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Cristo con il fucile in spalla

Creato il 10 febbraio 2012 da Federicobona @Federico_Bona

Cristo con il fucile in spallaSarà che sto diventando vecchio, ma ultimamente la saggistica ha trovato posto tra le mie letture a fianco all’amata narrativa. O forse sto solo diventando più maschio, perché così dicono le indagini sulla lettura: gli uomini consumano più volentieri saggistica, le donne narrativa. Sia come sia, i dieci reportage raccolti in questo libro sono una vera lezione di giornalismo narrativo che ci arriva dritta dagli anni Settanta. Kapuściński riesce a rendere semplice il complesso e concreta ogni idea, dando voce a persone comuni precipitate in mezzo a conflitti le cui le origini spesso si perdono nel tempo. A impressionare è che – come sempre accade con la buona letteratura – storie che hanno ormai quarant’anni riescano ancora a spiegare la realtà di oggi. Bastino i quattro reportage dal Medio Oriente a dimostrarlo, in mezzo ai quali è ben descritta la realtà siriana che oggi incendia le cronache. Il metodo di Kapuściński è facile e complicato allo stesso tempo: raccontare la vita quotidiana di chi in mezzo ai conflitti ci vive. Perché l’altro merito di Kapuscinski è proprio quello di rimettere l’uomo al centro delle vicende storiche e politiche. Prima di quello sul Mozambico che chiude il volume – unico sull’Africa, regione sulla quale l’autore polacco ha scritto tanto – ci sono cinque articoli dedicati al Sudamerica, tra i quali merita una citazione l’intelligente e riuscito parallelo tra Che Guevara e Salvador Allende, due uomini così diversi nella storia personale e così simili nelle passioni. Ma tutti insieme, di nuovo, disegnano un ritratto terribilmente nitido di un’altra delle aree più tormentate del mondo, a dimostrazione della capacità dell’autore di entrare nei sentimenti delle persone. Una qualità che fa sempre la differenza, che tu sia un giornalista o uno scrittore.

Cristo con il fucile in spalla, Ryszard Kapuściński (Feltrinelli, 188 pp, 15 €)


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