Di certo, irrompe la realtà e il suo è un noir ai tempi della crisi dove si racconta la ”Cronaca di un suicidio“ (Guanda editore) innescato dalle cartelle più o meno pazze di Equitalia.
Il protagonista di “Cronaca di un suicidio”, leggiamo dal risvolto di copertina, è un intellettuale, non il classico piccolo imprenditore strozzato da crisi e fisco. Ma come tanti suoi compagni di sventura, anche Giovanni Tolusso era partito dal nulla, si era fatto da solo: da figlio di un muratore emigrato in Germania a sceneggiatore di successo delle fiction più amate delle reti generaliste. Finché un giorno arriva, appunto, la famosa cartella e il mondo che si era faticosamente costruito negli anni si sgretola fino a rovinargli addosso: la moglie, la casa di Milano e quella di Roma, addirittura la vecchia e povera catapecchia fra le montagne dalle quali il padre era fuggito in cerca di fortuna e che insieme avevano restaurato, tutto è perduto. L’ispettore Ferraro, che i lettori di Biondillo ben conoscono, incappa nel suo cadavere, o meglio nella barca dalla quale ha spiccato l’ultimo tuffo, nel mare di Ostia. Ci stava nuotando insieme alla figlia adolescente con la quale trascorre la regolamentare vacanza di padre separato e che avrà un ruolo di investigatrice involontaria. Sulla barca Tolusso ha lasciato gli indumenti per ripiegati e un biglietto fermato da un sasso, perché non voli via: “Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono”. E sotto: “Non fate troppi pettegolezzi”. Un biglietto che ricorda Pavese, anzi, ricalcato dalle ultime parole vergate dallo scrittore morto come lui suicida. Quello che sembra un gesto disperato generato dalla crisi, nasconde però qualcos’altro. Ferraro se ne rende conto nel disbrigo delle pratiche di routine (avvisare la moglie a Milano, verificare le difficili condizioni economiche, presunto motivo del suicidio) che si trasformano in un’indagine sul destino di un uomo qualunque, fra Roma e Milano, in un’estate torrida, con l’unico sollievo della freschezza della gioventù, quella della figlia investigatrice involontaria.
Questo il libro. D'altro che dire? Bravo Andrea Villani a condurre l'incontro con stile e professionalità; gradevole il discorrere di Biondillo, anche se a volte sconfinante in alcuni luoghi comuni tipici di una sinistra tranchant; per il resto un grazie ai gestori di VETR'ARIA che con tenacia hanno saputo ridare alla città un luogo dove anche la cultura ha ritrovato il suo spazio. Prosit.
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