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Cuestalta

Creato il 22 settembre 2013 da Luca De Ronch @Luca_De_Ronch
Marisa e Luca 22 settembre 2013
CUESTALTA
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L’impressione è sempre la stessa, il verde e ampio anfiteatro sembra una valle sospesa tra il cielo e il fitto bosco della Foresta di Pramosio. Le cime della Creta di Timau, Avostanis, Mezzodi e Scarniz a fare da cornice alla bella conca dove sorgono i complessi della omonima casera, ci accolgono sorridenti, ma un po’ freddine, come a ricordare che la bellezza dei luoghi in realtà nasconde i lamenti delle fatiche umane assurdamente sacrificate per dei confini dei quali ora non rimangono che vecchi manufatti esposti alla disgregazione inesorabile del tempo. Il ricordo di un anno fa si fa subito sentire quando scendiamo dall’auto, avviandoci su per la stradina che sale al lago. Un pizzicante vento freddo che segna l’ormai inesorabile fine dell’estate ci accoglie. Metti poi un gruppo di nuvole basse, nebbiose, in direzione di Sella Cercevesa e dello Scarniz e subito ci torna in mente la ritirata obbligata. Ma dura poco, le nuvole si spostano veloci mentre noi, superato il Passo Pramosio, risaliamo i ripidi prati dello Scarniz. La Creta di Timau e la Cima Avostanis giocano a nascondino con le nubi.
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Mentre saliamo c’è gente che scende, riconosco Maggie, poi Giovanni ed Elena, ci salutiamo dopo un sacco di tempo, un po’ di chiacchiere, poi loro scendono verso la Casera e noi saliamo destinazione Cuestalta. Si sono alzati presto loro per andare a vedere i cervi nella valle di Pecol di Chiaula. Noi invece ce la siam presa comoda, dedicando la giornata alla cima Cuestalta e a percorrere per non dimenticare i resti di trincee e camminamenti della Grande Guerra. Già al Passo Pramosio un po di resti.Si sale a serpentine per superare quasi subito tutto il dislivello della giornata, fino dove il sentiero si appiana e compaiono altri resti di guerra. Per un attimo tralasciamo la piccola croce dello Scarniz e ci avviamo lungo il camminamento che procede, poco sotto la cresta in direzione della Cuestalta, mentre un buon sole e un bel venticello si fondono giustamente per darci un po’ di caloroso benvenuto.
CUESTALTA
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Lungo il versante ovest dolci saliscendi, tra le erbe e inaspettati panorami che stavolta possiamo gradire, poi una nuvola passeggera sembra correre apposta per nascondere e poi per regalare con sorpresa la parte finale della nostra meta, la vetta della Cuestalta, con tutta la sua cresta e le sue rocce tormentate, disgregate, con i segni ben visibili della memoria. Colpisce la cima, fatta di roccia, quasi non c’entra con il resto del paesaggio erboso, di scaglie rossicce e scisti tipico delle Lastre del Cercevesa.
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La parte finale, appena sotto la cima richiede di superare un breve passaggio esposto e ci vuole un po’ più di attenzione. Ma alla fine eccoci in cima, una bella croce di vetta, un panorama a 360 gradi da gustarci da soli, per pochi attimi, sensazioni che ogni volta si ripetono ma di cui è difficile esserne assuefatti.
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CUESTALTAIn arrivo dalla ferrata e da punta Medatte si sentono altre persone, lasciamo spazio in silenzio, perché anche loro possano godere come noi di queste sensazioni, di questi attimi di incondizionata libertà.
La discesa, riattraversiamo la traccia accidentata e martoriata dalla guerra, che porta giù verso il leggero falsopiano che sfiora il crestone, percorriamo brevi tratti sul filo, a leggere un po’ di storia, a guardare lontano, la giornata non è molto nitida, ma va bene. Resti di manufatti, rocce traforate da trincee e bunker, su queste rocce furono sparati i primi colpi durante il 1914.
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Ci fermiamo un attimo a raccogliere i pensieri di fronte ad una piccola, per molti insignificante, croce, poi giù lungo il costone, ancora tra resti di guerra, piegando poi a sud, a raggiungere il sentiero che porta al Passo e alla strada...........
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......... tra il verde quasi spento e i colori di un autunno ormai vicino.

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