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“Spesso i cervelli in fuga sono cuori disperati“, ha sentenziato alcuni giorni fa il premier Matteo Renzi, che ha avviato un difficile confronto in Parlamento e con le parti sociali sul tema del mercato del lavoro.
Non avevo mai sentito accostare una simile espressione -”cuori disperati“- ai giovani che lasciano l’Italia in crisi. Una crisi non solo congiunturale… anche -maledettamente- strutturale.
Ben vengano dunque le riforme strutturali. Ma solo se profondamente innovative e coraggiose. Finora il Jobs Act, nella parte del decreto legge, non è stato poi così “rivoluzionario”. Anzi, rischia di inasprire ulteriormente la precarietà. Vedremo i contenuti del disegno di legge delega, sperando siano realmente moderni e in grado di frantumare una volta per tutte l’attuale dualismo nel mercato del lavoro.
Renzi ha aggiunto che i numeri della disoccupazione giovanile “gridano vendetta“: anche questa, con i “cuori disperati“, appare una frase fatta. Dove Renzi è sembrato cambiare passo, parlando alla Camera, è invece nel ragionamento che ha svolto: “si è pensato di creare lavoro per decreto e si è fallito. Si è pensato di dare garanzie ai giovani moltiplicando norme, e si è nuovamente fallito. Ora la disoccupazione è a livelli atroci. Questo spinga il Parlamento ad affrontare la questione, anche con temi innovativi“.
Ecco, esattamente questo: al di là delle formule un po’ macchiettistiche che ricordano la parodia di Crozza (“cuori disperati” si inserirebbe perfettamente nel repertorio delle gag del comico) è proprio di soluzioni innovative che ha bisogno questo Paese.
Uno strumento può essere la Garanzia Giovani, che partirà a maggio, anche se l’ampliamento alla platea degli under 30 rischia di depauperare il già scarso arsenale di risorse (un miliardo e mezzo di euro per 900mila potenziali beneficiari – per uno stanziamento medio di 1600 euro circa… un po’ pochi, no?). Un altro strumento è il cosiddetto “contratto unico”, che l’Europa ci implora di adottare da diversi anni: se ne parla sempre, ma al momento nulla è deciso. L’innovazione va implementata, a un certo punto: il tempo delle parole è finito.
A forza di chiacchiere abbiamo “regalato” le nostre migliori menti all’estero: nel 2013 il numero di arrivi dall’Italia in Germania (fonte: Destatis) ha fatto registrare un ulteriore incremento. 23mila526 nuovi residenti italiani: più del doppio di quelli giunti in terra tedesca nel 2012 (erano poco meno di diecimila).
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