14 NOVEMBRE – Sissignori, la ricetta vincente è quella racchiusa in tre semplici parole: cuore, testa e gambe. Senza dubbio servono anche altri importanti “ingredienti” come qualità, esperienza, personalità e quant’altro, tuttavia senza queste tre componenti fondamentali diventa molto difficile vincere le partite. Non solo, il mix vincente serve per i fatidici 90 minuti più recupero. Diversamente l’esito finale rischia di essere “tremendamente” diverso da quello che ci si aspetta. E questo è proprio quello che è successo ai gialloblù contro il Genoa dove non tutto è filato liscio come era nelle aspettative della vigilia. Innanzitutto è giusto dire – in tutta onestà – che ciò che a Marassi non è mai venuto meno è stato indubbiamente il cuore. Del resto parliamo di una prerogativa da sempre “marchio di fabbrica” delle squadre targate Mandorlini e che anche quest’anno rappresenta uno dei punti di forza dell’undici scaligero. Contro gli uomini di Gasperini, nella prima frazione di gara i gialloblù hanno invece palesato inaspettati cali di concentrazione e una leggera inferiorità nei confronti dei rossoblù sul piano della corsa. Riguardo al primo aspetto – ecco il tema della testa – è chiaro come entrambi le reti genoane siano frutto di due “dormite” dei difensori scaligeri. In occasione della prima rete di Portanova nessuno ha preso in consegna l’aitante centrale ligure, che ha insaccato di testa saltando indisturbato nel pieno traffico dell’area veronese. A seguire è stato poi il turno di Cacciatore che si è letteralmente “perso” Kucka – diagonale difensiva eseguita in evidente ritardo – in occasione del raddoppio genoano. Se a questo aggiungiamo che, sempre nel primo tempo, i grifoni avevano un passo diverso che li portava ad arrivare spesso per primi sulla palla ecco che tutto trova una spiegazione. Del resto in serie A questa è la musica, se sbagli paghi… Sempre.. Nel secondo tempo invece – complice forse la strigliata di Mandorlini negli spogliatoi – i gialloblù hanno decisamente cambiato marcia e se avessero avuto un pizzico in più di fortuna dalla loro parte – vedi ad esempio il palo di Toni – avrebbero sicuramente riaperto e magari rimesso in piedi l’incontro. Peccato però che la reazione si sia dimostrata tardiva e quindi inefficace. Tornando a noi, quindi, ecco come possa apparire evidente quanto cuore, testa e gambe non debbano mai mancare nell’ arco dell’intero incontro. Ed è un peccato perché anche a Marassi il Verona ha dimostrato di essere una buona squadra, dotata di un’ottima organizzazione di gioco e soprattutto in grado di giocarsi la partita in ogni campo e contro ogni avversario.
Ora quanto mai salutare arriva la sosta che sarà occasione per più di qualcuno di “tirare il fiato” – Jorginho, Toni e Cacciatore su tutti – e per tutti di ricaricare le batterie in vista della ripresa del campionato tra due settimane. Ripresa che vedrà andare in scena il tanto atteso derby con i cugini. Sfida, la stracittadina, piena di incognite che ci vedrà affrontare un Chievo ultimo in graduatoria, ma sicuramente rivitalizzato dal ritorno in panchina di “Genio” Corini al posto dell’esonerato Giuseppe Sannino. Sugli spalti sarà sicuramente uno spettacolo – il Bentegodi è già sold out – mentre in campo testa, cuore e gambe serviranno davvero tanto..
Enrico Brigi
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