Germano Meletti traccia una impietosa analisi ad un anno dall'insediamento della nuova amministrazione comunale. E' innegabile che Massari e la sua maggioranza siano a metà del guado ed ad attenderli sull'altra riva saranno altrettanti problemi di quelli attuali. E' così per forza di cose, nessuno crede più nei cento giorni ed anche un anno può essere poco per un giudizio. La fretta di cambiare passo rispetto alla precedente amministrazione Cantini ha portato certamente a decisioni avventate, ma anche l'eredità lasciata da giunte ancor più precedenti non ha certamente aiutato. I problemi sono lì, anzi qui, sul territorio, sono malefatte urbanistiche, molto evidenti, ma anche in altri settori non siamo messi bene. Ora leggiamo quanto ci scrive Germano cercando di leggere un risvolto costruttivo anche nella critica più feroce che, altrimenti, può pagare politicamente ma non incidere più di tanto sui problemi.
Passare il guado non vuol dire metterci del cemento sopra.
MASSARI DA UN ANNO SUL TRONO DI FIDENZA, PER ORA BEN SALDO, NONOSTANTE GLI SCRICCHIOLII SI SENTANO IN MODO EVIDENTE. SOLO QUALCHE "AFFEZIONATISSIMO" NON LI SENTE, MA SICURAMENTE PRIMA O POI, ANDANDO AVANTI DI QUESTO PASSO, LI SENTIRANNO TUTTI QUANTI ED IN MODO FORTE E CHIARO E ALLORA COSA SUCCEDERA'?E' trascorso ormai un anno dall'insediamento sulla poltrona di primo cittadino di Fidenza da parte di Andrea Massari. Un anno che certamente nessuno si aspettava essere così pieno di eventi, seppur negativi e certamente nemmeno lo stesso Massari avrebbe mai immaginato una simile situazione.
Il primo approccio è stato con la protesta dei dipendenti ASP, un carrozzone messo in piedi come rifugio di simpatizzanti PD da mettere al lavoro e facendo pesare il tutto sulle spalle dei cittadini. Dimissioni su dimissioni si sono susseguite nell'ente, forse per fuggire da chissà cosa, nonostante si sbandierasse a destra e a manca l'attivo dei bilanci dell'ente, ottenuto con equilibrismi legali, ma che sicuramente attivo non era, altrimenti non si spiegano tutti i passaggi cui abbiamo assistito. Cronologicamente c'è poi stata la mancata elezione a presidente dell'Unione dei Comuni delle Terre Verdiane, a favore di quel Marco Antonioli, sindaco di Roccabianca, uscito dal cilindro di chissà quale prestigiatore, ma questo ha scombussolato i piani di Andrea Massari. Il sindaco di Fidenza ha dovuto fare la voce grossa all'interno dell'Unione e nella "stanza dei bottoni" del Partito Democratico, al punto che un intimorito Marco Antonioli ha dato le dimissioni prima della fine del 2014. Nuove elezioni interne al consiglio dell'Unione alcuni mesi più tardi ed ecco che lo stesso cilindro che aveva partorito il nome del sindaco di Roccabianca questa volta sforna, ben ripulito, lustrato e rigenerato il nome di un pimpante Andrea Massari, che andava così a sedere sull'agognato e desiderato "seggiolone". Più o meno nello stesso periodo il collega di Massari a Salsomaggiore e compagno di partito Filippo Fritelli, si andava ad insediare sullo scranno più alto della provincia, anche in questo caso, come quello dell'Unione dei Comuni delle Terre Verdiane, per elezioni non a consulto popolare ma solo interne al consiglio. Tutto sembrava procedere nel migliore dei modi e con il vento in poppa, ma il 2014 doveva riservare nei suoi ultimi "istanti" di vita una sorpresa amara al sindaco di Fidenza Andrea Massari. Infatti era il 29 dicembre quando scoppiò la "bomba" Di Vittorio, interamente di marca PD come quasi tutte le cooperative del territorio.
Le eredità del passate possono
essere molto pesanti
Questo è un fatto che ancora brucia, anche perché indagini sono ancora in corso e non si esclude che prima o poi possano riservare sorprese. Poi, piano piano e con la complicità del Gazzetta di Parma (qualcuno con il piede in Gazzetta e vicino alla Di Vittorio è riuscito a frenare l'impeto che tanto avrebbero gradito Molossi e soci), si è riusciti a far passare parzialmente sotto silenzio l'affare Di Vittorio.
Questa picola nube di polvere ha permesso a Massari di andare a conquistare "trionfalmente" la presidenza dell'Unione Terre Verdiane, giusto in tempo per arrivare a decretarne la chiusura. Proprio così: è notizia di questi giorni che il secondo carrozzone clientelare di un partito, sopratutto a Fidenza, da tempo fondato sul clientelismo che offriva posti di lavoro ed incarichi in cambio di voti. La dismissione dell'Unione dei Comuni delle Terre Verdiane è stata decisa all'unanimità dagli otto comuni membri: Fidenza, Salsomaggiore, Busseto, Soragna, Fontevivo, Fontanellato, San Secondo, Roccabianca. Tale dismissione è stata decisa sotto l'enorme pressione di una montagna di debiti accumulati nel corso di un paio di lustri di vita, preceduti però da altra analoga esperienza, anche se con nome leggermente diverso, montagna di debiti che inevitabilmente ricadrà sulla testa dei cittadini di tutti i comuni interessati. Tutto ciò che è attualmente gestito dall'ente andrà gradualmente a spegnersi fino alla fine del 2016; nel 2017 ogni comune rientrerà a gestire in proprio tutto ciò che era stato demandato all'Unione di Comuni delle Terre Verdiane. Il "prode" Massari però non demorde e già ha annunciato, sposando in pieno il proverbio "l'unione fa la forza", nonostante la batosta odierna, proclamando per il 2017 l'unione dei comuni di Fidenza e Salsomaggiore, cosa che lascia largamente perplessi abitanti e politici dei due comuni, compresi alcuni "compagni" di partito dei due sindaci. Ma prima di arrivare là Massari dovrà anche spiegare come mai le sedi delle due unioni dei comuni della Via Francigena (europea ed italiana), fiore all'occhiello dell'ex sindaco Masimo Tedeschi, presidente di entrambe, siano state trasferite in sordina (sono in pochi a saperlo a Fidenza, addetti ai lavori compresi) dalla città di San Donnino al Palazzo Farnese di Piacenza. Sicuramente a tutto ciò seguiranno nuovi sviluppi, staremo a vedere. Germano Meletti