Nel 1492 dunque, dopo due tentativi falliti, i reali di Spagna approvarono il suo progetto, nominandolo ammiraglio delle tre caravelle allestite per lui: Pinta, Niña, S. Maria. Il 3 agosto partirono da Palos, sbarcando soltanto dopo 36 giorni sull’isola di Guanahani (nell’arcipelago delle Bahamas), battezzata, da Cristoforo Colombo, San Salvador.
Scoprì in seguito Cuba, che credette essere la Cina; poi Haiti, dove si stabilì formando una piccola colonia.
Tornato in Spagna, organizzò un’altra spedizione con 17 navi, durante la quale scoprì le Antille e la Giamaica, senza però trovare le ricchezze da lui agognate.
Nel suo quarto viaggio costeggiò l’America Centrale dall’Honduras alla Colombia, e qui ebbe il primo contatto con gli indigeni civili, pur convinto di trovarsi in Asia.
Ormai stanco, tornò in Giamaica, dove rimase per 10 mesi, per poi tornare in Spagna nel 1504. Nel 1506 si spense nell’indifferenza generale.
Cristoforo Colombo: torturatore e schiavista ?
Un nuovo aspetto della personalità del navigatore scoperto in un archivio
Venne rimosso dalla carica di governatore delle Indie a causa delle atrocità
commesse sulla popolazione locale e sui sottoposti
VALLADOLID - Un despota che non aveva alcun rispetto dei suoi sottoposti e che fu rimosso dalla carica di governatore delle Indie a cause delle atrocità commesse sulla popolazione locale. È il nuovo ritratto di Cristoforo Colombo che emerge dai nuovi documenti scoperti a 500 anni dalla sua morte. Infatti da quanto si evince da questi interessantissimi manoscritti scoperti dall’archivista Isabel Aguirre negli archivi di Simanacas, vicino Valladolid, l’uomo che scopri l’America torturò continuamente i suoi schiavi e fece morire di fame i suoi sottoposti nelle colonie caraibiche che si trovavano sotto l’autorità spagnola.
DOCUMENTI - Tra i documenti sono presenti le testimonianze di 23 persone che durante il processo contro Colombo confermarono le torture effettuate dal governatore: secondo Consuelo Varela, una storica di Siviglia, che ha avuto la possibilità di studiare i manoscritti, questi sono i più importanti documenti sulla vita di Colombo apparsi nell’ultimo secolo. Da questo studio intenso, Varela ha scritto un libro, «La Caida de Cristobal Colon» (La caduta di Cristoforo Colombo), nel quale sono raccontate le torture inflitte dal genovese ai suoi sottoposti durante i primi anni in cui Colombo fu governatore dell’odierna Repubblica Domenicana
COLONIA - «La vita nella colonia in questi primi sette anni fu dura e terribile» afferma la studiosa. «Le persone, inclusi gli schiavi bianchi spagnoli, furono venduti nella piazza principale del paese, mentre altri che si erano macchiati di piccoli reati, come il furto di poche quantità di grano furono torturati terribilmente. Per esempio a un giovane indigeno che fu scoperto a rubare grano gli furono tagliate le orecchie e il naso, fu incatenato e divenne uno schiavo». Ma le torture non riguardavano solo gli uomini: «Una donna che sapeva delle origini proletarie di Colombo», continua la storica, «gliele ricordò durante una discussione. Bartolomeo, fratello del navigatore, tagliò la lingua della donna, dopo averla torturata e fatta girare nuda su un asino. Colombo più tardi si sarebbe congratulato con suo fratello per aver difeso l’onore della famiglia».
TIRANNIA - Dalle 46 pagine di questi documenti, non solo Colombo, ma anche i suoi fratelli Diego e Bartolomeo, appaiono sanguinari tiranni, senza alcuno scrupolo morale. Tra le altre cose essi vietavano che i nativi del luogo fossero battezzati, così come i figli degli schiavi. «Il nuovo ritratto del navigatore», conclude Varela, «mostra un uomo fortemente avido e ingiusto e che purtroppo per sette anni inflisse dure pene ai suoi sottoposti e che fu destituito giustamente dal suo incarico di governatore delle Indie occidentali».