Dedico queste povere riflessioni frutto di meravigliosi ricordi a Papa Francesco ; al “mio amatissimo santo Padre“ come ha detto la Beata Vergine Maria a Medjugorje il 17 agosto di quest’anno ad uno dei veggenti. Le dedico anche a tutti i sapienti di questo mondo che nella loro stoltezza, accusano il Papa di scarso coraggio, di stravaganza e di incoerenza alla luce dei suoi comportamenti. Non credo sia necessario indicare chi siano costoro, di certo fanno parte anche della Chiesa, e nell’affermare ciò, non provo alcuna preoccupazione, perché nella contraddizione Gesù ha vissuto, è morto ed è risorto, e nella contraddizione tornerà.V.L.G.
Domenica 8 settembre 2013, una data che troverà sempre un posticino nella mia memoria. Una data che porterà la mia mente ed il mio cuore a sussultare di gioia ed a provare una sincera preoccupazione non per me, ma per l’umanità e per il Papa.
Mi trovavo a Roma con mia moglie, dove siamo giunti sabato mattina per partecipare con il giusto gaudio ad un’unione matrimoniale tra due giovani in una splendida chiesa dedicata alla Santa Madre in Piazza della Scala a Trastevere .
Prima di partire, avevamo deciso di non rimetterci subito in viaggio dopo il ricevimento nuziale, ma di fermarci per pregare con il Papa in Piazza San Pietro, la delicata preghiera dell’Angelus nel meraviglioso giorno in cui la Chiesa ricorda la Natività della Beata Vergine Maria.
La nostra base di partenza per avviarci verso il Vaticano era uno dei punti più suggestivi di Roma, ovvero la terrazza del Gianicolo, e da questo ameno luogo ci siamo avviati verso la nostra meta .
La temperatura era ideale, il sole salutava i nostri passi e noi eravamo felici .
Quasi in prossimità del Vaticano, ci troviamo a passare davanti alla Chiesa di Santo Spirito in Sassia, e subito la memoria si accende e reclama la mia attenzione su un particolare che avevo trascurato nello studio dell’itinerario; questa Chiesa fu eretta a Santuario della Divina Misericordia dal Beato Giovanni Paolo II e, dunque, entriamo per raccoglierci in preghiera ai piedi di Gesù amore misericordioso.
Ci avviamo, poi, verso la nostra destinazione che si trova ormai davanti a noi ; le possenti colonne del Bernini, costruite per dare ad ogni pellegrino un immenso abbraccio, ci accolgono e subito mi sento osservato, non dalle persone che già affollano la piazza nonostante manchino ancora più di due ore all’appuntamento dell’Angelus, ma dai centoquaranta Santi che sovrastano l’intero colonnato e da sua maestà Gesù, come amava dire Santa Teresa d’Avila, che dall’alto della sua casa, della nostra casa, con i suoi Apostoli e con San Giovanni Battista, saluta e benedice tutti .
In un clima di grande tranquillità e serenità condividiamo le nostre emozioni con le persone che aspettano come noi Papa Francesco, ed ecco il momento; il Pontefice si affaccia dalla finestra del palazzo apostolico e comincia con la sua consueta disarmante semplicità a parlare e a pregare.
Con semplicità e chiarezza introduce il Vangelo della domenica, lo spiega e lo contestualizza alla drammatica situazione che il mondo sta vivendo.
I venti di guerra, purtroppo, non smettono mai di soffiare e il Papa invita ad insistere nelle preghiere per la pace nel mondo ed in particolare in Siria , a poche ore di distanza dalla suggestiva veglia di preghiera per la pace, che non è nata solo dalla volontà del Papa, ma anche dalla necessità di vivere la nostra fede con maggiore intensità e intimità lungo la strada della riconciliazione con Dio Padre, in un cammino fidente e gioioso.
Questo invito suscita in me grande speranza, fiducia certa e tanta incontenibile felicità.
Successivamente il Pontefice pronuncia parole chiare e forti sulla grande ipocrisia che pervade coloro che vedono solo nel ricorso alla forza delle armi la soluzione dei problemi del mondo, e senza alcun timore parla di guerre dominate da interessi diversi come quello dell’obbrobrioso commercio delle armi.
Immediatamente provo un certo disagio dettato da una significativa inquietudine per la forza ed il coraggio con cui Papa Francesco affronta questo delicato e pericoloso argomento; vorrei essere l’ombra del Papa per proteggerlo dalla malvagità di una parte di questa umanità ma, essere cristiani significa, tra l’altro, accettare tutte le contraddizioni nel nome di Gesù che fu il primo vero, autentico, segno di contraddizione di questo tempo .
L’amarezza rimane per un breve momento e, a poco a poco, viene mitigata dalla consapevole e appagante certezza del primato della volontà di Dio, qualunque essa sia; quel che conta è la testimonianza ed il valore che essa assume all’atto in cui viene riportata come modello ed esempio .
San Paolo nella prima lettera a Timoteo, sottolinea con la forza della fede che aveva ricevuto, che la testimonianza deve essere efficace affinché il mondo creda in Gesù Cristo, e il Papa sa bene che la sua testimonianza potrà essere convincente ed emulativa solo se penetrerà nei cuori, specialmente in quelli più induriti ed in quelli più provati dalle vicende terrene .
Questa è la strada che il nostro Papa percorre e percorrerà e io sarò con lui e con la Chiesa senza indugio, perché due mani giunte possono molto più di due pugni minacciosi .
Vincenzo Luigi Gullace