Confesso che ho pensato di barare.
Avrei potuto, avrei voluto: le scorciatoie le conosco anche io.
Confesso nondimeno che, pure avendolo desiderato, non ho attuato alcun ignobile proposito, non tanto per purezza d’animo bensì per mancanza di alcune necessarie abilità e scarsità di furbizia. E anche per pigrizia.
E mi dispiace, confesso, ma non troppo. In fondo non è male starmene qui seduta comoda dentro me stessa e constatare che non mi sono tradita e che mi posso ancora riconoscere allo specchio e nel cuore.
Benché ciò sembra essere successo mio malgrado e non proprio per purezza d’animo ma solo perché non ci sono riuscita.
Farò finta sia stato un dono del Cielo e poi potrei, distrattamente, scoprire che, dopotutto, si trattava di onestà vera.
Lontano, nelle piazze di quella Città che è mia o lo è stata, si fanno Santi e piovono certezze come fosse un’alluvione. Ascolto voci che sono tutte l’una contro l’altra e non si parlano, si detestano.
Mi sembra che siano usciti tutti in piazza a cercare qualcosa in cui credere, qualcuno a cui credere e Santi subito.
Soprattutto subito. Soprattutto una speranza.
Non sono di nessuna piazza, mi stringo le mani e non mi riconosco nel passo di alcuno.
Guarda! Un’orgia mistica, una teiera sbreccata, una papera buffa e zoppa, un concerto stonato.
Sono troppo vecchia per le danze tribali e troppo viziata alla bella musica. Troppo cinica per le chitarrate cattoliche. Troppo stanca per un pensiero più preciso e non in disordine perché la giornata è stata intensa e lunga e sento che potrei addormentarmi qui sul divano e raggiungere il gatto che già galleggia nel Mondo dei Sogni arrotolato sulle mie gambe.
E mi sento infine di ogni piazza, mi riconosco nel passo di chiunque.
Può capitare di slittare su un’emozione invece di cadere nel sonno e trovarsi a gambe all’aria dentro un mondo più semplice. Dove nessuno ha più voglia di gridarsi contro, dove sono tutti finiti un po’ a gambe all’aria. Dove ognuno è sufficientemente santo e non privo di speranza. Dove il semplice gesto di prendersi la mano è tutto ciò che bastava per riconoscersi.
Per salvarsi. Per trovare la piazza giusta ed una musica che può portarti più lontano di un treno e più in alto di una preghiera.
Ma forse mi sono già addormentata, senza neanche accorgermene, ed è per questo che non mi sembra strano che qualcuno stia suonando per me e che Dio, invece delle trombe del Giudizio, soffi nel flicorno solo perché sa che mi piace. (Il flicorno…….ma anche Dio, benché sia un tipo bizzarro).
Potreste barare e far finta, come quando si gioca con i bambini per distrarli dalla noia delle giornate piovose, che cuocere zucchero vi porti da qualche parte.
Ma se non volete illudervi di aver raggiunto un vero risultato prendendo la strada sbagliata, il croccante fatelo come si fa: fatelo con il miele.
Sciogliete dolcemente il miele sul fuoco basso, lasciate che diventi fluido. Poi versateci dentro la frutta secca, tostata e non spellata. Nocciole o mandorle, quel che preferite.
Versate il composto su carta oleata e pareggiate con una spatola. Lasciate freddare.
Da queste parti lo chiamano “addormenta suocere”. Quando al banchetto che ne vendeva ho chiesto “E’ con il miele, si?” temendo l’oltraggioso tarocco di zucchero, la signora mi ha guardato con occhi rotondi e stupiti: “ ‘O che altro?”, ha esclamato.
Infatti……che altro c’è?
Si può sbagliare seguendo una ricetta falsa od in tutta originalità. Capita di scendere in piazza e non capire del tutto, lasciar fare a forti emozioni che non sempre sono un saggio consigliere.
Si prendono continuamente strade sbagliate. Si sbaglia opinione, si cambia giudizio.
Ma sono solo le scorciatoie e barare che non portano mai in nessun posto dove valeva davvero la pena di spendere la vita.
Chi canta:
Addio mia bella addio,
che l’armata se ne va,
e se non partissi anch’io
sarebbe una viltà…….
Addio mia bella addio
che l’armata se ne va
e però non parto io
ché invece resto qua……