Giorni prima, infatti, abbiamo assistitito alle interviste, poi "corrette" (ma ormai era troppo tardi), sulle proposte di "nuove leggi per il web". Apriti cielo: l'occasione ghiotta per chi vuole soffiare contro il nuovo che avanza.
Giornalisti, associazioni e cittadini digitali capiscono al volo che il Presidente della Camera, pur animato dalle solite buone intenzioni di cui sono lastricate le vie del paradiso, sta accendendo un cerino in una polveriera (bella metafora di Vittorio Zambardino): tempo poche ore, e il Corrire della Sera ci informa che verranno presto messe a punto le "volanti del Web" e il "113 virtuale"; insomma, da un equivoco - e che equivoco!- in un'intervista si passa, in pochi Tweet, alla commedia all'italiana, in un Paese dove la banda larga arranca rispetto al resto del mondo e dove l'economia digitale potrebbe spingere il PIL verso il segno più, solo se l'Italia diventasse un Paese internet-friendly con un'ecosistema (legislativo, culturale, economico eccetera) favorevole al digitale, adottando in maniera seria l'Agenda UE. E invece no: l'AgCom prepara già il suo nuovo "giro di vite".
La Delibera AgCom, scongiurata solo pochi mesi fa, riemerge, nei "corsi e ricorsi" vichiani, alimentati nel nuovo (ma vecchio) "clima mediatico oscurantista", innescato da una frase infelice... E, mentre Wall Street festeggia il suo rally - anche grazie a Google e alle Internet company - , e le Borse asiatiche corrono su prospettive di crescita, l'oscurantismo italiano cerca di blindare il "medioevo digitale". L'economia digitale, che genera PIL, è un concetto che il nostro establishment stenta a comprendere, mentre - nei corsi e ricorsi storici di Vico - prepara le "nuove leggi sul Web", le "volanti digitali", i "113 virtuali" e - già che c'era - un nuovo giro di vite in tema di copyright. Più che morire democristiani, rischiamo di morire luddisti.
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