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Crolla un pino sulla Colombo e il motociclista muore. E' un omicidio dei talebani degli alberi, un partito trasversale tra i più atroci di Roma

Creato il 01 dicembre 2013 da Romafaschifo
Crolla un pino sulla Colombo e il motociclista muore. E' un omicidio dei talebani degli alberi, un partito trasversale tra i più atroci di RomaLa morte del povero Gianni Danieli la vogliamo strumentalizzare. Ci perdonerà il fratello, ci perdonerà la famiglia di questo fisioterapista che tutti descrivono come una persona buona. La vogliamo strumentalizzare a fin di bene, sia chiaro. Affinché serva da una parte per risparmiare altre vite in futuro e dall'altra per impostare lo sviluppo di questa città in maniera civile, sostenibile, lontano dalle stupide ideologie.

Questa morte la vogliamo dedicare ai terribili talebani degli alberi. Tra i mille cancri maligni, Roma ha anche questo. Non si possono costruire nuove tranvie (che stapperebbero quartieri su quartieri e diminuirebbero traffico, smog, incidenti) perché ci sono gli alberi; non si devono costruire le metropolitane (che sono la spina dorsale di tutte le città moderne) perché ci sono gli alberi, ricorderete i terrificanti comitati anti Metro C; non si devono costruire i parcheggi interrati (è così che si gestisce la sosta in tutto il mondo; restituendo la superficie alla pedonalità, alle ciclabili, alle preferenziali, alla vita) perché non si possono abbattere o spostare gli alberi, vi ricorderete comitati para-criminali come quello di Via Enrico Fermi ad esempio dove si utilizzavano gli alberi come spauracchio per non fare il parcheggio salvo poi posteggiarci addosso, comprimendone le radici: li vuoi salvare, ma li torturi con la tua stessa macchina per la quale faresti carte false pur di poterla parcheggiare a gratis sotto casa. Stessa cosa è successa a Via del Vignola e ancora da altre parti: alberi utilizzati come grimaldello per non fare, ma poi nella vita di tutti i giorni torturati da lamiere, pneumatici, inquinamento. Sulla Colombo, tanto per avvicinarsi ai fatti, non si possono allargare le carreggiate e non si possono fare le complanari perché ci sono i pini secolari e i pini non si possono abbattere.

Poi succede che hai una città con una quantità di ettari di verde ingestibili e una numerosità di alberi da fare spavento. Decine di migliaia di arbusti che non possono essere controllabili neppure avendo dieci volte i fondi in bilancio. Dove sono i difensori degli alberi a tutti i costi quando, sempre più spesso, durante giornate di vento, gli alberi mietono feriti o addirittura morti ammazzati?

E' semplice e divertente raccontare la storiella che gli alberi sono il bene e la natura e invece le costruzioni e le opere dell'uomo sono il male. Ci escono fuori alla grande i disegnini dei bambini a scuola. Gli alberi in realtà uccidono in due modi, nelle città che vivono in maniera malata la loro esistenza come Roma: uccidono in maniera diretta quando sono troppi, ingestibili, e ti cascano addosso perché devono stare lì, perché non si possono abbattere o spostare anche se non hanno più le radici, anche se si reggono con uno spago (e si badi bene: non è passato nessun tornado su Roma); uccidono in maniera indiretta quando a causa della loro presenza, strumentalizzata, comitati da strapazzo riescono a interrompere o rimandare sine die opere fondamentali e vitali per la città: ferrovie, metropolitane, tram, parcheggi, strade. E se blocchi un'opera vitale, generi prima o dopo morte. Morte economica e morte reale.

Ecco cosa ha ucciso Gianni Danieli. Pensateci la prossima volta che un comitato, una associazione, un gruppo di cittadini "ecologisti" si coalizza per bloccare qualcosa. Con la scusa degli alberi.

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