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CROAZIA: Niente matrimoni gay. Sancita con un referendum la discriminazione per legge

Creato il 02 dicembre 2013 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 2 dicembre 2013 in  with 4 Comments
di Matteo Zola

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Niente matrimoni omosessuali in Croazia. I croati hanno votato il referendum sui matrimoni gay e il 65% dei votanti si è detto contrario. Ma contrario a cosa? Come abbiamo spiegato qui il referendum è volto all’inserimento in Costituzione della definizione di matrimonio come “unione tra uomo e donna”. Tale definizione è già presente nel Codice sulla famiglia che regola il matrimonio in Croazia. Una definizione, appunto. Le unioni omosessuali non saranno vietate – e anzi il governo ha pronto un disegno di legge per riconoscere alle coppie gay gli stessi diritti delle coppie eterosessuali – ma sarà vietato chiamarle “matrimonio”. 

Il referendum è stato promosso da alcune associazioni cattoliche radicali con il supporto della Chiesa cattolica e dei partiti di destra croati. Ma la questione ha scaldato poco gli animi: solo il 35% degli aventi diritto si è recato alle urne. In Croazia, però, non c’è un quorum e il referendum è valido anche se viene disertato dalla maggioranza degli elettori. L’iniziativa referendaria è stata una mossa politica tesa a rendere più complicata l’approvazione in parlamento del disegno di legge per i diritti alle coppie omosessuali, diritti che – in una Croazia ormai europea – dovranno comunque essere garantiti.

CROAZIA: Niente matrimoni gay. Sancita con un referendum la discriminazione per legge
Il diritto alla vita familiare, che è già garantita dalla Costituzione croata a tutte le persone, a prescindere dal loro sesso, ed è protetta dalla stessa Corte costituzionale come dalla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, non viene dunque leso in alcun modo. Insomma, con questo referendum non succede nulla di grave.

Ma “matrimonio” non è solo una definizione. Con questo referendum si è voluto difendere il cosiddetto “matrimonio naturale” che per i cristiani ha anche un valore sacro, poiché l’unione sarebbe benedetta da Dio e la Chiesa cattolica, che di quel Dio fa le veci, si batte da sempre contro il matrimonio gay. Ma uno stato laico non dovrebbe essere equidistante da ogni rivendicazione confessionale garantendo a tutti eguali diritti?

Inoltre il “matrimonio naturale” di per sé non esiste: il matrimonio, con il suo insieme di regole morali e doveri pratici, è sempre il risultato di una operazione culturale. In ogni epoca e latitudine ha rappresentato e rappresenta un’espressione peculiare della società in cui si fonda. Esso quindi è un istituto mutevole. E oggi, nel cosiddetto “occidente”, si va diffondendo una sensibilità alternativa al matrimonio cristiano che è uno (ma solo uno) dei prodotti culturali della nostra società tesi a regolare le unioni tra persone (cui si affiancano unioni civili, matrimoni civili, e coppie di fatto). Anche in Croazia il 65% delle persone non ha votato trovando, evidentemente, la questione di scarso rilievo.

E’ vero, i croati hanno scelto democraticamente. Ma uno stato che oggi voglia dirsi liberale ha il dovere di garantire a tutti i cittadini la possibilità di scegliere: vuoi abortire? Puoi. Vuoi avere dei figli tramite fecondazione assistita? Puoi. Vuoi morire dopo dieci anni che sei inchiodato a un letto? Puoi. Sono scelte individuali che non ledono la libertà altrui. Il divieto – di sposarsi ad esempio – lede la libertà delle persone omosessuali. L’uso di istituzioni democratiche a fini di riduzione degli spazi di libertà è pericoloso. La differenza tra una discriminazione e il rispetto della “volontà popolare” è tutta qui.

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Foto: Reuters

Tags: Croazia, diritti LGBT, matrimonio gay, matteo zola, nozze gay, omosessualità leggi anti-gay Categories: 


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