Otto guardie giurate in servizio all'aeroporto di Brindisi sono state arrestate dalla Polizia di Frontiera con l'accusa di peculato. Avrebbero rubato oggetti di valore dai bagagli dei passeggeri, in particolare apparecchiature elettroniche e oggetti di lusso. Gli investigatori, grazie a intercettazioni ambientali, filmati realizzati con microtelecamere e pedinamenti, hanno raccolto elementi di prova a carico degli otto vigilantes, in servizio presso l'Ivri, addetti alla sicurezza aeroportuale, e in particolar modo ai bagagli da stiva. I particolari dell'operazione saranno illustrati in conferenza stampa dal procuratore capo, Marco Di Napoli, alle 10 negli Uffici di Palazzo di Giustizia. L'indagine - è stato evidenziato nella conferenza stampa dal procuratore Marco Di Napoli e dal vicequestore Salvatore De Paolis, che comanda la Polizia di Frontiera - ha preso l'avvio dopo una serie di denunce, il cui numero mostrava un inusuale incremento. Gli agenti della Polizia di frontiera hanno così collocato alcune microcamere nei locali adibii al controllo dei bagagli e queste hanno rivelato subito le anomalie: vigilanti che rovistavano nelle valigie e che si impossessavano di oggetti. Ai giornalisti sono stati mostrati anche frammenti di video che ritraggono non solo le guardie private all'opera, ma che descrivono anche il loro stato d'animo. Gli investigatori, infatti, sono rimasti colpiti dall'esultanza di uno di costoro nel trovare un oggetto di particolare valore, stante il fatto che da valigie e borsoni spariva di tutto, dalla penna stilografica di particolare valore agli orecchini, agli effetti personali cosmetici compresi, sino a somme di denaro che il possessore della valigia aveva collocato nelle tasche interne della stessa. Tra i particolari dell'inchiesta è emerso che essere di turno di servizio al controllo bagagli era mansione particolarmente ambita, tanto da determinare contrasti tra guardie giurate. Questo fino a quando non è stata scoperta la presenza di una microcamera: tale rinvenimento, infatti, ha reso quel posto non piu' gradito e anzi, se possibile, evitato come luogo di turno dagli stessi vigilanti.
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Otto guardie giurate in servizio all'aeroporto di Brindisi sono state arrestate dalla Polizia di Frontiera con l'accusa di peculato. Avrebbero rubato oggetti di valore dai bagagli dei passeggeri, in particolare apparecchiature elettroniche e oggetti di lusso. Gli investigatori, grazie a intercettazioni ambientali, filmati realizzati con microtelecamere e pedinamenti, hanno raccolto elementi di prova a carico degli otto vigilantes, in servizio presso l'Ivri, addetti alla sicurezza aeroportuale, e in particolar modo ai bagagli da stiva. I particolari dell'operazione saranno illustrati in conferenza stampa dal procuratore capo, Marco Di Napoli, alle 10 negli Uffici di Palazzo di Giustizia. L'indagine - è stato evidenziato nella conferenza stampa dal procuratore Marco Di Napoli e dal vicequestore Salvatore De Paolis, che comanda la Polizia di Frontiera - ha preso l'avvio dopo una serie di denunce, il cui numero mostrava un inusuale incremento. Gli agenti della Polizia di frontiera hanno così collocato alcune microcamere nei locali adibii al controllo dei bagagli e queste hanno rivelato subito le anomalie: vigilanti che rovistavano nelle valigie e che si impossessavano di oggetti. Ai giornalisti sono stati mostrati anche frammenti di video che ritraggono non solo le guardie private all'opera, ma che descrivono anche il loro stato d'animo. Gli investigatori, infatti, sono rimasti colpiti dall'esultanza di uno di costoro nel trovare un oggetto di particolare valore, stante il fatto che da valigie e borsoni spariva di tutto, dalla penna stilografica di particolare valore agli orecchini, agli effetti personali cosmetici compresi, sino a somme di denaro che il possessore della valigia aveva collocato nelle tasche interne della stessa. Tra i particolari dell'inchiesta è emerso che essere di turno di servizio al controllo bagagli era mansione particolarmente ambita, tanto da determinare contrasti tra guardie giurate. Questo fino a quando non è stata scoperta la presenza di una microcamera: tale rinvenimento, infatti, ha reso quel posto non piu' gradito e anzi, se possibile, evitato come luogo di turno dagli stessi vigilanti.
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