Ci eravamo affrettate per raggiungere il nostro appartamento a Split, perciò non abbiamo avuto tempo per scegliere un posto in cui cenare. Ci siamo semplicemente dirette dove si trovano i ristoranti più conosciuti e abbiamo cercato un tavolo libero. Era tardi e tutti i posti di cui avevamo letto erano già prenotati. Così siamo finiti in una konoba (taverna) frequentata – con nostro rammarico – anche da turisti, ma almeno si trovava in una piccola piazza molto gradevole. L’interno era rustico e accogliente, decorato da una barca di legno, e i camerieri erano vestiti come marinai. Detto così potrebbe sembrare uno di quei posti dove paghi un sacco di soldi per del cibo congelato, ma in realtà la qualità era buona e i camerieri-marinai molto gentili. Abbiamo assaggiato alcune specialità della Dalmazia e bevuto vino locale, rimanendo affascinate da questa cucina saporita boccone dopo boccone.
Il mattino dopo, dopo un’altra colazione a base di burek, eravamo pronte per il nostro tour a Split e ci siamo dirette al Palazzo di Diocleziano (sito UNESCO). Il centro storico di Split è costruito attorno ai resti di questo palazzo romano, che oggi non è altro che un girone infernale. Tutti gli angoli della struttura sono occupati da negozi di souvenir, ristoranti costosi e musicisti intenti a suonare e vendere CD di musica tradizionale. Ci vuole uno sforzo notevole per isolare tutto ciò dal contesto, ma se ci riuscirete sono certa che apprezzerete una passeggiata tra le rovine di questo edifico.
Secondo il nostro piano originale a questo punto dovevamo prendere un traghetto per Supetar e goderci una giornata sull’isola di Brac, ma eravamo talmente stufe dei turisti da non riuscire nemmeno a concepire l’idea di cercare un’imbarcazione e trovare un parcheggio vicino a qualche spiaggia affollata, per poi tornare sul continente il giorno dopo. C’era anche un’altra opzione: andare a Marjan Hill, le cui spiagge – secondo un amico conosciuto tramite il sito di Couchsurfing – sono le più belle e isolate della città. Ma dopo la mattinata al Palazzo di Diocleziano ne avevamo abbastanza di Split!
Perciò abbiamo optato per una giornata più tranquilla sulla Statale 8, dirette a sud, una scelta che ha reso il nostro viaggio più avventuroso perché avevamo davanti un’intera giornata senza progetti.
Non potevamo sprecare un’occasione così preziosa con un decisione affrettata, perciò siamo andate a stenderci in spiaggia. Ci siamo fermate a Brela, un bellissima spiaggia molto nota, decisamente la spiaggia più bella che abbiamo visto in Croazia! E anche se era domenica e la spiaggia era piuttosto affollata, siamo riuscite a trovare un angolo molto bello e pacifico, addolcito dall’ombra della pineta.
La giornata a Brela è stata la più rilassante di tutte. L’abbiamo passata sdraiate sulla spiaggia, consultando la guida e la mappa per decidere dove trascorrere la notte. Forse è stato il riposo, forse la dormita sotto i pini, oppure il delizioso ćevapčići mangiato a pranzo, fatto sta che da Brela in poi abbiamo apprezzato la Croazia più che mai. In effetti, se avete solo pochi giorni da trascorrere in questo Paese meraviglioso, vi consiglio il Sud della Dalmazia. Persino la nostra amata Statale 8 è più bella verso sud!
Muovendoci verso il meridione abbiamo attraversato il confine con la Bosnia. È stato molto emozionante entrare in Bosnia per la prima volta, perciò non abbiamo saputo resistere dal fermarci per una birra a Neum, anche se erano le sette di sera e non sapevamo ancora dove avremmo dormito.
La Croazia ci stava finalmente dando le emozioni di cui eravamo in cerca nei Balcani. Lungo la strada c’erano numerosi banchetti di frutta e verdura, marmellate, vino e liquori locali, ciascuno presieduto da una donna con il capo coperto da un velo. Inoltre questa poetica visione si stagliava contro il tramonto sul mare, che ne rifletteva i colori: un paesaggio davvero mozzafiato!
Preoccupate per l’incalzare dell’oscurità, abbiamo deciso di passare la notte a Mali Ston, dove secondo la nostra guida si mangia il miglior pesce di tutto il Paese. Purtroppo la nostra esperienza è stata tutt’altro che straordinaria, abbiamo persino rimandato indietro un piatto perché il pesce puzzava, ma il paese è davvero carino e vale la pena visitare anche la salina poco distante.
Il giorno dopo era l’ultimo del nostro viaggio, e il nostro umore ne risentiva. Inoltre pioveva. Abbiamo deciso di non fermarci fino a Dubrovnik nella speranza che il tempo sarebbe migliorato, nonostante le piccole bellissime spiagge incontrate lungo la strada.
Sotto un cielo plumbeo siamo arrivate a Dubrovnik e, dopo oltre 20 minuti passati a parcheggiare la macchina, abbiamo visitato la città vecchia (altro sito UNESCO), per fare un giro delle mura prima che la pioggia diventasse troppo intensa. Da qualche parte avevo letto che Dubrovnik è una delle dieci più belle città murate al mondo. Da lassù la vista è meravigliosa, che si guardi verso il mare blu o entro le mura, ai tetti rossi delle case.
Purtroppo abbiamo dovuto condividere tale spettacolo con migliaia di altre persone, che ci spingevano se ci fermavamo per fare una foto o schiacciavano se a fermarsi era qualcun altro: un altro girone infernale, con l’aggravante di non avere vie di fuga, condannate a seguire il flusso di turisti fino alla fine del percorso sulle mura. Una volta fuori siamo andate dritte alla macchina e siamo fuggite da quel caos in cerca di un posto meno affollato, la penisola Lapad, dove abbiamo consumato il nostro ultimo ćevapčići con birra.
Tornate in strada, abbiamo deciso di trascorrere l’ultimo pomeriggio in base alle due certezze maturate durante il viaggio: e cioè che amiamo la Statale 8 e che la Croazia è più bella man mano che si va a sud. In questo modo abbiamo fatto la migliore scoperta di tutta la nostra esperienza. Ci siamo fermate al primo posto a sud di Dubrovnik cercando di raggiungere il mare, mentre invece siamo arrivate all’ex complesso militare di Kupari, utilizzato come villaggio turistico per i più alti gradi dell’esercito iugoslavo, incluso Tito.
Eravamo talmente felici della nostra scoperta che appena tornate a casa abbiamo cercato il complesso con Google. Il primo albergo è stato costruito nel 1919, poi altri quattro hanno portato il numero totale di posti letto a 2000. L’intenzione era di creare un ambiente per l’élite militare, che ironicamente è stato distrutto dalla guerra. Fino agli Ottanta il complesso non era accessibile da parte dei turisti, che poi sono accorsi copiosamente fino allo scoppiare del conflitto. Ora la struttura è abbandonata e si sentono ancora le vibrazioni della guerra, ma le sue rovine sono estremamente affascinanti.
E ora che mi ritrovo sul traghetto a guardare le luci della Dalmazia diventare sempre più piccole, non posso non pensare all’importanza che questo viaggio on the road ha avuto. Vivere e scrivere di questo viaggio mi ha dato nuova vitalità e ho ripromesso a me stessa di conservare questo spirito esplorativo anche quando sarò tornata alla vita reale.
Vai al capitolo precedente: sulla costa della Dalmazia
Giulia Riva
Events manager, food e travel blogger, sono appassionata di arte, cibo e persone di culture differenti. Nata e cresciuta nel quartiere più turistico al mondo, appena mi hanno permesso di andare in giro da sola ho comprato una guida di Roma e ho provato a vivere la città in maniera del tutto differente. Con lo stesso spirito sono andata a Londra, Madrid, Dublino e poi in Slovenia, da dove sono infine tornata in Italia e a Roma, casa dolce casa!
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