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Crocifissione di Giotto: la nascita della lingua pittorica italiana

Creato il 04 febbraio 2014 da Artesplorando @artesplorando

Crocifissione di Giotto: la nascita della lingua pittorica italiana

Giotto, Crocifissione

Non parlo spesso dell'arte del Duecento italiano, forse perché molto religiosa e un po' ripetitiva, ma l'opera che vi presento oggi, per me è un eccezione. Si tratta del grande crocefisso che Giotto realizzò per Santa Maria Novella a Firenze all'inizio dell'ultimo decennio del Dugento. Giotto aveva appena concluso la sua partecipazione a cielo degli affreschi della Basilica Superiore di Assisi, dove in quel gruppo tuttora indefinito di romani, allievi del Cavallini, aveva per la prima volta applicato il suo senso della vita reale, della sofferenza e dell'esaltazione, a dimostrazione che il gusto bizantino poteva essere superato: per la prima volta nella storia delle arti visive italiane appaiono le lacrime e i denti. Passò dai francescani di Assisi ai domenicani di Firenze. Ambedue gli ordini di predicatori avevano cambiato alla radice la fede cristiana dopo il conflitto cataro. Cristo era vero, umano e carico di sofferenza. Il passaggio dal Christus Triumphans al Christus Patiens o Dolens era alla base d'una mutazione linguistica che la pittura doveva recepire. Il Cristo di Giotto è veramente morto, cadaverico, e il suo sangue riscatta il teschio della nostra morte.Era nata la lingua italiana della pittura, come fra poco nascerà la lingua italiana della parola con Dante. Da allora non è più il bello a dominare le arti, come si lamentava ogni tanto il Petrarca, ma la potenza espressiva.

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