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††† (Crosses) – s/t (Sumerian)

Creato il 27 marzo 2014 da Cicciorusso

crossesPeriodo di iperattività per Chino Moreno. A non più di un anno e mezzo dall’ultima uscita a nome Deftones e a solo pochi mesi dal favoloso Palms (cresce immensamente con gli ascolti, molto meglio di come ne parlavo qui), il chicano dagli occhi a mandorla è nuovamente sugli scaffali con Crosses, altro nuovo album lontano dalla band madre. Crosses (o, se siete veramente fichi, †††) è il seguito ideale di Team Sleep, ossia quel progetto oramai vecchio di quasi dieci anni che nasceva dal desiderio di misurarsi con quelle sonorità ambient/trip hop che solo sporadicamente hanno avuto modo di entrare in maniera compiuta nella discografia del gruppo principale (Teenager, Lucky You e poco altro). Il sound ricalca quello del precedente side project e ne ripropone la peculiare formazione a tre formata da voce, addetto ai samples e chitarra. In questo capitolo cambiano però i nomi dei compari che qui sono Shaun Lopez (Far) mentre il dj incaricato di mettere insieme il tessuto sonoro è cotal Chuck Doom (bel nome). Visti gli innumerevoli elementi di contiguità il risultato è stilisticamente molto simile a Team Sleep e forse anche migliore in qualità, questo nonostante il terreno sia già abbastanza noto e battuto da qualsiasi punto di vista, a partire dal sound (melodie suadenti vs. beats oscuri) fino ad una generale atmosfera da Ultimo tango a Parigi. Il piacere e il pericolo si fondono, tutto gira intorno a questa idea di rischio unito ad romanticismo contorto e sessualmente esplicito (un po’ di cuore, un po’ di cazzo, un po’ di cervello).

Il disco ha una buon numero di pezzi eccellenti, purtroppo ha però anche il difetto tipico della maggior parte dei side project in genere: non sembra essere stato concepito e progettato come album a sé ma risulta un po’ il contenitore dove buttare dentro tutto quello che si è scritto fino a quel momento, il che è una cosa comprensibile dato che nella maggior parte dei casi questi dischi non hanno mai un secondo capitolo, il problema è che alla fine questo si traduce in una quantità di pezzi eccessiva e in una durata totale esagerata. Se questo non bastasse, secondo me poi l’album è anche montato male, l’andamento è fin troppo regolare nell’alternare in misura uno ad uno i pezzi più claustrofobici a quelli più ariosi e solari. La tracce dispari sono da ipotetica chiusa in camera d’albergo con una tipa disinibita, le tracce pari sono per il pomeriggio indolente in spiaggia con la medesima (o con l’hangover, fate voi). Dato che in questo periodo ho un sacco di tempo libero, mi sono messo a giocare al produttore, ho tagliato un quarto d’ora abbondante e ho riordinato la sequenza dei brani per rendere il tutto più uniforme tenendo l’umore un po’ più scuro. Insomma, il disco è fico ma, se lo avessero dato in mano a me, avrebbero tirato fuori una cosa mezza epica. Pensa te che stronzi.



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