NOTIZIE (Bilbao, Spagna). Bilbao è la storia di un calcio utopistico, di un calcio fatto di sacrifici ingenti per esportare la cultura basca e quella del pallone in giro per il mondo, in lotta per mantenera salda una tradizione che mai nei decenni ha abbandonato la popolazione. La storia di uno dei clùb più antichi e interessanti del panorama mondiale sta oggi vivendo un periodo di transizione, piuttosto buio, dopo i buonissimi risultati ottenuti la scorsa stagione: la sconfitta in finale di Europa League e quella in finale di Copa del Rey, entrambe conclusesi 3-0 rispettivamente per Atletico Madrid e Barcellona, hanno segnato la fine di un ciclo che, per la verità, sembrava avere appena preso il la. Stroncato sul nascere un progetto ambizioso e affascinante, emblema di un calcio sempre più devoto al denaro e piegato al volere delle grandi potenze, un calcio che tende ad allontanarsi dalle sue origini.
Il boato risuonò forte in quel del Pays Vasco la notte del 28 Agosto del 2012, quando la cessione di Javi Martinez al Bayern Monaco (per 40 mln di Euro, acquisto più oneroso di sempre per la Bundesliga) segnò il primo passo verso quello che sarebbe stato un progetto giovani negativo rispetto alle attese. I mugugni di Llorente, prima, e di Marcelo Bielsa, dopo, hanno anticipato una stagione 2012-13 scadente, nonostante fosse difficile da ipotizzare un andamento così negativo. I 23 punti nelle 15 partite al San Mamès, da sempre considerato un fortino pressochè inespugnabile, sottolineano il momento di crisi dei baschi, che faticano a trovare la vittoria, spinti dal solo bomber Ariz Aduritz, ex Valencia, che ha messo a referto 13 reti in questa stagione. Per sottolineare il momento difficile dei Rojiblanco, si noti come il secondo miglior marcatore porti il nome di Mikel San Josè, difensore centrale, a quota 5 reti. Senza più Martinez e Llorente, prossimo nuovo innesto della Juve di Conte, l’Athletic si ritrova con un misero tredicesimo posto tra le mani, debilitato anche dalla condizione poco smagliante dei talenti coltivati in questi ultimi anni. Uno su tutti, Iker Muniain, considerato nelle due passate stagioni il Messi Vasco, ragazzo ventenne dalle potenzialità infinite ma caduto in un periodo di profonda crisi, parallelamente a tutto il club.
La gente di Bilbao è pronta, dopo un malcontento prolungatosi per più mesi, a riportare in carreggiata la squadra di Bielsa, sull’onda di quella che, ormai da più di cent’anni, è la realtà con la R maiuscola del calcio mondiale. Inoltre tutto è pronto per l’inaugurazione del San Mamès Barrìa (“Nuovo San Mamès” in basco), la nuova struttura che vedrà il suo avvento dalla prossima stagione: 10000 ulteriori posti a sedere e uno stadio ispirato all’Allianz Arena. Di contro c’è la caduta di una tradizione prolungatasi sino ad oggi, dal lontano 1912, radicata però ancora nelle speranze di un popolo sognatore. La tragica e romantica fine vicina della Catedral, il secondo stadio più antico di Spagna (dopo il Molinon di Gijon), è la consacrazione di un nuovo inizio per la società bilbaina, che esattamente un secolo dopo la fondazione saluta la sua casa, luogo di trionfi e di insormontabili storie di calcio. Dagli 8 campionati vinti, alle 23 coppe di Spagna, il San Mamès rimarrà il vero teatro dei sogni per il popolo basco e per il calcio intero. “El Athletic no puede hacer historia, porque somos leyenda”.