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La politica riformista di Raul Castro, fratello del più famoso Fidel, continua con un provvedimento che il Leader Maximo non avrebbe mai firmato. Dopo la liberalizzazione dei taxi, dei piccoli esercizi commerciali, dei ristoranti, dell'acquisto di carte di credito, da oggi Cuba apre le sue frontiere in uscita.
Dalla mezzanotte di oggi è infatti possibile, per i cubani, lasciare il Paese di origine senza interminabili iter burocratici, ma ottenendo il passaporto semplicemente facendone richiesta agli uffici competenti.
Il cancello è definitivamente aperto? No. Se da un lato lasciare Cuba è più facile, la nuova legge presenta ancora vincoli abbastanza rigidi. Senza il permesso delle autorità, infatti, non potranno lasciare il Paese dissidenti politici, cienziati, ingegneri, docenti universitari, medici, militari, giocatori di basket e baseball e personale altamente qualificato sul quale lo stato ha investito denaro.
Altro vincolo è il rientro in patria entro 24 mesi dalla data di espatrio, pena la perdita della cittadinanza, dela passaporto e la confisca dei beni da parte del governo.
Certamente non mancheranno società che trarranno profitto da questa apertura delle frontiere. Compagnie di traghetti tra l'Avana e la Florida scaldano le eliche, così come quelle aeree si preparano a giocare un grosso ruolo nel caso si assista ad un esodo di massa. Gli Stati Uniti, prudentemente, hanno messo le mani avanti per evitare di ripetere gli errori avvenuti dopo il provvedimento di Fidel Castro che svuotò le carceri cubane portando avanzi di galera in America. Per ogni cubano l'ingresso negli USA sarà soggetto comunque ad un visto preventivo rilasciato dal Dipartimento di Stato, cosa che in alcuni paesi europei, come Italia e Spagna, non è richiesto e che potrebbe portare ad una vera e propria invasione di turisti "castristi" capaci di dar vita ad un vero e proprio esodo europeo.
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