14 gennaio 2015 Lascia un commento
La madre scatenera’ una caccia’ all’uomo che terminera’ con una rapina finita male. Ma l’amore vince su tutto.
Lynch in via di definizione di una propria narrativa, pienamente padrone dell’estetica che lo caratterizza ma meno in pressing sullo spettatore.
Non passiamo parlare di stile in evoluzione perche’ gia’ il precedente "Blue Velvet" e’ molto piu’ lynchiano di "Cuore Selvaggio" ma di interludio come puo’ essere "Una storia vera", dove comunque il regista non rinuncia al modo proprio. In una storia totalmente lineare, Lynch inserisce elementi di disturbo che invero si inseriscono perfettamente nel grande disegno che porta avanti da sempre e un’infinita’ di elementi a lui propri si ripetono con costanza e regolarita’.
I suoi interni certo ma c’e’ la strada, il fuoco e inquietanti presenze sovrannaturali o meglio ultradimensionali che dietro le quinte giocano col destino degli uomini.
Addirittura Lynch, di queste figure ne fa protagonista attraverso la figura della madre, donna diabolica in senso arcaico, preferibilmente estranea al nostro continuum in logica riveduta e corretta dal regista.
Non e’ certo il suo film che preferisco e trovo che la Palma d’Oro sia immeritata per quanto la concorrenza quell’anno non fu particolarmente agguerrita. Non e’ colpa di nessuno, forse il soggetto e’ un po’ troppo leggerino per gli standard del nostro e solo i grandi protagonisti danno occasione di plauso. Cage e’ un attore che a molti piace sfottere. Poco allineato coi santoni hollywoodiani, ogni maldicenza e’ buona. Vero e’ che nella sua lunga carriera ha sbagliato moltissimo ma i grandi film non si contano e l’Oscar con "Via da Las Vegas" e’ piu’ che meritato. Qui e’ ottimo, degno comprimario dell’incredibile Laura Dern, ancora una volta bellissima e bravissima. Candidatura all’Oscar a Diane Ladd, piu’ che meritata, e ricordiamo madre della Dern anche nella realta’. Diabolica come solo Lynch puo’ averla concepita, incarna con gran classe una delle folli creature che si agitano nel suo mondo.
Divertente e curioso, merita solo per questo. E per la continuity ovviamente.