Appena qualche giorno fa era stato il presidente dell’Aie, Associazione Italiana Editori, Marco Polillo, a prendere carta e penna e scrivere all’attuale Presidente del Consiglio, Enrico Letta, per scongiurare l’incremento dell’Iva, dal 4 al 21%, sui prodotti editoriali con allegati: una decisione che farebbe aumentare il prezzo medio dei libri (soprattutto scolastici e per bambini) di circa il 6%.
Una mazzata su studenti e bambini – «Nel settore librario – spiega Polillo nella lettera – ciò significa colpire soprattutto i contenuti digitali innovativi allegati ai libri. I prodotti più colpiti sono i libri educativi (libri scolastici, universitari, sussidi come dizionari o enciclopedie) che spesso hanno un’estensione digitale. La misura è, quindi, per noi, semplicemente incomprensibile, perché illogica e contraria a una serie di obiettivi politici che il Governo da lei guidato ha assunto. In primis, contraddice il suo personale impegno: “mai più tagli alla cultura”, così come “contraddice l’impegno a favore del digitale nella scuola e nell’università”». Aumentasse l’Iva, insomma, la mazzata colpirebbe soprattutto chi studia, ma anche i più piccoli, che per appassionarsi al prodotto libro sarebbe meglio ne avessero il prima possibile qualcuno tra le mani.
Governo silente – Ad oggi, passata una settimana, nessun esponente del Governo ha ancora replicato a Polillo. Così, mentre si sono avute reazioni accese (mi si passi il gioco di parole) sulla sigaretta elettronica, e lancio di strali sulla questione Imu, il settore dell’editoria resta al palo, in attesa di conoscere quale sarà la decisione finale del Governo che, visti i conti dello Stato, è alla disperata ricerca di entrate integrative (dato che di tagli che non siano, ancora una volta, al settore culturale, in Italia non si ama molto parlare).
Idea di un accordo con Google – Intanto sono da prendere quantomeno con curiosità le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'editoria, Giovanni Legnini. Al Big tent Roma 2013 Legnini è intervenuto lanciando quella che ha definito «una sfida agli amici di Google». L’idea è di trovare un accordo made in Italy, sulla falsariga di quello francese, per garantire agli editori italiani «il diritto di essere indennizzati per l’utilizzo dei contenuti editoriali da parte dei motori di ricerca», con i motori di ricerca che, a fronte di questo accordo, potrebbero anche «invocare, a ragione, un accrescimento della qualità dei contenuti dei prodotti editoriali».
Bufala o non bufala? – Insomma, se da una parte il Governo pare non voler far nulla di fronte ad un aumento di una tassa che darebbe un altro colpo alla cultura italiana, dall’altra proprio dal Governo emerge l’idea di studiare un accordo fra Google e gli editori che, alla fine dei conti, potrebbe portare giovamento agli editori, ma soprattutto agli utenti, con un miglioramento della qualità dei contenuti. Andasse in porto potremmo sperare in un web venturo con più qualità e meno bufale, dunque. Sempre che anche questa non sia altro che la solita bufala.
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