Palazzo Bevilacqua fu costruito nel XVI secolo, su progetto dell'architetto Michele Sanmicheli. Oggi sede di un istituto commerciale, il palazzo ospitò per anni la collezione antiquaria di Mario Bevilacqua. Nel 1803, Ernesto Bevilacqua offrì, per trentamila lire venete, parte dei beni al Comune di Verona, ma il consiglio comunale non aderì alla proposta d'acquisto: così, le sculture vennero comprate da alcuni privati e vendute, nel 1811, a Ludwig I di Baviera (infatti, questi tesori sono conservati nella gliptoteca di Monaco). Un pezzo illustre della raccolta era l'Efebo orante in bronzo, originario da Rodi, acquistato da Mario a Venezia e oggi esposto a Berlino.
Del palazzo parlò nella sua celebre opera Giorgio Vasari, e la collezione in esso custodita fu menzionata da Scipione Maffei, nel suo Verona illustrata, e da Goethe, durante il suo viaggio in Italia, nel 1788. Non è tutto: Mario Bevilacqua possedeva anche una fornita biblioteca e una collezione di dipinti. Circa cinquanta codici sono attualmente conservati nella Capitolare di Verona e tra di essi figurano tre codici miniati di Tito Livio; dei dipinti ricordiamo il Paradiso di Tintoretto e il ritratto di Donna con bambino di Paolo Veronese, oggi entrambi al Louvre.
Per quanto riguarda la struttura dell'edificio, palazzo Bevilacqua è una delle costruzioni più eleganti di Verona, sita in corso Cavour, la lunga via ricca di palazzi in stile rinascimentale, che dalla Porta Borsari giunge sino all'Arco dei Gavi. In centro città sono presenti più palazzi Bevilacqua, anche se quello in corso Cavour è di certo il più importante: da menzionare è anche quello posizionato in corso Sant'Anastasia, dove visse, nel 1335, Pietro Alighieri, figlio del celebre Dante, che nella città scaligera svolgeva la professione di giudice, così come, successivamente, a Vicenza, per poi morire ed essere sepolto a Treviso.
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