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Cucina del Lazio: castagnaccia

Da Sississima
Cucina del Lazio: castagnaccia ...torna l'appuntamento mensile con la cucina regionale...continuo con vero piacere la mia partecipazione all'iniziativa mensile "Cucina e territorio di casa nostra"...siamo un gruppo di food blogger e prepariamo, dopo aver deciso l'argomento, una ricetta al mese della nostra regione. Io partecipo per il Lazio così questo mese l'argomento scelto da noi è castagne e vino...ecco le ricette regionali che partecipano questo mese:
Cucina della Lombardia - Busecchina 
Cucina del Friuli Venezia Giulia: Mele col vino bianco - Mei cul vin blanc
Cucina del Piemonte: Vino bollito (Vèin brulé) 
Cucina della Toscana : Lasagne bastarde o "Armelette" 
Cucina del Lazio - Castagnaccia  io!| ;)
 Cucina della Campania: le allesse
Cucina della Basilicata: crostata con il castagnaccio
Cucina della Sicilia: Fasuoli e Cruzzitieddi
Cucina della Calabria: pitticelle
Come è possibile dimenticare la bottega de zio, dove il buon vecchio vendeva soltanto castagnacccia a taglio. Quand'era l'ora della sfornata nessuno ci tratteneva e facevamo la fila per quattro soldi di torta alla farina di castagna, umile, semplice, ma tanto buona. E, ottenuta una bella fetta su un pezzo di carta bianca, non mancavano mai di urlare la solita richiesta: "A zì, la giunta, mèttece la giunta!". E lui, pur di vuotare in fretta le teglie, non ci lasciava andar via senza un altro pezzetto aggratise. Ma oltre a zio, c'era un altro gnaccino a Testaccio, Napoleone, che trovavamo sempre all'uscita da scuola col suo triciclo stracarico di leccornie d'ogni genere e quell'immancabile teglia della castagnaccia. La domenica ci aspettava fuori del cinema de li preti e faceva affari d'oro, perchè i quattro soldi che ci erano rimasti in saccoccia andavano tutti a lui, in cambio di una fetta de gnaccia alla calla In verità questa torta, tutta sui generis, tipica della Toscana, anche se alcuni la fanno originaria del Piemonte, è stata accolta e valorizzata dai romani in forma eccellente. Ciò è dovuto probabilmente alla forte produzione di castagne nella nostra regione laziale, così che il dolce, romanizzato in pieno, è stato ribattezzato con nome al femminile. Ai fini della ricetta, rispettiamo il nome di origine. In una scodella miscelare 2 etti e mezzo di farina di castagne, un poco di sale e lentamente quell'acqua necessaria ad ottenere un impasto nè denso nè eccessivamente liquido. Aggiungere un pugno di uva sultanina e uno di pinoli. Preparare una teglia precedentemente ben  oleata e disporvi l'impasto che in altezza non deve superare 1 cm e mezzo. Bagnare con un filo di olio ed infornare per 1 ora (da Roma e il Lazio). Napoleone suo suo triciclo traballante metteva bene in evidenza anche i suoi mostaccioli. (tratto dal libro di Livio Jannattoni: La cucina romana e del Lazio, volume secondo)
MAGNÀ E DORMÌ So' du' vizietti, me diceva nonno, che mai nessuno te li pò levà, perché so' necessari pe' campà sin dar momento che venimo ar monno.

Er primo vizio provoca er seconno: er sonno mette fame e fà magnà, doppo magnato t'aripija sonno poi t'arzi, magni e torni a riposà. Insomma, la magnata e la dormita, massimamente in una certa età, so' l'uniche du' gioje de la vita. La sola differenza è questa qui: che pure si ciài sonno pòi magnà, ma si ciài fame mica pòi dormì. (di Aldo Fabrizi)


questa ricetta partecipa questo mese all'appuntamento mensile di cucina regionale: 

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