La città di Crotone e l’intera provincia da anni vivono nella paura guardando in direzione Nord, nel rettangolo di 5 km che, in passato, ospitò le fabbriche della Pertusola Sud, della Montedison e della Cellulosa Calabra spa. La paura riguarda i veleni che la circondano, quei veleni che stanno provocando morti e malati innocenti di tumore. I veleni in questione sono lì, sepolti nell’ex discarica del Montedison, situata in località Farina Trappeto, autorizzata soltanto per inerti e che presentano alta pericolosità.
Lo hanno dichiarato in Tribunale dinanzi al Gip Michele Ciociola i due periti Mario Sunseri e Lucia Collina affermando che i veleni rinvenuti e sepolti nella discarica possono aver rilasciato, per decenni e decenni, sostanze nocive nell’aria e nella falda acquifera. Le sostanze in questione sono l’amianto ed altri elementi radioattivi, ma anche a tutta una serie di sostanze cancerogene che potrebbero essere finite nel ciclo biologico.
Proprio questo potrebbe dare una risposta definitivamente certa alle tante famiglie di Crotone stroncate dal male oscuro, considerando anche il fatto che il drammatico trend risulta essere in aumento secondo i dati che emergono da parte del reparto di Oncologia dell’ospedale di Crotone.
Per queste responsabilità le perizie sulle cosiddette “pietre del diavolo” depositate nell’ambito del procedimento penale a carico di 35 ex dirigenti dell’Eni dovranno dare risposte e, considerando il quesito posto dal procuratore Raffaele Mazzotta nel corso di un incidente probatorio, i periti hanno risposto che tutti i materiali analizzati, anche se non ecotossici, sono pericolosi ed in grado di cedere contaminanti di natura chimica.
Al momento, non è escluso che il terreno superficiale possa fungere da schermo per eventuali emissioni e, che vi possa essere un’elevata concentrazione di radioattività di origine naturale “dovuta ad uranio, tonio e rispettivi discendenti”.
La popolazione di Crotone e dell’intera provincia aspetta risposte e, soprattutto, aspetta interventi immediati ora che le perizie stanno confermando quello che, purtroppo, i fatti avevano già lasciato intuire.
E’ necessario affrettare i tempi per procedere alla bonifica dell’intera area, già inserita dal 2001 tra i cosiddetti SIN, i siti d’interesse nazionale da sottoporre a risanamento ambientale. La popolazione di Crotone e coloro che sono state innocenti “vittime sacrificali” di questo assurdo scempio meritano almeno questo.