Magazine Cultura
Avere opinioni non è di per sé un male, ma lo è quando prende piede l'idea assurda che tutte le opinioni abbiano lo stesso valore e soprattutto che un'opinione sia sempre lecita. Beh, no. Ci sono ambiti in cui si smette di considerare le opinioni e si parla invece di fatti dimostrati, quindi il giustificare una cacata detta con la frase "sarò libero di esprimere la mia opinione?" non ha senso alcuno. E anche dove non ci sono fatti univoci, diciamo che, salvo rarissime eccezioni, l'opinione di un tizio laureato all'università di Youtube non ha proprio lo stesso valore di uno che ha passato tutta la vita a studiare determinati fenomeni con criteri rigorosi e oggettivi (un ricercatore insomma, in qualsiasi disciplina).
Sto andando troppo oltre, comunque, la questione a cui mi sto riferendo è molto più terra terra, per certi versi.
La grettezza di questo tipo di individuo non gli consente di comprendere il valore della cultura intesa non solo come il risultato di conoscere cose, ma anche come quel bagaglio comune che l'umanità accumula da millenni. La nostra identità di terrestri, contraddittoria e spesso meschina; la nostra evoluzione dall'uomo che raccoglie le bacche all'uomo che riesce a far atterrare un lander su una cometa. Non è solo Storia, è anche Arte, Filosofia e Scienza. Tutto ciò che non riguarda la vita quotidiana (ovvero casa, lavoro, cibo, qualche intrattenimento, automobile, figli, etc) è considerato inutile, anche se probabilmente in assenza delle quattro cose sopra elencate, non esisterebbe alcuna vita quotidiana, ma solo sopravvivenza quotidiana (e, in effetti, non è detto che il gretto di cui sto parlando possa comprendere la differenza).
Nei giorni passati mi è capitato di leggere una dichiarazione, assolutamente condivisibile, del presidente del FAI a proposito di Palmira che veniva definita importante quanto Pompei (io amo Pompei, passeggio tra le sue strade come se mi trovassi tra le vetrine del centro, per dire). Purtroppo non mi sono fermata alla dichiarazione, ma ho letto anche i commenti degli utenti e ho irrimediabilmente rovinato la mia giornata. Partendo dal fatto che non si possono paragonare le vite umane alle rovine archeologiche, bisogna tenere presente che queste ultime hanno comunque un valore intrinseco che andrebbe tutelato.
Pompei, così come Palmira, sono lì da più di 2000 anni se consideriamo solo la loro storia romana; il loro grado di conservazione ci racconta la vita di una civiltà ormai estinta, ma della quale abbiamo assimilato alcuni valori, pratiche, gusti e consuetudini (tanto per fare un esempio, l'istituto del matrimonio è di origine romana). La nostra storia è la nostra identità e mostra come il Medio Oriente non sia qualcosa di alieno a noi, distante e ostile in sé. Gli individui che definiscono luoghi come Palmira o Pompei "solo dei mucchi di pietre" non hanno ben chiaro questo concetto e non ne capiscono l'importanza. Importanza EVIDENTEMENTE ben nota persino agli squilibrati dell'ISIS che altrimenti si limiterebbero a massacrare civili e sgozzare giornalisti, invece di devastare i siti archeologici. Prima di Palmira ci sono state Mossul, Nimrud e Hatra.
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