Crusaders Cagliari: tutto più semplice dopo il clinic di Lou Buschi
Alla sua quinta stagione da nocchiere dell’unica squadra sarda presente in un campionato nazionale, Giacomo Clarkson respira a pieni polmoni la piacevole ventata di novità che ha coinvolto il sodalizio cagliaritano. L’arrivo di Kirk sarà prezioso non solo nella predisposizione dell’attacco: “Mi è parso una ottima persona e un coach molto preparato”
Una delle settimane più belle della storia pluriventennale dei Crusaders sarà ricordata con grande pathos da parte di chi l’ha vissuta. Il clinic coordinato dall’americano Lou Buschi (vedi intervista in basso), ha di sicuro dato un valido ausilio a tutti gli atleti che tra due settimane affronteranno la nuova esperienza del campionato di A2 a undici giocatori. Ma nelle aree di viale Bonaria e di Terramaini si aggirava anche un altro statunitense che solo da qualche giorno (domenica 19 febbraio) aveva messo piede in Sardegna. Il nuovo offence coordinator Kirk Mastromatteo ha subito legato con l’head coach Giacomo Clarkson (vedi intervista in basso) e con tutto il pianeta crociato. “L’ho trovata una persona splendida, educata e seria – dice il vice presidente Dario Mannoni – e anche solare e molto competente. Ha già fatto sapere che seguirà gli atleti anche in palestra, lui che negli States era abituato ad allenamenti di 8/10 ore al giorno. Si è subito reso conto del nostro livello tecnico e agirà di conseguenza, coadiuvando anche i settori giovanili”. Del nuovo ambiente che si sta creando attorno al football targato Crusaders non può che essere soddisfatto il presidente Emanuele Garzia: “Siamo molto contenti, i ragazzi stanno imparando nuove cose, tra poco ci attende un campionato duro con squadre blasonate come i Barbari, i Guelfi e tante altre. Questa A2 la trovo molto ben organizzata, le date delle gare sono state fissate per tempo e non ci saranno cambiamenti dell’ultima ora”. Il clinic organizzato da Lou Buschi è stato impeccabile ma il massimo dirigente avrebbe voluto più partecipazione da parte dei giocatori: “Purtroppo molti di loro hanno problemi di lavoro, di famiglia e anche di salute, sarebbe stato bello se per tutta la settimana si fossero presentati al completo”. Salterà ancora l’amichevole con la Corsica: “I nostri amici isolani non erano pronti ad accoglierci per il tre marzo, cercheremo di sfruttare una delle tre date in cui faremo pausa campionato”. Infine elogia l’ingresso del nuovo consigliere Paolo Condini: “La trovo un’ottima persona carica di umanità e simpatia, ha subito legato con tutti, ricoprirà il ruolo di addetto agli arbitri, mansione importante, complessa e delicata”. Intanto il clan dei Crusaders è in festa perché ieri mattina il lineabacker Stefano Murgia si è laureato in ingegneria con un ben augurante 109.
LOU BUSCHI: “I CROCIATI HANNO TANTO DA IMPARARE””
Lou Buschi ha un curriculum da brividi. Già da quando aveva dieci anni l’ovale diventò il suo inseparabile amico. Da giocatore milita per 4 anni nella scuola Alta Sewanhaka di New York, segue il lustro trascorso al CW Post College. Nel 1983 firma un contratto di free agent con i New York Jets della NFL. Nel 1985 si unì ai Mariners di Brooklyn, una semi-professionale squadra di football americano fino al 1990. Come allenatore comincia nel 1982, allenando a tutti i livelli: football giovanile, High School e Università, sia in America, sia in Italia. Il suo rapporto con i Crusaders dura ormai da circa sei anni. “Tutto è cominciato grazie all’amico Alberto Toscano – dice Lou – giocatore dei Seamen quando allenavo a Milano dal 1987-1990. Un giorno mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto venire in Sardegna ad aiutare i crociati. Accettai con piacere al punto che questo è il mio quarto viaggio a Cagliari.
Qual è il tuo giudizio sul lavoro svolto dai crociati in questi ultimi anni?
In questo momento riesco a comprendere l’ascesa incredibile della squadra. I crociati hanno sviluppato una meravigliosa tradizione e storia, avendo vinto due “9 Bowl” Championships. Il loro passaggio alla A2 è la prova del successo della squadra.
Cosa ne pensi dell’arrivo di Kirk Mastromatteo?
Prima di venire a Cagliari, ho parlato con Coach “Kiko” al telefono quando ero ancora in America. I crociati hanno fatto una buona scelta.
Come hai impostato il clinic?
Spero di aver lasciato una filosofia offensiva, associata alla mentalità necessaria per avere successo in A2. In primo luogo, ogni giocatore ha bisogno di fare del suo meglio per partecipare ad ogni allenamento. C’è così tanto da imparare e lo sviluppo della squadra non può avere successo se tutti i giocatori non presenziano ad ogni allenamento.
La tua squadra preferita?
Sin da bambino la mia squadra del cuore è sempre stata la New York Giants.
I tuoi passatempi?
Mi piace trascorrere il mio tempo a lavorare con quarterback giovani e, come artista e insegnante di arte, mi piace disegnare e dipingere.
Hai ancora sogni nel cassetto?
I miei sogni ora sono riservati i miei due figli. Entrambi giocano a football. Uno frequenta la scuola superiore, l’altro il college. Sogno e spero che abbiano successo.
L’HEAD COACH GIACOMO CLARKSON RACCONTA LE SUE ULTIME SENSAZIONI
Alla sua quinta stagione da nocchiere dell’unica squadra sarda presente in un campionato nazionale, Giacomo Clarkson respira a pieni polmoni la piacevole ventata di novità che ha coinvolto il sodalizio cagliaritano. L’arrivo di Kirk sarà prezioso non solo nella predisposizione dell’attacco: “Mi è parso una ottima persona e un coach molto preparato – dichiara il legale cagliaritano – l’impatto con la squadra direi che è stato ottimo”
Il binomio Kirk – Buschi ha “scosso le coscienze” ?
Io spero di no. Nel senso che a mio avviso i giocatori di classe non hanno bisogno di apporti esterni per capire quello che va fatto e quello che no.
Un tuo bilancio personale su quest’ultima speciale settimana?
Abbiamo lavorato molto. Dal punto di vista prettamente tecnico in realtà non c’è granché di nuovo od originale. Voglio dire che il Football, tecnicamente, è sempre lo stesso e, comunque, nell’era di internet, non è più un problema reperire informazioni. Quello di cui abbiamo bisogno e che fa la differenza rispetto agli americani è soprattutto l’attitudine e l’organizzazione. Lì, effettivamente, siamo ancora molto indietro, per motivi diversi, non ultimo la mentalità degli “operatori del settore”.
Salta la gara con i corsi: sei dispiaciuto, che “indizi ne avresti tratto” ?
Le gare di preparazione sono molto importanti, e per noi ancora di più, visto che siamo l’unica squadra in Sardegna e quindi non ci capita di farne. Peccato, dunque.
Facciamo il punto della situazione dopo sei mesi dall’inizio della preparazione.
La scrematura invernale c’è sempre, perché alcuni si rendono conto che il Football non fa per loro e mollano. Diciamo che attualmente siamo pochi ma buoni. Il che a me va benissimo. Preferisco un gruppetto di persone convinte di quello che fanno piuttosto che una folla di gente inutile.
Vuoi spiegare a chi non è del settore cosa cambierà rispetto al campionato arena 9 giocatori?
Be’, cambia molto. Il campo è più grande, ci sono più giocatori, ovviamente. Il gioco sarà più tattico e meno lasciato all’improvvisazione. Tutto più difficile, insomma… era necessario passare a 11. D’altra parte, se non ti confronti con i più forti non migliorerai mai. Certo, c’è un sano timore. Ma è pur sempre solo uno sport.
Cosa ne pensi del girone in cui i Cru sono stati collocati ?
Non saprei dirti. Ci sono squadre di tradizione, come i Barbari e i Guelfi, nostri antichi avversari. Altre che come noi affrontano per la prima volta il Football a 11. Ovviamente, non avendo avuto modo di vederle, non ne so dire più di tanto. Cercheremo di procurarci qualche video.
Parlami del tuo coaching staff. Torna Gianni Manca (vedere intervista in basso), resta Jascha Minniti, va via Frau e arriva Kirk: che riflessioni fare?
Gianni è un elemento molto valido che per fortuna è ritornato. Unisce una solida preparazione “footballistica” a qualità umane che io apprezzo. Su tutte, quella di parlar chiaro, senza troppi giri di parole. Qualità, questa, non troppo diffusa, purtroppo. Minniti continua il suo preziosissimo lavoro con la linea d’attacco e penso che potrà trarre grande giovamento, come tutti noi, dall’arrivo di Kirk. Quanto a Riccardo, la cui partenza è per me fonte di grande dispiacere, sia dal punto di vista umano sia tecnico, non ritengo di dover dire granché al proposito.
In base alla “umanità” di cui disponi secondo te che tipo di rendimento può assicurare la squadra?
Non ne ho idea. L’unica cosa che posso dire è che ci impegneremo per giocare un football che abbia un senso, diciamo così. E’ la prima stagione a 11. Personalmente non mi aspetto grandi risultati in termini di vittorie. Ma quello che conta, a mio avviso, è usare questa prima stagione per imparare e migliorare. Più avanti potremo pensare a vittorie e sconfitte. Solo un illuso può pensare di vincere subito in un campionato di cui non hai esperienza, con giocatori dei quali molti digiuni del Football a 11. Un illuso o uno molto presuntuoso.
Per quanto riguarda la tua preparazione personale, é la prima volta che ti compari ad un campionato a 11? Che tipo di studi stai approntando per non rimanere intrappolato nelle tematiche del football a 9?
Si studia dai sacri testi e da video. Purtroppo sia i sacri testi sia i video molto spesso presuppongono situazioni che qui non ci sono. Penso a strutture, attrezzature e numero di giocatori. E allora si tratta di usare quello che puoi usare e lasciar perdere i voli pindarici.
A distanza di otto mesi che cosa ti è rimasto di quel nine bowl perduto per un punto ?
Che fu una grande partita, ben giocata da tutt’e due le squadre. Che alla fine vinse chi meritò di vincere. Che se la rigiocassimo domani non saprei chi la potrebbe vincere ma che sarebbe di nuovo una grande partita.
Che tipo di incoraggiamenti stai ricevendo dalla dirigenza?
Devo dire che la dirigenza si sta veramente dando da fare. In particolare, mi sembra che tutto sia più organizzato rispetto al passato e che ci sia più dinamismo. Poi, certo, qualcosa da correggere c’è sempre. Ma nessuno di noi è professionista, per cui si tratta di errori inevitabili. Basta saperli accettare con il giusto approccio.
VIA ALLA RICERCA DI NUOVE LEVE. A TU PER TU CON IL COORDINATORE DEL PROGETTO GIOVANNI MANCA
La campagna reclutamento atleti 2012 è cominciata con grande enfasi da parte della società che sta investendo tutte le sue forze per garantire alla senior un serbatoio continuo. Adolescenti di ogni sesso ed età sono attesi tutti i martedì e i giovedì al campo Rai di viale Bonaria dalle 18,30. Punto di riferimento del progetto è Giovanni Manca: coordina un autentico lavoro di squadra che vede coinvolti dirigenza e giocatori, senza alcuna distinzione.
Forse è la campagna reclutamento più imponente che i Crusaders abbiano mai organizzato nell’ultimo ventennio, come si spiega?
Si spiega con il fatto che il mondo del football cresce, si evolve, e c’è necessità di adeguarsi. Se si vuole crescere è necessario avere un bacino di giocatori maggiore, e averli giovani consente di svilupparli al meglio, sia tecnicamente che caratterialmente. Deve però andare tutto di pari passo con la crescita dei coaches e del Club, quindi formazione continua.
Com’è stata la prima settimana di propaganda?
Le adesioni sono buone, buoni numeri per essere la prima settimana. Anche dalle scuole stanno cominciando ad arrivare. Considerando che non è stato ancora fatto il torneo scolastico, la cosa è molto promettente
Sono attese anche le donne, pensi che aderiranno in massa?
Spero. Il movimento femminile è in crescita. Portare le donne a giocare a football, significa aumentare il movimento intorno a questo sport, con tutti i ritorni positivi che ne conseguono: maggior numero di praticanti, maggior numero di persone che possono dare una mano (vedi genitori), maggiori sbocchi per i coaches etc etc.
Come stai incentrando il lavoro?
Molto semplice: ho diversi collaboratori che mi stanno coadiuvando nei diversi progetti di reclutamento che stiamo portando avanti. I ragazzi reclutati saranno seguiti dallo staff dell’under 21 (under 18) per fare i primi fondamentali. Poi verranno suddivisi per fasce d’età.
Da novembre sei coordinatore del reclutamento. Che tipo di indicazioni hai avuto dall’esterno? Piace il football? Incuriosisce? O spaventa?
Il football piace, soprattutto se viene presentato con le dovute maniere e tecniche di apprendimento a seconda delle diverse fasce d’età. Per questo ci stiamo adeguatamente formando, proprio per evitare che ci si possa spaventare, ma incuriosire.
Nella locandina si parla di campionati giovanili. Quanti ne avete intenzione di disputarne ?
L’obiettivo è di fare una under 18, e una under 15 (tackle). Poi si vedrà se fare anche una flag mista, con ragazzi anche più piccoli. Dipenderà molto dalla risposta che abbiamo in termini numerici, e dalla tipologia di ragazzi che verranno, se sono più maschi o più femmine etc etc. Per l’under 13 (under 15), l’idea è di fare un fivemen.