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- Le due vite di Teresita (dedicata alla prima donna che lavorò all'Archiginnasio nel 1910);
- L'altra metà del cielo. L'epopea delle donne volanti (omaggio alle pioniere dell'aviazione);
- L'eresia dei Magnacucchi (su una vicenda della Sinistra italiana dimenticata dai più: l'espulsione di Magnani e Cucchi in quanto “traditori” ̶ leggasi “liberi pensatori” ̶ dal PCI di Togliatti nel 1951);
- Eritrea 1885-1898 (immagini e documenti del primo colonialismo italiano);
- All'ombra del Littorio (sulla propaganda fascista bolognese dal 1924 al 1939).
Perché tanta abbondanza e varietà di materiali? Certo molti archivi privati sono stati donati alla Biblioteca. Ma c'è anche che l'Archiginnasio è l'ex-Studio o Università bolognese. Le sue origini risalgono al 1563, quando la Chiesa cattolica, in pieno fervore controriformistico, infuse tutte le sue energie per dar vita a un'agguerrita politica culturale. Dunque: riorganizzazione dell'attività didattica, accentramento in un solo spazio delle facoltà dei Legisti e degli Artisti, costruzione di un nuovo edificio che simboleggiasse la potenza del magistero pontificio. Tra austerità e barocco, in brevissimo tempo l'architetto bolognese Antonio Morandi (detto Terribilia) stese il progetto e si elevarono mura, colonne, porticati, logge e volte fittamente decorati.
Insomma, l'Archiginnasio è più che una biblioteca e uno spazio per mostre realizzate grazie al suo preziosissimo fondo. È un palazzoda ammirare ed esplorare a partire dalla facciata rigorosa, protetta da un porticato di macigno lungo 139 metri che si estende nelle adiacenze di Piazza Maggiore. Varcata la soglia, ci accoglie il cortile, che ospita gli incontri letterari estivi (intitolati Stasera parlo io all'Archiginnasio) e ai lati del quale due ampi scaloni conducono ai piani superiori, tra pareti e volte ornate dagli stemmi degli studenti e da iscrizioni commemorative dei maestri dello Studio. Oltre al profluvio barocco dell'araldica e dell'encomiastica, da godere con l'occhio prima che da decifrare, due ambienti meritano in assoluto di essere visitati. Il primo è la sala dello Stabat Mater, sede di incontri culturali sempre di alto livello e interesse, e così chiamata in onore dell'opera rossiniana che vi venne eseguita per volta nel 1842, sotto la direzione di Gaetano Donizetti. Era l'aula magna dei Legisti. A questo proposito, non dimenticate che, quando entrerete nella sala di lettura della Biblioteca, vi troverete nell'aula magna degli Artisti.
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