunque Iddio sarà il Dio del tuo cuore? quando sarà lui la tua porzione, l'unica tua porzione? Mio Dio e mio tutto!
II. Dov'è la felicità.
- Ma allora non si deve amar nulla? - Bisogna amar tutte le cose per Dio. Bisogna amar le cose come si ama uno strumento. Ripetiamo le parole di S. Agostino: bisogna averle nella mano, non nel cuore.
- Ma in fin dei conti non posso domandar ad esse una briciola di felicità? - Spieghiamoci. Credi tu che Dio è Dio? Se è Dio, è il tuo tutto. Per chi e perché t'ha creato? Gli farai l'ingiuria di credere che egli non è abbastanza grande da bastare alla tua felicità? Che cosa può bastare a chi neppur Dio basta? Sei sempre ridotto alla medesima alternativa: o negare Dio, o mentire a te stesso, o riconoscere ch'egli è Dio, e per conseguenza è tutto per te.
Sì, la felicità, per la quale sei fatto, quella che è il tuo fine, il fine della vita presente come della futura, quella felicità non si trova altro che in Dio.
Vi sono due cose che la Sacra Scrittura raccomanda ad ogni istante e in tutti i toni: la prima è cantare le lodi di Dio; la seconda è stare allegri. Migliaia di volte ripete al giusto l'invito di stare allegro. Ma non si contenta di invitare alla gioia; dice anche dove bisogna pigliarla. Giusti, rallegratevi nel Signore.
Ecco l'unica fonte dell'unica felicità. Il giusto non beve la felicità che a questa fonte. Perché tu vai a bere altrove? Ciò che bevi altrove non è la gioia del giusto, dunque è la gioia del male.
III Il piacere creato.
Ma allora perché Dio ha collocato tanti piaceri nelle creature? Piaceri nelle bellezze della natura, della musica e di tutte le arti; piaceri del cibo, del riposo e dei divertimenti; piaceri delle relazioni dell'amicizia e della preghiera. Dio ne seminò dappertutto; non è forse per farceli godere?
Ah! anche questa è una questione molto importante ed è qui che toccherai più da vicino la bontà di Dio e la tua cattiveria. Non è forse vero che quando hai un buon strumento, ben preparato, facile a maneggiarsi, tu provi piacere a servirtene? e che servendotene con piacere, fai meglio e più presto e con maggior facilità ciò che devi fare? Quando si tratta di un lavoro importante, gli strumenti non sono mai troppo precisi, perfetti e maneggevoli. È difficile fare un bel lavoro con strumenti che si maneggiano con difficoltà.
Dio lo sa e perciò, in ogni strumento volle metterci per te un piacere. Ad ogni dovere risponde uno strumento per farlo, e ad ogni strumento corrisponde un piacere per ben compiere il dovere. Capisci l'idea di Dio e la sua bontà? Vedi dunque le delicatezze infinite del suo amore. Egli ti affida un magnifico incarico: quello di glorificar Lui e di render te beato. Per questo ti dà un numero infinito di strumenti che sono le creature: Per facilitarti l'uso di questi strumenti, in ognuno di essi mette un piacere: ecco il piacere creato.
Che cos'è dunque per te il piacere creato? È per le tue facoltà quello che l'olio è per le ruote. Osserva una macchina: quando tutto è secco, provi a metterla in moto; sforzi inutili. L'attrito fa troppa resistenza, lo stridore è violento, i movimenti stentati, e così il meccanismo si guasta in poco tempo. Metti una piccola goccia d'olio nei punti più indicati, ed ecco che gli attriti cessano, il movimento si compie con la massima facilità, tutta la macchina funziona senza guastarsi.
Per agire con facilità e forza, anche le tue facoltà hanno bisogno d'un po' d'olio, di quell'olio di gioia che Dio ha fatto appunto per lubrificare il meccanismo, per dir così, delle anime che vogliono amare la giustizia e odiare l'iniquità.
Qual è dunque la funzione che occupa il piacere creato? È quella di facilitare il tuo lavoro; quella di attirare, trascinare, elevare, incoraggiare, dilatare, fortificare le tue facoltà nell'esercizio del tuo dovere.
È dunque un piacere strumentale, una semplice facilitazione di lavoro, e non mai un fine. Esamina tutti i piaceri, dai più soprannaturali fino ai più materiali, da quello delle estasi e delle consolazioni divine nelle alte vette della perfezione fino a quelli del cibo e della generazione, nelle regioni inferiori della conservazione della specie e degli individui umani, tutti senza eccezione hanno per scopo di facilitare il compimento d'un dovere. Perciò imprimitelo bene in testa: un piacere creato, nell'idea di Dio, risponde sempre ad un dovere da compiere.
Esso mai non ti vien dato per trastullarti ed abusarne, ma per servirtene. Tu non sei fatto per esso, ma esso è fatto per te. Tu invece sei fatto per Dio solo.
Onde vedi la disgrazia di quelli che vogliono trastullarsi col piacere ed abusarne. Si lasciano ingannare da esso e dimenticano il dovere. Quello che Dio aveva fatto solo per facilitare il dovere, diventa invece l'ostacolo più grande. Colui che si trastulla con le consolazioni spirituali, finisce con perdere ogni energia soprannaturale; colui che si trastulla coi piaceri sensuali, ohimè! diventa un bruto. Oh! è cosa spaventevole uscire dall'ordine di Dio!... Ogni piacere, di cui vuoi godere e a cui ti soffermi, diventa un vero avvelenamento per l'anima tua e per il tuo corpo. Ricordati di questo: il piacere creato è un rimedio per uso esterno; guai a te se lo ingoi. Dunque invece d'ingoiarlo, sèrvitene; esso t'aiuta a farti compiere il tuo dovere. Sèrvitene per uso esterno, cioè secondo l'espressione di S. Agostino, tienilo nella mano e non permettere che alberghi nel cuore. Fa' si che il piacere serva unicamente al dovere; non separar mai queste due cose.
Ogni piacere, trastullo, divertimento, gioia o soddisfazione, che prendi fuori del tuo dovere ti guasta. Temi come la morte il piacere che soffoca le tue facoltà nell'egoismo del godimento. Ma quello che ti conduce al tuo dovere, che dà alle tue facoltà lo slancio, la forza, la gioia, il vigore, l'agilità, per compiere il dovere con facilità e prontezza, oh! si quello è buono e benefico, non temere; sèrvitene, Dio lo benedice. Non devi distruggere le buone cose che Dio ha fatte, ma devi solo spezzare le cattive tendenze della tua natura.
Guarda ancora come Dio è delicato nella sua bontà! A principio egli aveva creato soltanto strumenti e non ostacoli, piaceri e non sofferenze. Ogni creatura era uno strumento, ed ogni strumento portava con sé il suo piacere. Il peccato sconvolse profondamente questo primo piano di Dio; cambiò una quantità di strumenti in ostacoli, ed una moltitudine di piaceri in sofferenze. L'ostacolo e la sofferenza sono conseguenza del peccato. Ora la bontà di Dio a nostro riguardo gli fece trovare, anche dopo il peccato, il mezzo di cambiare gli ostacoli stessi in strumenti, e le sofferenze in gioie. La Passione del Salvatore ha operato questo prodigio. Tutto serve al bene degli eletti, tutto, anche gli ostacoli del peccato, e tutto per loro diventa gioia perfino la sofferenza, che diventa la più grande delle gioie.
(continua)
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