Come può un piccolo gambero che vive a 10.000 metri di profondità sopravvivere in un ambiente quasi totalmente privo di risorse alimentari? Legno.
Durante un'immersione nella Fossa delle Marianne avvenuta nel 2009, un team di biologi marini è stato in grado di recuperare alcuni esemplari di Hirondellea gigas, un piccolo crostaceo simile ad un gambero lungo quasi cinque centimetri.
Le "trappole per gamberi", costituite principalmente da bottiglie di plastica riciclate, furono in grado di catturare quasi 200 esemplari di H. gigas, trasportati in seguito in laboratorio per le analisi.
I crostacei Hirondellea gigas non rappresentano una novità assoluta: il primo esemplare fu catturato nel 1978, a 10.476 metri di profondità. Gli esami dei biologi mostrarono che i batteri che vivono all'interno di questa creatura possono crescere sclusivamente a pressioni superiori a 518 atmosfere.
Gli Hirondellea gigas vivono ad una profondità tale da rendere impossibile la sopravvivenza per moltissime forme di vita acquatiche; non si tratta esclusivamente delle enormi pressioni in gioco a 10.000 metri di profondità, ma anche di un ambiente che offre ben poche risorse alimentari alle creature che lo popolano.
Come sopravvivono, quindi, gli Hirondellea gigas? Le analisi eseguite sugli esemplari raccolti tre anni fa hanno mostrato che questi crostacei sono in possesso di potenti enzimi in grado di digerire il materiale vegetale di superficie che occasionalmente si inabissa in mare.
"Fanno affidamento sui resti di legno affondati, sfruttandoli come cibo" afferma Hideki Kobayashi, biologo marino del Japan Agency for Marine-Earth Science and Technology.
Gli enzimi digestivi degli H. gigas sono simili a quelli già osservati da tempo nell'apparato digerente di alcuni animali erbivori, come le termiti. Ma, al contrario delle altre specie che vivono nelle profondità marine, questo crostaceo non sfrutta alcun fungo o batterio per produrre queste sostanze digestive. "Crediamo che questi anfipodi realizzino gli enzimi autonomamente".
Se questi crostacei hanno sviluppato la capacità di digerire il legno, significa che le risorse vegetali provenienti dalla superficie sono molto più nutrienti di quanto si sia sempre immaginato. "Non si spreca energia creando questa capacità senza uno scopo preciso" spiega Alan Jamieson della University of Aberdeen. "Sappiamo che sono capaci di rimanere a digiuno per molto tempo. Quando arriva l'opportunità di un banchetto, si ingozzano fino quasi a scoppiare".
Qualunque materiale vegetale rappresenta un'opportunità per gli Hirondellea gigas: tronchi, rami, foglie, persino relitti con scafi in legno. "Infatti, alcuni di loro hanno mordicchiato le parti lignee della ASHURA, il sistema di telecamere piazzato nelle nostre trappole".
La comprensione del sistema digestivo di questi crostacei potrebbe portare a nuovi ed efficienti metodi di produzione di biocombustibili. Il sottoprodotto della digestione del legno, infatti, è un composto a base di zuccheri, potenzialmente utile per la produzione di etanolo. "Possono produrre glucosio a partire da alberi, erba, o anche carta".
Deep-Sea, Shrimp-like Creatures Survive By Eating Wood