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Crolla il Pdl, si squaglia la Lega e Grillo festeggia. D’Alema: “E ora... Casini”.

Creato il 08 maggio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Crolla il Pdl, si squaglia la Lega e Grillo festeggia. D’Alema: “E ora... Casini”.

Orsi, orsacchiotti e affini

Perché dobbiamo nascondere la nostra soddisfazione per la legnata che ha preso il Pdl? E infatti lo facciamo, la nascondiamo, perché, invece di scomparire del tutto, in alcune realtà i Nani Bifronte sono ancora al 10 per cento: una iattura. Certo che abituati a vincere sempre, non ritrovarsi neppure al ballottaggio, surclassati dai “grillini”, per gli uomini di Over The Topa deve essere stato un trauma. Per la prima volta da quando esiste la sede di Via dell’Umiltà, la sala stampa del partito è rimasta chiusa. Qualcuno ricorderà Bondi, Gasparri, Cicchitto, La Russa, Alfano che, gongolanti, rispondevano alle domande dei giornalisti tirando bastonate a sinistra e al centro, come Brancaleone da Norcia ad Aquilante. Invece ieri è rimasto tutto sbarrato, chiuso per sconfitta. Come fantasmi, le mezzeseghe del Pdl si aggiravano dalle parti di Montecitorio dove esalavano l’ultimo respiro (Enrico La Loggia ai microfoni di La7), tentando di dare una giustificazione al loro disastro. Ma si vedeva lontano un miglio che non avevano parole, loro che di parole ne hanno sprecate a milioni. Silvio, novello Schettino, sentita l’aria che tirava se n’era andato in Russia; poverino, con il casino che c’è, se vuole fare due cosette deve prendere l’aereo e andarsene da Vlady, che qua non se lo fila più nessuno, Olgettine comprese. Non sta meglio compare Umberto che, Tosi a parte, ha perso tutto quello che c’era da perdere, faccia compresa, visto che la Lega è stata sconfitta pure a CassanoMagnago che è il suo piccolo mondo antico. A risultati ormai definiti, Alfano ha dichiarato che non farà mai più vertici con Bersani e con Casini e che da Monti prenderà le necessarie distanze. A buona parte dei dirigenti del suo partito, che più liquido ormai non si può, questa strana alleanza con il Pd non è mai andata giù e chiaramente, visti i risultati, neppure al suo elettorato. Non si rende conto, Alfano, che non è un problema di alleanze o di strategie ma tutto dipende dal fatto che non comandano più e, quindi, non possono più pagare con moneta sonante i quacquaracquà che li hanno tenuti in vita finora. Caso a parte, ma veramente a parte, è il Pd. Onestamente, la soddisfazione di D’Alema non la comprendiamo. A Genova trionfa un indipendente, non del Pd. A Palermo trionfa Leoluca Orlando che si è candidato contro il Pd locale e, dovunque si è presentato con Sel e Idv è andata alla grande anche, spesso, se il candidato non era il pidino uscito dalle primarie. A domanda: “Ma ora la foto di Vasto è tornata ad essere attuale?”. D’Alema ha risposto: “Con Sel e Idv noi ci presentiamo dovunque è possibile, spesso vinciamo, ma è ora di allargare l’alleanza a Casini”. Insomma, D’Alema senza Casini non ce la fa a vivere, per lui è indispensabile come l’aria e l’acqua, non come il fuoco perché per quello c’è Tonino Di Pietro, a proposito del quale D’Alema, con il ghigno più feroce che ha, ha detto: “Di Pietro deve decidere cosa fare da grande, perché se continua a insultarci non vediamo possibile un’alleanza”. Una domanda, con Grillo all’8 per cento (valore nazionale) ha senso continuare a corteggiare “moscone verde”? Ma il “Maximo che c’è”, deve dare la caccia ai moderati, altrimenti come placa la sete di dittatura dei mercati? Ieri è riecheggiata ancora una volta la parola “antipolitica” accompagnata da “populismo”. Chissà perché quando la gente non vota per loro, i partiti tradizionali tirano fuori l’alibi dell’antipolitica. Ma sarà che la gente, semplicemente, si è rotta le palle di vedere la faccia di D’Alema e preferisce quella di Pizzarotti? Una chiosa. Stavolta Santa Madre Chiesa si è tenuta lontana dalla competizione elettorale. In attesa di vedere chi andrà al potere, da Oltretevere hanno deciso che è il caso di temporeggiare, smettendo di essere organici a chi li sostenta e non solo con l’8 per mille. Sappiamo, invece, di piccole realtà nelle quali la Chiesa è intervenuta pesantemente, figurando in prima persona attraverso i suoi ministri, a fianco di liste pseudo civiche ma piene di ciellini doc, di ex pidiellini, di ex fascisti, di ex leghisti, di razzisti, xenofobi e fautori delle statue di San Padre Pio come piovesse. Di questa Chiesa, che non smette di farsi i cazzi degli italiani, siamo un po’ schifati perché, finita l’era Gedda, avevamo pensato che il servilismo nei confronti della ex Balena Bianca fosse finito. Sbagliavamo. Però ci siamo ricordati di una famosa battuta del santo di Pietrelcinaal quale una volta un confratello disse: “Pio, la chiesa è piena di gente che vende i tuoi ritratti”. “Lasciateli stare – rispose padre Pio – devono mangiare pure loro”. Dedicato a tutte le Città Attive del mondo e a tutti i preti che risolvono i problemi dell’umanità mettendosi al servizio dei ricchi. 

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