Barriti di venti lugubri e malsani avvolgevano lo stanco viaggiatore, i calzari affondavano nella carne sottostante, piagando quei fragili mezzi di locomozione. Esausto si accasciò al suolo, una melma appiccicosa misto di interiora e sangue, sprofondando parzialmente. Alzò il capo e provò dentro di se un senso di morte imminente.
Un orrendo, sollevante senso di morte imminente.
Il respiro si fece affannoso e lo costrinse a voltarsi a ventre in su. Osservò i tagli sul soffitto, come lame di rasoi, pareti squarciate, cicatrici ormai pasto prelibato per voraci avvoltoi. Sfogliò mentalmente tutti i ricordi della sua misera esistenza, ogni occasione perduta, ogni persona trovata e poi mancata. Si rammentò di aver persino amato. Il muscolo cardiaco ebbe uno spasmo giusto a quel pensiero, sbuffò il sangue dei perduti amori suoi, un rivolo colò lentamente dalla bocca, discendendo lungo la guancia destra e andò a mischiarsi con le lacrime che i ricordi gli avevano provocato. Gli spasmi si fecerò più violenti e l'uomo sembrava dover cedere, ma la Morte, più che mai crudele, non lo prendeva e i dolori lancinanti continuavano. Ricordò ancora quello che avrebbe voluto dimenticare per sempre, ma si rallegrò perchè forse quel "sempre" era vicino alla conclusione e non avrebbe provato più tormenti. Aveva avuto tanto e ora non aveva nulla, soltanto quel corpo in putrefazione, mentre l'anima era già pasto per vermi da un pezzo.
Il gracchiare degli avvoltoi s'insinuava violentemente nel cervello, quello si malauguratamente ancora perfettamente funzionante e lucido, da non fargli perdere nemmeno un momento, nemmeno un dolore. L'ombra alata di uno dei volatili lo sovrastò, finchè sentì gli artigli scavargli le cosce ed avanzare lentamente verso il petto. Il beccò iniziò a squarciare ed inghiottire, squarciare ed inghiottire, tutto sotto l'attenta osservazione della vittima, ormai troppo morta per poter opporre la benchè minima resistenza, abbastanza viva da poter comprendere quel che stava accadendo e viverlo passo per passo, pezzo per pezzo. L'avvoltoio spezzò con precisione chirurgica una costola, penetrò il polmone e strappò violentemente il cuore dalla cavità che lo conteneva. Lo prese tra gli artigli e volò via, lontano, mentre pezzi dell'organo espiantato cadevano lungo il tragitto diventando il pasto dei suoi macabri colleghi.
Il viaggiatore sperava che presto avrebbe visto la signora dalla mantella nera, ma non accadde nulla, e continuò a sentirsi vivo e morto, morto e vivo.
Girò lo sguardo alla sua destra e vide un pezzo di quel cuore ormai perduto. Allungò la mano con tutta la forza che gli rimaneva e raccolse il lembo di carne. Con un ultimo insensato gesto si portò la mano al petto e lo infilò dove lo aveva sempre portato, sotto il taschino della giacca, un pò più sottopelle a dir la verità. Almeno un frammento di cuore voleva conservarlo. Sapeva inspiegabilmente di non essere ancora passato a miglior vita, il respiro si era anzi fatto più rilassato. Gli occhi si spensero piano senza spegnere i polmoni e si immerse in un lungo sonno, in uno stato inesplorato, angusto, insondabile, tra la vita e la morte.