6 gennaio 2968: un’alba vecchia
Quando iniziarono a parlare delle prime perdite nell’impianto di indicizzazione del motore di ricerca più grande al mondo, i capi delle varie nazioni non sembravano preoccupati. Tuttavia George era rimasto stupefatto davanti al messaggio di errore numero 404 “Impossibile trovare la pagina web”. Ma non era una pagina web qualsiasi, non si trattava del suo blog, o del sito dove abitualmente faceva compere. Si trattava dell’inizio e della fine di ogni pagina: si trattava del Gigante, di Google. I suoi colori lo avevano dolcemente cullato e rassicurato fin dall’inizio.
Quel motore di ricerca era l’oracolo di ogni sua giornata: forniva risposte nei tempi più oscuri della vita di un uomo e dell’umanità…e quel mattino, dopo il suo abituale cappuccino, e il cornetto del sabato, George, che non accendeva mai la televisione, né la radio, aveva, come di consuetudine, preso posizione di fronte al monitor. Disattivato lo standby, l’errore 404 gli disattivò l’esistenza.
Provò a cercare informazioni su altri siti, ma nessuno di essi sembrava promettere risposte. Pareva che l’unico in grado di fornire una risposta fosse la stessa entità che ora si era del tutto eclissata. Ma certo! Si alzò fulmineo e andò in salotto: il vecchio televisore da 70 pollici, al plasma, si accese quando lui si accomodò in poltrona. Scorse tutti i canali: televendite di coltelli, televendite del nulla, televendite di cibarie e di notizie. Infine trovò, almeno così pareva, quel che cercava.
Un tiratissimo giornalista della televisione pubblica stava annunciando “…la disattivazione dei server sembra essere avvenuta ieri notte, i tecnici sono al lavoro sull’impianto numero 2, quello che sembra riportare maggiori perdite di dati…Ci comunicano che masse di persone si stanno spostando da uno stato all’altro in cerca di server funzionanti…ma ripetiamo: nessun server è attualmente in funzione sul Pianeta Terra!”
George non udì altro. Quelle parole gli erano rimaste impresse e rimbombavano nella sua testa “Nessun server è attualmente in funzione sul Pianeta Terra” Si alzò per prendere il latte in cucina “Nessun server è attualmente in funzione sul Pianeta Terra!” Il telefono squillò, ma George non rispose.
“Not server…not power” – motto di moda in quegli anni
Cinquantesimo giorno senza Internet e senza Google : proteste
George non avrebbe mai creduto che un giorno le campagne e le città sarebbero state invase da milioni di persone. “Vogliamo risposte!” In tutto il mondo era scoppiata la rivoluzione, patologie di ogni genere sterminavano l’umanità rimasta senza Internet. Qualcuno mormorava che qui e lì delle piccole comuni si erano create e avevano riscoperto il piacere di usare stoviglie, telefonare e ascoltare la televisione intorno al fuoco. Ma erano più che altro leggende e l’unico grido che attraversava l’equatore e i poli era “Vogliamo risposte!” Molti altri motti imperversano:
“La razionalità al potere!” “Più porno, più rivoluzione, più rivoluzione più porno” “I sogni sono Matrix, Matrix è realtà” “La politica si fa nelle chat” “Nè robot, nè uomo: utente”
George non avrebbe mai più dimenticato quei giorni folli e strani. Era il 2968. Il mondo avrebbe ricordato quell’anno, il ’68, per molto tempo!
Centoduesimo giorno senza Internet e senza Google : soluzioni alternative
Le religioni erano tornate di moda. George si era iscritto persino a un corso di yoda. Si diceva che lì c’erano risposte che Google non aveva mai saputo dare.
Ora George stava bene. Stava addirittura meglio. Tranne le notti. Quelle notti sul filo dell’incubo e dell’insonnia, dove il vecchio altare colorato gli veniva in sogni in tutta la sua magnificenza e lui formulava la domanda di tutta la sua vita: porno?
Quattrocentounesimo giorno senza Internet e senza Google : la fine è un nuovo inizio
“Google ci prometteva risposte. Google era la terra promessa delle risposte. Intercambiabili, infinite, tutte lecite. Ma non abbiamo mai saputo qual era la domanda giusta.”
Con queste parole George prese commiato dall’assemblea pubblica, in uno scroscio di applausi. C’era un bel sole che cuoceva le teste delle centinaia di astanti che erano venuti ad ascoltarlo, tutti suoi potenziali elettori.
“Presidente George!” Incredibile – pensò – non c’era ancora un senato e già lo chiamavano senatore, o presidente.
Un giornalista gli si era avvicinato “La nazione si aspetta risposte che il motore di ricerca non era in grado di dare…Cosa farà per questo Presidente?”
“Rinunceremo ai vecchi motori di ricerca e troveremo la strada in energie alternative.”
“Qual è l’energia alternativa ai reattori di Google?”
“La risposta è dentro di te.” – George sorrise.
Il giornalista restò un attimo perplesso. George montò a cavallo e sparì via, scortato dai suoi uomini, verso il Castello di Camelot.
Tieni gli occhi aperti che gli arbitri ti picchiano – Pino Scotto ft. Capa