Per caso, vi succede di tanto in tanto, o forse anche sovente, qualcuna di queste cose?
1- Quando i figli dei vostri amici devono fare una festa di compleanno, siete sempre voi quelli a cui i genitori chiedono di preparare la torta?
2- Gli invitati alle vostre cene fanno carte false per poter tornare a mangiare da voi?
3- I colleghi vi si avvicinano con la proposta di occuparvi della cena per la loro festa di fidanzamento?
Allora, forse, aprire un’attività di catering potrebbe essere una iniziativa da esaminare, se vi interessa un’attività sempre nuova, avvincente e di enorme gratificazione – ma simultaneamente faticosa, complessa, e che richiede un’enorme attenzione ai dettagli, dal condimento dei voul-au-vents all’acquisto urgente di tavoli pieghevoli per una festa.
Tenete infatti conto di un fatto importantissimo, e a cui pochi pongono attenzione: se un ristorante è un’attività permanente e con un elevato grado di invariabilità (menù che non cambiano per tutta la stagione, locali organizzati e fissi, clientela di tipo ragionevolmente uniforme) un catering è un vortice di cambiamenti, novità, e urgenze: è un po’ come avviare un nuovo ristorante ogni mattino per poi chiuderlo la sera stessa, sapendo che il giorno dopo si farà qualcosa di completamente differente. Sicuramente un lavoro entusiasmante, ma anche ad alto rischio di frustrazioni.
Fra quelli che sono sicuramente i vantaggi e i punti di forza dell’avviare un’attività di catering, uno certamente da non sminuire sono i costi di avvio, decisamente più contenuti di quelli necessari, ad esempio, per un ristorante. Consideriamo infatti che non avremo spese di affitto di un ampio locale, né le bollette corrispondenti, né dovremo comprare, se non lo vogliamo, tovaglie, piatti e bicchieri – che possono essere facilmente noleggiati, in una grande scelta di fogge e materiali, da noi o dai nostri clienti per l’occasione, quando non sia il cliente stesso a fornirli.
Non pensiamo però che sia tutto e solo oro, per chi decide di aprire un catering: ci son anche preoccupazioni tipiche di questo lavoro e che non toccano i titolari di ristoranti. Una di queste, per esempio, è il trasferimento del cibo, che è una problematica incessante nel catering e diventa ancora più importante quando si lavora all’aperto, o comunque senza una cucina sul posto, e si deve quindi prevedere di portare con sè sia cibi caldi che cibi freddi alla giusta temperatura: pensiamo ad un cocktail in un parco, o ancora ad un coffee break in un’azienda. In questi casi l’aspetto logistico è eminente, e perchè tutto vada al meglio è necessario essere preparati e dotati di tutte le attrezzature necessarie a finire il servizio.
Soprattutto, brevemente, un’osservazione importante: non dimentichiamo mai che lanciarsi in quest’avventura non è un hobby, ma un’attività – e non può quindi prescindere da ragionamenti di ordine strettamente economico. Non stiamo più cucinando gratuitamente per amici e parenti, ma gestiamo un’azienda: se non pianifichiamo scrupolosamente spese e guadagni, e quantità di cibo da cucinare (un errore comunissimo nel catering, quest’ultimo) rischiamo di veder svanire tutto il nostro profitto, rendendo tanta fatica antieconomica. Attenzione!