Con Csillogás(2008) Benedek Fliegauf ritorna all’origine: come in Van élet a halál elött? (2002) il documentario fa rima con intervista, ma questa volta l’oggetto di studio non è la scienza antiortodossa di uno psichiatra originale bensì un argomento molto più alto, insondabile, da far tremare le gambe: il mistero dell’oltrevita. Il regista magiaro mette di fronte alla mdp tre persone normalissime accomunate dalla stessa incredibile esperienza, un viaggio andata e ritorno dall’aldilà raccontato con grande partecipazione emotiva da parte del trio (due uomini e una donna) il quale pur narrando situazioni “già sentite” come manifestazioni di luce (“csillogás” significa scintillio), presenza di conoscenti stretti defunti che accompagnano il trapasso, sensazioni di calore, amore, accoglienza e improvvisi poteri gnostici, risulta sincero e capace di tenere elevato il livello dell’attenzione.
Il tema è evidentemente così imperscrutabile e influenzato da variabili determinanti (non si fa nessun riferimento alla religione, elemento che plausibilmente gioca un ruolo importante nella mente di coloro che vivono tali passaggi, parere personale ovviamente) che un film di sessanta minuti non può avere le pretese di sviscerarlo con perizia, anche perché nessun essere vivente di questo pianeta riuscirebbe a farlo, Fliegauf comunque mette sul piatto delle testimonianze che per il momento sono il massimo dell’empirismo a cui possiamo tendere: non ci sono risposte, germinano al contrario gli interrogativi, domande che in sostanza scopriremo solo… morendo.