Cronaca da “Un Europa senza euro” di Piergiorgio Rosso

Creato il 14 aprile 2014 da Conflittiestrategie

[Nell’articolo si riportano i fatti come vissuti e percepiti dall’autore. Altri del blog esprimeranno – se vorranno - in modo più autorevole una valutazione critica sull’evento. Pertanto ogni inesattezza, errore o valutazione scorretta è sola responsabilità dell’autore]

Il convegno internazionale organizzato dall’Associazione a/simmetrie (Presidente A.Bagnai, Comitato Scientifico fra gli altri: Paolo Savona, Giorgio La Malfa, Luciano Barra Caracciolo, Claudio Borghi Aquilini) si è svolto sabato 12 aprile u.s. presso l’Auditorium Antonianum di Roma. All’ingresso vendita promozionale dei libri “Il tramonto dell’euro” di Bagnai, “Non vale una lira” di M. Giordano e “Anschluss” di V. Giacchè. Sala piena – circa 500-600 persone. Introduce Paolo Savona  ricordando che dietro la moneta ci deve essere uno Stato. Nell’analisi tra costi e benefici dell’euro rimarca come i vantaggi vengano in realtà descritti come “costi del non-euro”, un artificio di per sé esplicativo, e come ”vincolo estero per una nazione incapace di governarsi”. Espone con chiarezza che la divergenza fra Italia e UE avviene dopo l’adesione all’euro. Rileva che l’euro, lungi dal rivaleggiare con le altre monete, è oggetto delle politiche monetarie delle altre nazioni (USA, Giappone, Cina). En passant fa notare che per raccattare 5 MMd€ di IMU si è provocata una svalutazione del patrimonio immobiliare nazionale di circa 2-300 MMd€. Propone di uscire dall’euro previa copertura politica internazionale con Francia (preferita) oppure USA, Cina, Russia, Medio Oriente (nella slide sono in questo ordine).

Kamil Kaminski (storico) fa un discorso generico e prepara la proiezione del documentario “Il miglior successo dell’euro” sulla Grecia oggi. Documentario decisamente ben confezionato: impressiona per velocità, intensità emotiva, perspicuità degli argomenti. La chiave di interpretazione del filmato la porge l’antropologo Panagiotis nell’intervento successivo. In Grecia oggi è impossibile pianificare alcunché. Sono in atto mutamenti radicali e pervasivi – che coinvolgono molte famiglie – come il riscaldamento a legna e il conoscente suicida. Entro due anni è prevedibile la conclusione della piena colonizzazione della Grecia alla Germania (mostra un giornaletto con prima pagina in tedesco e greco). Propone una parallelo con la relazione fra UK e Nuovo Mondo Americano.

Marcello Foa spiega l’apparente onnipotenza dei media, in realtà strumenti più o meno inconsapevoli delle modalità di governo della comunicazione alimentata dalle istituzioni. Gli spin doctor” non finiscono il loro lavoro all’esito delle campagne elettorali ma occupano gli apparati della comunicazione istituzionale che a loro volta sono l’unica fonte “validata” delle agenzie internazionali che alimentano poi la piramide dell’informazione: TV americane – TV non-americane – altre TV. Gli spin doctors stabiliscono il “frame” della notizia che diventa inoppugnabile verità. Uno dei frame prevalenti: uno di sinistra che dice cose di destra [applausi scroscianti quando compare la foto del PresdelRep G.Napolitano].

Fritz Bolkenstein spiega che l’unione politica dell’Europa non avverrà mai, anche perché l’UK non l’accetterà mai. Il romanticismo in politica è deleterio. I paesi del nord-europa vogliono solidità mentre quelli del sud rivendicano solidarietà. Gli eurobonds sono in realtà “i soldi degli altri”. La Mutualizzazione contrasta con la Responsabilizzazione. Meglio per tutti separarsi.

Bagnai fa un primo intervento tutto dedicato ai suoi colleghi economisti “euristi”: citazioni di perle smentite dai fatti e allusioni per iniziati [la sala non sembra seguire del tutto, ma applaude].

Olav Henkel (candidato al PE) spiega come la Germania abbia tutto da guadagnare uscendo dall’euro: l’Armonizzazione delle economie perseguita dalla UE è l’opposto della Competizione che ha fatto grande la Germania quando doveva confrontarsi con periodiche rivalutazioni del suo DM.

Piergiorgio Gawronsky indica che l’impatto della crisi sul PIL italiano vale circa 130 MMd€ che equivalgono a 1300 MMd€ di capitale investito, al di fuori della portata di chiunque (se volessimo ricostituire il reddito ante-crisi). Non resta che stimolare la domanda come fanno in UK e USA. Olav Henkel interviene di nuovo calando l’asso teutonico: avete in Italia un sistema politico capace di portare a termine le riforme (60 governi in 50 anni contro 6 governi tedeschi)?

Brigitte Grandeville afferma che non ci sarà cooperazione franco-tedesca. L’elite francese NON pagherà i costi dell’unione monetaria e cerca vantaggi politici a costo zero. La Francia si comporta come un Free Rider in borsa: sa di essere troppo grande per fallire. Non rispetterà i limiti dei parametri di Maastricht. Lo stock di debito francese aumenterà.

Peter Oppenheimer indica come l’euro sia in realtà il maggiore ostacolo alla creazione di istituzioni nazionali a livello europeo. L’euro è l’equivalente del gold-standard praticato da UK fra il 1880 e il 1914. Il nemico numero uno è l’attuale Germania mercantilista.

Jean Pierre Vesperini spiega come solo la Germania deciderà se e quando uscire dall’euro. E lo farà senza alcun coordinamento con gli altri paesi. E la BCE non conterà più niente.

Giorgio La Malfa ricorda come Kohl, bloccato da Mitterrand sull’unificazione tedesca, chiese e ottenne il via libera a Bush. Mitterrand si adeguò e chiese in contropartita la fine del DM ed una BCE indipendente dalla Bundesbank. In realtà gli economisti sapevano che l’imposizione dell’euro avrebbe comportato la deflazione dei salari nelle economie più deboli (cita il precedente della lira a Quota 90), ma si adeguarono al mantra secondo cui l’unione politica avrebbe seguito quella monetaria. Propone che Italia e Francia si uniscano contro la Germania [applausi scroscianti]: o NO-Euro o Barbarie.

Riccardo Puglisi difende la possibilità di una modifica dei rapporti interni all’eurozona e di un’alleanza Italia/Francia che allenti il Fiscal Compact. Propone una lobby di livello europeo a questo fine: minacciare l’euroexit per realizzare una eurozona che assomigli agli USA. Definisce da imbecilli il referendum sull’euro [applausi in sala, evidentemente molto poco grillina …]

Borghi Aquilini [candidato al PE per la Lega] rivendica il percorso che dal Manifesto di Solidarietà Europea ha portato al Convegno in atto e si impegna a lavorare con Olav Henkel per una uscita concordata dall’euro.

Costas Lapavitsas si occupa di come gestire l’uscita dall’euro. Indica come contraddittorie le due funzioni svolte dall’euro: moneta internazionale potenzialmente rivale del USD e moneta interna di un gruppo di nazioni. La causa della crisi è la deflazione salariale tedesca che procede al di là dei limiti posti dalla UE. In questo modo la competitività di Italia/Francia relativamente alla Germania diverge continuamente. Il debito pubblico della UE non c’entra nulla: è scoppiato dopo la crisi del 2008. Draghi ha vinto il bluff con i mercati, ma ha diminuito la liquidità disponibile per le banche. Le banche europee quindi sono diventate più “nazionali” (meno crediti intereuropei e più titoli del proprio stato). L’uscita dall’euro potrà avvenire solo contestualmente ad una cambiamento politico [applausi scroscianti].

Bagnai, questa volta scoppiettante, si esercita nella previsione del prezzo della benzina italiana in caso di svalutazione a seguito dell’uscita dall’euro. Facile la dimostrazione delle menzogne degli “euristi”. La migliore battuta: “tutto quello che gli euristi dicono avverrà se si esce dall’euro, è già avvenuto”. Infine si rivolge esplicitamente agli imprenditori presenti in sala per battere cassa a favore dell’Associazione a/simmetrie.

Dibattito finale fra politici moderato da M Giordano. Presenti Fassina, Boghetta, Alemanno, Crosetto, Salvini, IdV. Boghetta (minoranza anti-euro del PRC)  prova a distinguere fra un’”uscita da destra ed un’uscita da sinistra” subito redarguito da Alemanno – che invoca l’unità sul tema per distinguersi solo in seguito – e da Bagnai. Applausi soprattutto per Salvini [si annuncia un successo della Lega a Roma?]


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