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Cronaca di una convivenza. Tra ottimismo e pessimismo

Da Ornellaspagnulo82 @OrnellaSpagnulo

ottimismo pessimismo

No, non baratterò l’ottimismo con il pessimismo solo perché questa volta, anche quest’altra volta, mi ha fregato. Certo, se ti aspetti il peggio di sicuro ti pari il sedere. Così, se cadi, ti fai poco male: era più il male dell’attesa. Aspettavamo da giorni questo benedetto ritorno nel luogo del bendaggio per levare la fasciatura, ma il conto alla rovescia della convalescenza non ha dato i suoi frutti, almeno non per ora: Daniele ha dolori più forti di prima. Oggi è tornato a prendere l’Efferalgan forte. Senza la fasciatura è più vulnerabile; una signora mentre stavamo andando a ritirare la cartella clinica l’ha inavvertitamente urtato, e lui ha tirato un urlo. Dentro al braccio, la pelle è tutta rosa, nuova. Gli hanno prescritto 10 sedute di fisioterapia che penso farà qui in zona. Ora è nello studio del medico di base con suo padre, per capire quanti giorni ancora dovrà restare a casa.

Io sono rimasta qua a scrivere e progettare, non mi ricordo neanche più quello che ho fatto oggi pomeriggio, ah sì, sono stata al telefono con mia madre per venti minuti, forse un po’ di più. Ho corretto il manoscritto. Sto arrivando a detestarlo: controllo i tempi verbali, le più piccole incongruenze o le grandi, per esempio il piano, sì, è fondamentale che il piano del monolocale resti quello, perché uno mentre scrive non è che ci fa tanto caso a che piano piazza il monolocale, a meno che non abbia particolari fissazioni sui numeri (come ne ho io, ma a volte le dimentico per fortuna). Allora ho dovuto controllare che il terzo piano fosse terzo piano sempre, perché un monolocale non può volare. E ancora: monolocale, sì. È facile descriverlo, ma poi ci sono varie versioni su cosa si intende davvero per monolocale, in genere una stanza sola con il bagno, ma poi si scopre che la cucina ci può essere, se piccola piccola, etc. etc.

Con il cattivo umore di Daniele, oggi mi sento a rotoli. Ho chiamato una mia amica e un mio amico ma non mi hanno risposto. Il divano bianco da vari giorni, ormai settimane, ha qualche rigo nero sul cuscino. Quando sono venuti i miei amici, lo scorso sabato, l’ho coperto con una stoffa colorata. Va portato in tintoria, quando ho provato a lavare le fodere del divano bianco in lavatrice si sono ridotte più nere di prima.

Porto avanti con fatica questa rubrica. Sono una promotrice degli inizi. Gli esordi mi piacciono, amo avviare i progetti, poi, alla lunga… Questo blog ha già due anni e un po’. Tra una settimana netta netta saranno due anni che vivo qua. Lui è arrivato un pochino dopo – questione di giorni. Me lo ricordo perché era il giorno di Santa Teresa d’Avila, e pensai che fosse una coincidenza bella. Anche la signora che viveva qua prima di me si chiamava Teresa. Sono stata ad Avila, ho visto dove pregava Teresa, l’albero di fronte al suo convento. Ho appena riletto il post che scrissi quel giorno.  Era di un entusiasmo mai sperimentato prima. Cerco di ritrovarne un po’. Credo che già se potessimo uscire per cena sarei più contenta: sono tre settimane che non usciamo. Spero che il dolore gli passi presto.



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