E' meglio essere dei grandi calcolatori, ragionare sempre e pianificare tutto oppure essere dei romantici, lasciandosi prendere dalle emozioni e dai sentimenti?
Insomma, cuore o ragione?
C'è una famosa frase del celebre Blaise Pascal che dice:
"Il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce""Le coeur a ses raisons, que la raison ne connait pas"Matematico e fisico ma anche teologo e filosofo.
aspetto scientifico,
Pascal si interessa delle scienze naturali e applicate. Contribuisce alla costruzione di calcolatori meccanici e allo studio dei fluidi. Ha chiarito i concetti di pressione e di vuoto ampliando il lavoro di Torricelli (matematico e fisico italiano della prima metà del seicento-oltre ad essere un abile costruttore di cannocchiali, fu assistente di Galileo anticipa il calcolo infinitesimale, studia il moto dei gravi e dei fluidi, approfondisce l'ottica. Invente il barometro a mercurio). Scisse a soli sedici anni un trattato di geometria proiettiva e dal 1662 collabora con Fermat sulla teoria delle probabilità che influenza le scienze sociali e le moderne teorie economiche.
Aspetto filosofico-religioso,
A seguito di un incidente dove rischia la vita, il giovane abbandona le scienze per dedicarsi alla filosofia e alle riflessioni religiose. Muore giovane a soli 39 anni in seguito ad una malattia che lo aveva attanagliato sin dalla giovinezza.
Ecco due schemi che spiegano il suo pensiero. Il primo riguarda l'uomo ed il secondo il cristianesimo:
Aggiungi Pascal e la condizione umana
L'uomo è un mostro incomprensibile cioè non si può analizzare né sotto solo l'aspetto puramente filosofico in quanto l'ordine e le meraviglie del creato non provano l'esistenza di Dio, né solo sotto quello della scienza , perché indica solo teorie.L'uomo è in uno stato eterno di inquietudine, non è mai soddisfatto ed è eternamente impaurito dalla morte, eterno stordimento di sé.
L'uomo è dotato di
esprit de finesse, ossia l'istinto del cuore, il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce
esprit de geometrie, la mente, la razionalità cartesiana.
Unica possibilità di salvezza per l'uomo rimane Dio ma poiché non riesce a trovare una conclusione concreta, afferma che Dio può solo lui salvarti ma se sei nelle sue grazie, se hai fede.
Pascal e il cristianesimo
Pascal é importante sia come filosofo sia come scrittore e rappresenta uno dei più remoti precursori della filosofia esistenzialista; indubbiamente egli é un pensatore piuttosto anomalo ed isolato nel suo contesto , che é andato a toccare corde non strettamente legate alla fase storica in cui stava vivendo , che vedeva l'affermarsi sempre più netto del meccanicismo . Egli vive nella generazione immediatamente successiva a Cartesio, che aveva dato al meccanicismo una veste più netta e radicale. Pascal é un filosofo anomalo nel 1600 perché, a differenza di tutti gli altri, non si inserisce nel filone meccanicistico, non perché non nutra interessi scientifici (egli era anzi bravissimo in matematica e in fisica), ma perché riconosce una netta differenza tra le due dimensioni, quella filosofica e quella scientifico-matematica. Ecco allora che la sua filosofia non sarà molto attenta alle questioni gnoseologiche, bensì si occuperà di quelle esistenziali, delle problematiche che riguardano l'esistenza dell'uomo. La concezione stessa che Pascal ha di Dio é radicalmente diversa da quella dei pensatori del suo tempo: il suo Dio non é quello dei filosofi e degli scienziati, un puro e semplice garante dell'ordine nel mondo (il Dio cartesiano e aristotelico, la cui esistenza é dimostrabile razionalmente e la cui funzione consiste esclusivamente nel dare l'impulso iniziale al mondo). Il Dio in cui crede Pascal é quello di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Il Dio di stampo aristotelico, il motore immobile. Quello dei filosofi e degli scienziati é un Dio che serve esclusivamente per spiegare l'origine del mondo, ma che sul piano religioso é totalmente inutile: non é certo un Dio che si può pregare, tanto meno, un Dio con cui si può parlare. E' il Dio in cui crederanno, nel periodo illuministico, i cosiddetti deisti, un Dio che rientra nei limiti della ragione e che non necessita di un atto di fede. Pascal non sente il bisogno di credere in un Dio del genere, e preferisce il Dio delle Scritture, un Dio-persona con cui si può parlare e a cui si possono rivolgere preghiere: egli é, quindi, teista e non deista.Va ricordata, a proposito, un' esperienza personale vissuta da Pascal nel corso della sua vita : egli dice di aver vissuto un'esperienza intensissima, quasi mistica che l'ha segnato profondamente. Tuttavia non volle pubblicare una vicenda tanto personale e allora, dopo averla messa per iscritto, se la fece cucire all'interno della giacca così ne siamo entrati in possesso solo dopo la sua morte. Si tratta di una vera e propria invocazione a Dio, a quello che egli chiama il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, non il Dio dei filosofi e degli scienziati. D' altronde un Dio come quello aristotelico non può avere alcun significato esistenziale. Il Dio di Pascal agisce, credere in lui o meno cambia radicalmente il rapporto con il mondo e con la vita. Il Dio aristotelico, viceversa, che ci si creda o meno, non fa alcuna differenza si limita a pensare a se stesso e ad agire come oggetto di amore da parte dei pianeti. Certo anche Pascal si cimenta nel dimostrare l'esistenza di Dio, ma il vero problema che lo assilla, più ancora che se Dio esista o meno, é se valga la pena credere in Dio e quale atteggiamento debba assumere l' uomo per dimostrare l'esistenza di Dio. Quale risvolto ha sulla vita dell'uomo il credere o il non credere? Bisogna anche qui specificare una cosa sulla vita di Pascal: egli, fin dalla giovinezza, é stato tormentato da mali insopportabili che non l'hanno abbandonato per tutto il corso della vita, conclusasi, con un travaglio fisico e morale. In un certo senso vale per Pascal lo stesso discorso che si tende a fare per Leopardi: avendo trascorso una vita tra tormenti morali e fisici incessanti, é ovvio che abbiano elaborato una filosofia pessimistica ed esistenzialista. Senz'altro questo é in parte vero. Tuttavia, bisogna prestare attenzione a non commettere l'errore (piuttosto frequente) di dire che essi, a causa dei loro tormenti, hanno finito per elaborare una filosofia pessimistica eccessiva, quasi come se avessero deformato la realtà. A spiegarci il suo atteggiamento filosofico pessimistico ed esistenzialista é Pascal stesso: egli sapeva benissimo di parlare in modo drammatico e pessimistico per via del proprio tormento, tuttavia egli sosteneva di non deformare affatto la realtà, diceva che il suo stesso stato morale e fisico gli avessero impedito di essere distratto (egli usa il termine " divertito " nel senso etimologico latino"devertere", allontanare) dalla realtà. Un video dcorso da YouTube:
Da YouTube un film su Pascal di Roberto Rossellini del 1971
Tra cuore e ragione c'è una lotta eterna
il cuore non pensa, agisce, sente, vive, si appassiona
la ragione sa, capisce ma non sente, non vive.
Tanti scrittori, poeti si sono ispirati a questa lotta intestina dell'uomo, Jane Austin, che ha intitolato un romanzo, "Ragione e sentimento", Foscolo, Alfieri.
Se dovessimo indire un sondaggio tra tutti gli italiani sarebbe dura vedere chi è il vincitore. A volte ha la ragione il sopravvento, soprattutto dopo un'esperienza assai dolorosa. Ma se siamo in un periodo dove l'amore è al primo posto ecco che il cuore comanda e non ascoltiamo altro.
Che strane creature che siamo sempre in lotta con noi stessi!!