Mi piacciono i viaggi alternativi, diversi dal solito, che mi aprono a nuove esperienze e allargano i miei orizzonti: nuove mete, nuovi itinerari, nuovi mezzi di trasporto. Mi piace anche abbandonarmi al relax totale e ritagliarmi quegli spazi che la vita moderna, con i suoi ritmi serrati e il suo imporre la connessione costante, non mi consente di fare. Leggere, meditare, progettare il futuro, vivere la famiglia (e scrivere, ovviamente) diventano l’attività principale della giornata e non un attimo fuggevole compresso dalle altre faccende quotidiane.
Fortunatamente esistono ancora dei viaggi che mi consentono di soddisfare queste esigenze: una di queste è la crociera transatlantica.
Viaggi di questo tipo sono sempre esistiti, fin dall’epoca in cui i nostri bisnonni arrivavano a Ellis Island come immigrati, ma oggigiorno sembrano riservati a coloro che dispongono di quel bene primario che è il tempo: è una percezione errata perché una crociera di questo tipo è un viaggio nel viaggio, un periodo guadagnato e non un periodo perso, un periodo da utilizzare per scoprire se stessi e non una nuova città.
Tutte le principali compagnie offrono la possibilità di attraversare l’Oceano Atlantico nel periodo maggio-giugno, quando le navi vengono rilocate dai Caraibi all’Europa per evitare la stagione degli uragani. La compagnia inglese Cunard, invece, è l’unica ad offrire un servizio regolare da Southampton a New York e viceversa, con partenze mensili ad eccezione del periodo gennaio-aprile quando le navi vengono utilizzate per circumnavigare il globo. Io ho già viaggiato due volte con Cunard, e a un collega che mi faceva notare come gli otto giorni complessivi fossero “troppi” ho risposto che in realtà erano “troppo pochi”, memore della precedente esperienza.
La compagnia vanta una tradizione ultracentenaria, avendo iniziato la sua attività nel periodo del boom delle tratte transatlantiche, ovvero nel XIX secolo. Le sue navi, famose in tutto il mondo (Queen Mary II, che effettua la tratta in questione, Queen Elizabeth e Queen Victoria) sono sinonimo di garbata eleganza e lusso attento ai minimi dettagli. Le immagini storiche tappezzano molti degli infiniti corridoi, e rievocano atmosfere senza tempo.
La nave appare maestosa sin dalla prima vista che appare generalmente sul Ponte di Brooklyn per chi, come me, proviene da Manhattan (Cunard ha un molo riservato proprio a Brooklyn, quasi di fronte al Battery Park e alla Statua della Libertà). Ma la vera meraviglia si realizza quando ci si imbarca.
La nave è progettata per offrire ai suoi ospiti un’atmosfera ovattata, un fascino antico fatto di silenzi e lentezza. Il rapporto fra membri dell’equipaggio (circa 1000) e numero di passeggeri (circa 2400) è quasi di uno a due, a garanzia di un servizio sempre impeccabile, solerte e premuroso.
La nave è grande, grandissima (345 metri di lunghezza), e grazie al numero relativamente limitato di persone a bordo le aree comuni ne rappresentano la quasi totalità: piscine, saloni, club e balconate sono quindi sempre poco affollati, silenziosi, a tutte le ore del giorno e della notte è possibile passeggiare in totale solitudine cullati solo dallo sciabordio delle onde.
Non è una nave dove si cerca il divertimento sfrenato: si gode della vastissima biblioteca, delle sale per i giochi di società, delle passeggiate interne ed esterne a contatto con il mare. L’atmosfera è formale ma non impone obblighi.
La cucina è internazionale, di altissimo livello: le brioche calde e le marmellate che vengono servite la mattina sono solo il preludio del crescendo di sapori che caratterizza ogni giorno. Le camere sono ampie e ben strutturate, offendo un livello di comfort senza paragoni.
I passeggeri , appartenenti a tutte le fasce di età, provengono da tutte la parti del mondo con ovvia predominanza di inglesi, accomunati dal desiderio di provare un’esperienza indimenticabile e dalla voglia di staccare da tutto e da tutti per qualche giorno.
Ecco, tutto questo e molto di più è una crociera transatlantica: un viaggio che offre più del tempo che chiede.