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Crotone racconta poesie (Il parco giochi)

Creato il 06 gennaio 2015 da Vesuviolive

È proprio qui, in una delle città più belle della Calabria che la poesia vive.
Crotone è una città ormai abbandonata a se stessa, lasciata morire anno dopo anno, come una pianta meravigliosa che non viene annaffiata più. Ma perché? Perché un posto così carico di dolcezza dev’essere dimenticato? Io non ci sto, e allora vi porto a scoprire gli angoli più semplici ma tremendamente emozionanti: poesie.

Parco giochi di Crotone

Questo è il parco giochi dove da bambina sono cresciuta, tra foglie secche, altalene e sogni che toccavano il cielo. Oggi quasi nessuno più ci va, ed è triste, nessun bambino dovrebbe essere privato di un parco in cui giocare alla vecchia maniera, a contatto con la natura e quindi con gli altri e se stesso, perché tablet e playstation saranno anche divertenti, ma è in posti del genere che riesci a capire chi sei, da dove vieni e chi vuoi diventare.

 

Crotone racconta poesie (Il parco giochi)

È qui che per la prima volta ci siamo sbucciati le ginocchia e graffiati le mani sulle pietroline su cui atterravamo dopo aver provato a volare, buttandoci in aria dall’altalena; è qui che piccole generazioni hanno imparato a condividere anche il niente che avevano, è qui che “posso giocare pur’io?” “facciamo a turno?” ci ha scritto nel cuore quanto è bello condividere con gli altri un pallone, i giochi e tanti sorrisi; è qui che puoi alzare gli occhi e sentirti piccolo così difronte agli alberi che ti guardano da lassù, e sentire le mani di Dio.

Centro storico di Crotone

Spesso passandoci mi fermo a guardarlo, e mi si stringe il cuore a vederlo vuoto, mi ricorda tanto un padre a cui sono stati portati via i propri figli, malinconico.

Dove sono i bambini? Dove sono le loro urla e le loro risate? Dove sono i padri che li spingono sulle altalene? E le madri a sgridarli perché si sono sporcati il pantalone di terra? Con la testa tra le mani a disperarsi perché non arrivano a fine mese, morti suicidi perché si sentono soffocati da una società opprimente, dietro un televisore a guardare quello che potrebbero fare lì fuori, nei centri commerciali a comprare cose inutili, ecco dove sono finiti.
Fa male tutto ciò, fa male vederci assorti così tanto da angosce e benessere, persi e lontani dalle nostre origini.

Io rivoglio i tempi dei parchi giochi.


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